Tutti abbiamo un giudice interiore che costantemente mina la nostra sicurezza facendoci sentire inadeguati, fuori posto, in buona sostanza sbagliati.

Riuscire nella vita sempre più a gestire il proprio giudice interiore può aiutarci a vincere l’insicurezza, permettendoci di crescere sempre più in autostima, resilienza e percezione di autoefficacia.
Da dove nasce il giudice interiore?
Secondo Freud, il padre della psicoanalisi, nonché scopritore dell’inconscio, il nostro “giudice interiore” nasce essenzialmente dall’interiorizzazione di quelle regole e modelli trasmessi dai nostri genitori e dall’autorità di riferimento che vanno così a costruire il nostro Super Io.
Nella visione di Freud il Super Io è quella parte di noi, insieme a Io e Es, che ci permette di essere ciò che siamo. L’io si troverebbe in mezzo fra l’Es, che ci spinge per lo più al soddisfacimento dei nostri impulsi e bisogni, e il Super Io, quella parte introiettata dall’esterno che ci fornisce le regole e i confini entro i quali agire.
L’esperienza clinica e i tanti studi successivi hanno sempre più affinato il pensiero, andando a scoprire quali siano le radici del nostro giudice interiore. Le situazioni o interazioni che più di tutte lo alimentano, facendolo diventare in alcuni casi un vero e proprio persecutore.
Le esperienze infantili e la crescita del giudice interiore
Riuscire a definire tutte le ragioni che portano allo sviluppo di un forte giudice interiore, e la spesso conseguente insicurezza che ne deriva, non è semplice.
Di certo, fra i tanti elementi vi è l’acquisizione dei modelli osservati vivendo in relazione con i nostri parenti. Se ad esempio un figlio ha un genitore che tende ad essere molto perfezionista, attento al dettaglio, che pretende molto da se stesso, è probabile, che possa apprendere lo stesso modello nelle stesse o in diverse aree della vita rispetto al genitore.
Il modellamento è un processo evolutivo scoperto e definito da Albert Bandura, uno psicologo che ha dedicato la sua vita allo studio dell’apprendimento sociale e di come nelle interazioni di tutti i giorni i bambini possano apprendere diversi modelli di azione e pensiero. Continuando ad osservare i propri genitori il bambino apprendere le regole del gioco, come muoversi, vivere e percepire nel mondo.
Oltre a questo aspetto vi è di certo un principio di adattamento. Se un bambino si trova ad adattarsi a un genitore che, ad esempio, lo riprende di sovente per gli errori da lui commessi, è naturale che per “sopravvivere” impari a fare sempre più attenzione a non fare errori, ad essere “perfetto”.
Un’altra componente deriva dal confronto con gli altri, da una scarsa percezione di autoefficacia, da un’insicurezza che nel corso del tempo può consolidarsi sempre più. Tali ed altri meccanismi sono alla base della costruzione di un giudice interiore potenzialmente sempre più forte.
Come uscire dall’insicurezza e dal giudice interiore
Una prima questione importante ha a che fare con il riconoscere come il costante giudicarsi non porti a molto. Le diverse teorie dello sviluppo, soprattutto in ambito pedagogico, hanno ampiamente dimostrato quanto sia più importante supportare un figlio in un clima comprensivo e di sostegno affinché sviluppi quella sicurezza che gli permetterà di fare apprendimenti sempre più di alto livello, piuttosto che costantemente fargli notare dove sbaglia.
Sgridarlo, vessarlo, punirlo non servirà a molto nel lungo tempo. Ciò che conta è più il sostegno percepito, il rinforzo positivo, il tempo passato a stare con lui per aiutarlo a comprendere le cose della vita.
Allo stesso modo dobbiamo imparare ad essere clementi con noi stessi, a sviluppare sempre più consapevolezza dei nostri automatismi e un’autocompassione mirata a sostenerci nel superamento di quegli stessi modelli.
Condannarsi non serve a molto. Alimentare quel giudice interiore continuando a dirci che non siamo riusciti a fare questo o quello davvero non porta lontano.
Comprendere questo è già molto importante. Inoltre, per iniziare a cambiare, è utile divenire consapevoli di come i modelli che ci portano costantemente a giudicarci non siano il “male”. Sono semplicemente automatismi un tempo funzionali, utili a non farci soffrire. Se ad esempio abbiamo imparato ad essere sempre vigili o sul chi va là è di certo accaduto per evitare di sentirci criticati eccessivamente, inadeguati o in certi casi proprio maltrattati.
Accettarci nel qui e ora è già un grande passo
La differenza fra giudizio e valutazione
Un’altra questione importante da comprendere ha a che fare con la differenza fra giudizio e valutazione.
Molti pensano che giudicare sia molto importante, confondendo tuttavia queste due funzioni importanti della mente. Un conto è valutare, un conto è giudicare.
Quando valuto semplicemente considero tutti gli aspetti oggettivi di un fenomeno, qualsiasi esso sia. Quando giudico esprimo dei pareri soggettivi rispetto ad esso.
Posso valutare l’inverno come freddo oppure giudicare l’inverno come una brutta stagione in quanto fredda.
Valutare è molto importante. Comprendere i diversi aspetti di un qualsiasi problema essenziale. Ma giudicare è un’altra cosa. Quando giudico essenzialmente divido, separo me stesso dall’oggetto del giudizio ma quando l’oggetto del giudizio sono io allora la questione diventa difficile.
Accettazione di sé
Come accennato uno dei primi passi fondamentali per vincere insicurezza e giudice interiore è quello di imparare ad accettarsi, imparare a volersi bene. Come diceva Erich Fromm, siamo chiamati a “partorire noi stessi”, a divenire i genitori di noi stessi. È inutile condannarci separandoci da noi stessi per abitudini apprese in tempi remoti ormai passati. Il punto è osservarci nel presente, valutarci con obiettività e in base a questa osservazione partire per iniziare a cambiare, per diventare sempre più la persona che vorremmo incontrare nella vita.
Per questo motivo una delle pratiche più semplici e immediate per iniziare a superare il proprio giudice interiore è quella della Mindfulness. Grazie alla pratica di consapevolezza possiamo divenire sempre più consapevoli dei nostri modelli di pensiero e accorgerci di quante volte cadiamo nel giudizio.
Portando e riportando l’attenzione al respiro possiamo sempre più accorgerci di ciò che accade in noi, degli automatismi che come un disco rotto continuano a dirci che non andiamo bene, che non siamo in grado ecc..
Accorgersene è così il primo passo necessario per superare questa spiacevole tendenza della mente. Col tempo e con la pratica aumenterà sempre più il distacco da quei pensieri invalidanti. Fino al punto di non sentirsi più obbligati a credere in essi ma iniziando sempre più a credere in se stessi.
In questo corso online gratuito di Mindfulness descrivo i passaggi per iniziare subito a praticare.
Qui parlo ancora del giudice interiore.