Il nervo Vago è uno dei dodici nervi che collegano il cervello al resto del corpo. Coinvolto per lo più nel funzionamento del nostro sistema parasimpatico, il nervo Vago è sempre più oggetto di studi in psicologia per la sua potente influenza sul nostro funzionamento globale.
Alcuni nervi cranici trasmettono al cervello informazioni sensoriali come odori, immagini, gusti e suoni. Altri controllano il movimento dei muscoli e la funzione di alcune ghiandole. Altri ancora, come appunto il nervo vago, hanno sia funzioni sensoriali e sia motorie. Il nervo vago è anche chiamato nervo cranico X (i nervi cranici vengono numerati con i numeri romani).
L’importante funzione vagale

Il nervo vago è il principale attore coinvolto nel funzionamento del nostro sistema nervoso parasimpatico, sovrintendendo a una vasta gamma di funzioni corporee cruciali, tra cui il controllo dell’umore, la risposta immunitaria, la digestione e la frequenza cardiaca. Stabilisce una delle connessioni tra cervello e tratto gastrointestinale e invia informazioni sullo stato degli organi interni al cervello attraverso le fibre afferenti.
Come riportano Sigrid Breit e colleghi sulla rivista Frontiers in Psychiatry il nervo vago ha delle caratteristiche uniche, tale da renderlo oggetto di studio nel trattamento di disturbi psichiatrici e gastrointestinali. Secondo gli autori esistono diverse prove preliminari secondo cui la stimolazione del nervo vago rappresenti un promettente trattamento aggiuntivo per la depressione refrattaria al trattamento, il disturbo post-traumatico da stress e la malattia infiammatoria intestinale.
I trattamenti mirati al nervo vago aumentano il tono vagale e inibiscono la produzione di citochine. Entrambi importanti meccanismi di resilienza. La stimolazione delle fibre afferenti vagali nell’intestino influenza i sistemi cerebrali monoaminergici nel tronco encefalico che svolgono ruoli cruciali nelle principali condizioni psichiatriche, come i disturbi dell’umore e dell’ansia.
In accordo con questi studi vi sono prove preliminari di quanto alcuni batteri intestinali abbiano effetti benefici sull’umore e sull’ansia, in parte influenzando l’attività del nervo vago. Sempre secondo i ricercatori, poiché il tono vagale è correlato alla capacità di regolare le risposte allo stress e può essere influenzato dalla respirazione, il suo aumento attraverso la meditazione e lo yoga probabilmente contribuisce alla resilienza e alla mitigazione dei sintomi dell’umore e dell’ansia.
Alcune funzioni in cui è coinvolto il nervo vago.
Il nervo vago è così coinvolto in diverse funzioni fondamentali del nostro organismo, fra cui:
- Funzione antinfiammatoria inviando neurotrasmettitori anti-infiammatori che regolano la risposta immunitaria del corpo.
- La sollecitazione del nervo vago sui ratti ha portato ad un incremento della memoria. La stimolazione studiata dall’Università della Virginia ha prodotto il rilascio di noradrenalina nell’amigdala che ha consolidato la memoria. Al momento si sta studiando l’implicazione per l’uomo soprattutto nella cura dell’Alzheimer.
- Controllo della frequenza cardiaca.
- Invia ai polmoni il neurotrasmettitore acetilcolina inducendoli a respirare.
- Sempre rilasciando acetilcolina dice al corpo di rilassarsi. Invia inoltre informazioni per il rilascio di prolattina, vasopressina e ossitocina, che ci calmano.
- Permette il dialogo fra intestino e cervello.
- Ha un notevole effetto nella riduzione delle infiammazioni. La stimolazione del nervo vago attraverso impianti elettronici ha mostrato una drastica riduzione e persino una remissione in casi clinici gravi come quelli dell’artrite reumatoide.
Il sistema parasimpatico e le sue diverse vie
Un importante apporto allo studio del nervo vago è stato dato dalla teoria polivagale di Stephen Porges. Secondo tale teoria la componente parasimpatica del sistema nervoso autonomo equilibra quella attiva, simpatica, in modi molto più sfumati di quanto si pensasse prima della teoria polivagale.
Precedentemente il nostro sistema nervoso era rappresentato come un sistema antagonistico costituito da due parti, simpatico e parasimpatico. La teoria polivagale identifica due tipologie di risposte parasimpatiche aggiungendo quindi un terzo tipo di risposta del sistema nervoso che Porges chiama il sistema di impegno sociale, una miscela di attivazione e rilassamento che agisce tramite una specifica innervazione dedicata, che a livello filogenetico si sarebbe sviluppata solo “recentemente” con l’aumentare delle interazioni sociali.
Questa terza via ci aiuta a navigare nelle relazioni e si attiva quando ci sentiamo sufficientemente in uno stato di “sicurezza”. Le altre due componenti del nostro sistema nervoso si attivano invece per aiutarci a gestire situazioni che percepiamo come potenzialmente letali. Il sistema simpatico che ci spinge a reazioni di lotta o fuga e quello parasimpatico che ci immobilizza in una sorta di congelamento o svenimento.
La percezione che il nostro sistema nervoso ha del pericolo intorno a noi, definita da Porges neurocezione gioca qui un ruolo fondamentale. A partire della percezione che abbiamo della situazione in cui ci troviamo andremo ad attivare uno dei tre sistemi, con tutto ciò che ne consegue.
Il ruolo fondamentale della Neurocezione
Sempre secondo Porges “una neurocezione scorretta può essere alla radice di molti disordini psichiatrici, quali autismo, schizofrenia, patologie ansiose, depressione e disturbo reattivo dell’attaccamento (RAD)”. “Una neurocezione scorretta, vale a dire una valutazione non accurata della sicurezza o della pericolosità di una situazione, può contribuire alla reattività fisiologica disadattiva e all’espressione di comportamenti difensivi associati a disturbi psichiatrici specifici”.
Di fatto la neurocezione è quel meccanismo neuronale che classifica sulla base degli stimoli sensoriali la situazione in cui ci troviamo e “decide” quale dei tre sistemi attivare: attacco/fuga, immobilizzazione o ingaggio sociale. L’ambiente in cui ci troviamo, le espressioni facciali, le intonazioni, tutto ciò che accade intorno a noi viene registrato dal nostro sistema e concorre nell’attivazione automatica della nostra risposta.
Ancora da approfondire è quanto sia possibile intervenire direttamente sulla nostra neurocezione imparando a “ritararla” rispetto a quanto effettivamente stia accadendo nelle nostre vite. Spesso accade infatti di attivarci esageratamente per situazioni che viviamo percependo il pericolo dove il pericolo non c’è.
Stimolare il nervo Vago.
Sulla base di quanto sappiamo è già possibile dare dei suggerimenti per la stimolazione del nervo vago. Come anticipato pratiche di consapevolezza come la Mindfulness o lo Yoga possono avere un impatto importante nell’attivazione del nostro sistema parasimpatico.
Imparare a prolungare il respiro, in particolare l’esalazione, ha un effetto sull’attivazione vagale inducendo il rilassamento. Anche ascoltare e suonare musica in gruppo è risultato avere un significativo effetto sul nervo vago facilitando il benessere. La musica unisce, crea condivisone, secondo alcune ricerche produce la sincronizzazione dei battiti cardiaci portandoci ad una sensazione di unione fondamentale.
Più in generale la questione è quella di imparare ad ascoltare il proprio corpo, rientrare in noi stessi, divenire consapevoli delle nostre emozioni e imparare a modularle.
Abitare le nostre vite davvero ci porta naturalmente in quello stato di benessere tipico della consapevolezza e di chi, giorno per giorno, si impegna sempre più per conoscere se stesso.