Consapevolezza, il più grande strumento dell’uomo

Di certo fra tutti gli strumenti che l’uomo ha per vivere la consapevolezza è la più importante. La consapevolezza definisce chi siamo. La consapevolezza ci rende diversi gli uni da gli altri e nel contempo ci aiuta ad essere sempre più vicini.

Ma che cos’è la consapevolezza, come nasce e si sviluppa?

Lo sviluppo della consapevolezza

Rispetto alla consapevolezza e al suo sviluppo si sono susseguite nel tempo diverse teorie. Inizialmente si pensava che la consapevolezza del bambino si sviluppasse solo dopo un certo periodo. Oggi, grazie soprattutto agli studi dell’enfant research, sappiamo che un certo grado di consapevolezza è presente nel bambino fin dai primi istanti di vita.

consapevolezza

L’enfant research è una corrente di studi che ha focalizzato l’attenzione sul bambino e su quanto, in effetti, accade nella sua vita. Inizialmente in psicoanalisi si parlava di “bambino ricostruito”. Durante le sedute svolte con persone adulte si andava a ricostruire il bambino e a costruire così teorie sul suo sviluppo.

La svolta dell’enfant research è stata quella di andare ad osservare nel dettaglio il bambino reale, studiarne i movimenti, i gesti, le reazioni ai diversi stimoli esterni. Così facendo è stato possibile scoprire ad esempio che il bambino subito dopo il parto è già chiaramente in grado di riconoscere la madre. Questo attraverso la ricerca dello sguardo e il mantenimento di esso, il pianto, i ritmi circadiani, condizionati dalla presenza o meno della madre.

Questo grande filone di studi in cui possiamo di certo far rientrare anche gli studi di Bowlby sullo sviluppo del bambino ci ha permesso di comprendere come, fin dai primi istanti di vita, i bambini abbiano una certa consapevolezza dell’ambiente che li circonda e delle persone in esso.

Che cos’è la consapevolezza

Ma che cos’è la consapevolezza? In genere la consapevolezza viene definita come la conoscenza che qualcosa esiste, o la comprensione di una situazione o di un soggetto al momento attuale sulla base di informazioni o esperienze. Siamo consapevoli in quanto conosciamo e siamo in grado di comprendere situazioni e persone. Ovviamente la consapevolezza può così essere declinata in diversi aspetti.

La consapevolezza di noi stessi, degli altri, delle situazioni appunto, del passato, del proprio corpo ecc..  Siamo consapevoli se sappiamo dell’esistenza di una qualche realtà e del suo verificarsi.

Ovviamente gli studi sulla consapevolezza sono fra i più importanti perché essa più di tutto definisce le differenze fra esseri e cose. Uno dei temi più attuali oggi è quello riferito alla coscienza. Secondo Stern, ad esempio, un altro importante esponente dell’enfant research, la coscienza sarebbe la consapevolezza di essere consapevoli.

Sono cosciente se so si essere, di sapere.

Intelligenza artificiale e coscienza di sé

Chiaramente questa è una delle questioni principali che si trova a affrontare chi sta cercando, oggi più che mai, di sviluppare un sistema “intelligente”, un sistema in grado di generare consapevolezza, di essere consapevole di se stesso.

Questa è una delle più grandi prove per la nostra tecnologia. Le macchine sanno tante cose ma difficilmente riescono a sviluppare una consapevolezza di sé stesse, intesa come coscienza di sé.

Il grosso limite della nostra tecnologia è che ancora (salvo in alcuni studi avanzati) non si autogenera. Competenza questa invece distintiva del nostro cervello.  Oltre a questo nelle macchine è sempre necessario un input esterno che muova il cambiamento. L’uomo crea ed è naturalmente spinto a farlo.

Nel bambino per anni si è pensato che non vi fosse una coscienza di sé ma che il bambino semplicemente si percepisse come parte del tutto senza avvertire alcun confine. Ancora oggi si pensa che questo in parte avvenga, anche se gli studi recenti portano a pensare che, seppure ancora in divenire, il bambino possegga già una dimensione cosciente.

Crescendo il bambino sviluppa una sempre maggiore consapevolezza di sé, sviluppando in parallelo delle funzioni cognitive e delle strutture neuronali sempre più articolate e complesse.

Come cresce la consapevolezza nel tempo

In parallelo alla crescita di organi fondamentali come il cervello, il bambino sviluppa sempre più consapevolezza dell’ambiente intorno a se e soprattutto delle persone presenti in esso, oltre che ovviamente di se stesso.

Oggi sappiamo che uno dei fattori fondamentali per il suo sviluppo sono le relazioni in cui esso è inserito. Le relazioni sono lo strumento cardine per lo sviluppo della nostra mente e in parallelo del nostro cervello.

Oggi, grazie agli studi sulla neuroplasticità neuronale, sappiamo che il cervello si modifica in relazione alle esperienze che compiamo giorno dopo giorno nella vita. E fra le esperienze più importanti che possiamo compiere fin da bambino il primo posto va alle esperienze di relazione.

Nelle relazioni noi impariamo le “regole del gioco” impariamo come interpretare la realtà e che significato dare ad essa. Grazie a relazioni empatiche e accudenti sviluppiamo fin da bambini un certo grado di sicurezza interna che ci permette di sviluppare una consapevolezza sempre maggiore di noi stessi e degli altri.

Viceversa, relazioni disfunzionali o peggio traumatiche o abusanti, creano dei veri e propri danni alla consapevolezza, generando tutta una serie di difficoltà nel comprendere alcuni fenomeni o situazioni.

L’incidenza delle relazioni nello sviluppo di consapevolezza e “intelligenza”

Prova ad immaginare un bambino che cresce in una famiglia dove gli viene permesso di esplorare, apprendere, sbagliare e imparare e che, nel contempo, viene seguito nei tanti aspetti della sua vita. Accompagnato fino al punto giusto, sottoposto a prove e anche frustrazioni giustamente sopportabili, utili ad apprendere e sviluppare sempre più un buon carattere e qualità come fiducia in se stesso, autostima, resilienza. Quel bambino, in virtù di una relazione del genere, riuscirà sempre più a sentirsi adeguato e sereno nel confrontarsi con il mondo, riuscirà ad interpretarlo senza troppa ansia e per prove ed errori svilupperà una rappresentazione sempre più coerente di quanto gli accade.

Viceversa prova ad immaginare lo stesso bambino che non viene invece seguito o peggio iper controllato, oppure che si trova fin da piccolo in relazioni difficili, dove i genitori litigano sempre, a volte fino a picchiarsi. Crescendo quel bambino potrebbe spesso trovarsi spaesato, incapace di comprendere situazioni per lui troppo complesse e preoccupanti.  Oppure potrebbe, dall’altro lato, sviluppare un’eccessiva vigilanza, senza mai riuscire lui stesso, nel tempo, a lasciar andare il controllo.

E’ difficile raccontare tutte le possibili traiettorie di crescita ma è chiaro quanto la consapevolezza, intesa come conoscenza di persone o situazioni, varierà a seconda delle differenti relazioni in cui sarò immerso.

Il contagio della mente

Nei suoi studi sull’attaccamento umano Bowlby dimostrò, ad esempio, quanto una madre con un attaccamento sicuro naturalmente portasse allo sviluppo di figli anch’essi con un attaccamento sicuro.

Lo stesso vale ovviamente anche per le madri con attaccamento insicuro evitante o preoccupato. Lo stile di attaccamento di ciascuno di noi influenzerà quello dei nostri figli e oggi sappiamo anche che questo vale per entrambi i genitori. La consapevolezza, declinata nei suoi tanti aspetti, chiaramente ne verrà condizionata dalle attitudini e modalità di “essere” delle persone che si prenderanno cura del bambino.

Se avrò ad esempio un padre molto proiettato sugli aspetti pratici della vita e se nel corso dello sviluppo tenderò ad identificarmi sempre più in lui, naturalmente potrei sviluppare una buona consapevolezza rispetto a questi aspetti ma nel contempo una consapevolezza inferiore rispetto, ad esempio, a questioni emotive o affettive.

Se viceversa verrò abituato fin da piccolo, grazie alla relazione e in essa ad una funzione fondamentale denominata funzione riflessiva, a portare l’attenzione ai miei stati interni, a come sto, alle mie emozioni, chiaramente svilupperò una maggiore conoscenza di questi stati e conseguentemente una maggiore intelligenza emotiva e consapevolezza di me.

Consapevolezza e automatismi

Un altro aspetto fondamentale da tenere in considerazione, parlando di consapevolezza, ha a che fare con gli automatismi.

Crescendo, in noi si strutturano sempre più dei circuiti che tendono a riattivarsi in automatico. Questi circuiti sono veri e propri circuiti neuronali. Gruppi di neuroni, e soprattutto connessioni fra questi, che sostengono tutto il nostro pensiero e in definitiva ciò che siamo. Oggi è ad esempio possibile riconoscere molte differenze individuali studiando il connettoma, la fitta rete di filamenti che connettono le decine e decine di miliardi di neuroni del nostro cervello.

Tale fenomeno è alla base dei nostri apprendimenti. Prova ad immaginare a come hai fatto a imparare a guidare o a scrivere o a svolgere qualsiasi attività complessa. All’inizio probabilmente facevi molti errori e dovevi fare molta attenzione a non sbagliare. Poi nel tempo hai automatizzato sempre più la tua competenza, arrivando a fare oggi queste cose in modo molto naturale.

Semplicemente quando guidi non devi più pensare a come fare. Lo fai e basta.

Molti automatismi che ripetiamo ogni giorno avvengono sotto la soglia della coscienza, senza che ne siamo consapevoli. Camminare, leggere, parlare, anche solo stare in equilibrio, sono tutte attività a cui non portiamo più attenzione.

Durante lo svolgimento di queste azioni semplicemente la nostra attenzione è altrove. Questo è da un lato un bene perché se dovessimo fare attenzione ad ogni singolo movimento non avremmo forse neanche il tempo di respirare. Dall’altro, lo stratificarsi nel tempo di tanti automatismi, e in generale questo meccanismo, ci porta ad acquisire abitudini, posture, modi di fare e pensare di cui nella maggior parte dei casi non siamo nemmeno consapevoli.

Schemi che si ripetono, dolori che ritornano, vissuti sempre presenti sono solo alcuni degli esempi.

Divenire consapevoli dei nostri automatismi

Una delle sfide, così, più importanti della vita, diventa proprio quella di divenire consapevoli dei nostri automatismi, iniziare a riconoscerli e nel caso trasformarli. In realtà anche l’atto stesso di essere consapevoli può divenire un automatismo.

Se veniamo abituati fin da piccoli a fare attenzione, semplicemente impareremo a farlo. Se viceversa saremo sempre distratti, continueremo ad esserlo. Per questo motivo recentemente si sono diffuse sempre più pratiche di consapevolezza come la Mindfulness, che semplicemente aiutano sempre più a sviluppare consapevolezza.

Il principio della Mindfulness si basa proprio sull’allenare la mente (e quindi le reti neurali che la sostengono) ad accorgersi di ogni volta in cui l’attenzione va altrove. Continuando ad accorgermi e a riportare l’attenzione al presente imparo ad essere consapevole. Imparo a riconoscere i miei stati interni e, con sempre maggiore chiarezza, a riconoscere ciò che accade dentro e intorno a me.

La pratica di consapevolezza ci aiuta così a divenire consapevoli dei nostri automatismi e, nel caso essi non siano utili, a trasformarli. L’atto stesso di portare consapevolezza va a “contaminare” quegli automatismi, facendo si che la nostra attenzione li modifichi.

La Mindfulness come via di crescita consapevole

Per questo motivo la Mindfulness viene da sempre più persone e istituzioni ritenuta una via di crescita fondamentale, in grado di trasformare molto della nostra vita. Se so posso scegliere. Se mi accorgo posso decidere come voglio che vadano le cose. Viceversa, se non ho presenza a ciò che è, la vita scorre senza che vi sia effettivamente la mia partecipazione.

Imparare la Mindfulness è relativamente semplice. In questo breve corso online ne spiego i fondamenti.