La conoscenza di sé è il tema fondamentale che tutti, prima o poi dobbiamo affrontare. Conoscere se stessi non è solamente un’opportunità, è un dovere per chiunque voglia davvero riuscire a vivere una vita piena e soddisfacente. La conoscenza di sé deriva principalmente dalla capacità di auto osservazione, di stare con se stessi, di gestire sempre meglio i nostri processi interni.

Conoscere se stessi è una grande sfida, forse la più importante da affrontare nella vita. Noi esseri umani siamo esseri unici, complessi, articolati, caratterizzati da diversi sistemi che, in equilibrio dinamico, costantemente si relazionano fra loro. La nostra complessità rende non scontata la conoscenza di sé.
Perché la conoscenza di sé è così importante
Noi siamo la persona con cui passiamo la maggior parte del tempo della nostra esistenza. Questa convivenza forzata ci induce a ritenere erroneamente di conoscere noi stessi, di sapere come funzioniamo, di avere chiari i meccanismi che ci portano ad agire in un modo in un altro, pensare, parlare, ad essere ciò che siamo.
In realtà, senza esserci prima educati a conoscere davvero noi stessi, è molto difficile riuscire in questo arduo compito. Conoscere se stessi è importantissimo, è paragonabile a possedere una bellissima auto e sapere, o meno, come farla funzionare. Se non saprò cambiare le marce, frenare, accelerare, o anche solamente accendere la mia macchina, non potrò andare da nessuna parte. Viceversa, se avrò imparato a conoscere il suo funzionamento, quelli che sono i meccanismi che le permettono di funzionare, non solo potrò andare dove voglio, ma farlo con sicurezza proteggendo la mia stessa auto da possibili danni o guasti.
Non serve per forza diventare dei “meccanici”, degli psicologi o dei medici per poter conoscere se stessi. Di certo formarmi in quest’ambito potrà essere utile, ma ciò che maggiormente conta è la capacità di osservarsi, di divenire coscienti di ciò che realmente accade dentro di noi, in buona sostanza, la capacità di incrementare la consapevolezza dei nostri processi interni e di ciò che ci circonda nella vita.
Far crescere la consapevolezza di sé
La consapevolezza è l’elemento principale, ciò che maggiormente fa la differenza fra le persone. Divenire consapevoli è il frutto di un processo di risveglio interiore, che può essere realizzato grazie all’utilizzo di specifiche pratiche, come anche dalla frequentazione di persone già sul cammino, che sono state in grado di accorgersi di molti dei processi che le contraddistinguono.
Per come noi esseri umani nasciamo e cresciamo, è inevitabile acquisire tutta una serie di modelli di pensiero, azione, credenze e visioni della vita che si sedimentano in noi, fin dai primi anni della nostra esistenza. Questi modelli, queste concezioni, questi modi di approcciarci alla vita diventano il fondamento stesso della visione di noi stessi. Il punto di riferimento che utilizziamo in ogni momento della nostra esistenza. Spesso non riusciamo a mettere in dubbio o ad analizzare con spirito critico questi modelli perché dati per scontati, assimilati come parti di noi, perché completamente identificati in essi.
Risvegliare la consapevolezza significa, in questo contesto, riuscire ad accorgersi di questi modelli, riuscire a vederli perciò che sono, riuscire a comprendere la narrazione che abbiamo sviluppato in relazione ad essi.
Potremmo, ad esempio, avere acquisito l’abitudine della pigrizia e continuare a condannarci per essa, imputandoci ogni genere di incapacità. Narrandoci continuamente la stessa storia. Rileggendo tuttavia il passato, risvegliandoci a ciò che è stato, avremo la possibilità di comprendere come questa tendenza della mente sia semplicemente il frutto di esperienze assimilate in anni in cui non avevamo molta scelta. Un apprendimento fatto per analogia, o contrapposizione, dai nostri genitori o derivante da esperienze specifiche dimenticate in cui ci siamo poi identificati.
Conoscenza di sé e autostima
Proprio questa rilettura della nostra storia ci apre alla possibilità di sviluppare una diversa opinione di noi stessi. Spesso passiamo la nostra vita a giudicarci, condannarci e darci pena, ignari degli eventi e processi che ci hanno portato a sviluppare le tendenze che così tanto ci fanno soffrire. Da questa errata interpretazione di noi stessi, e dei motivi che ci hanno portano ad essere come siamo, nasce spesso un’ autovalutazione negativa. Questa errata valutazione, mancante di una visione completa, più ampia di ciò che ci ha portato ad essere come siamo, ci può portare così a sviluppare una bassa autostima e la percezione di non essere in grado, di non essere davvero efficaci nella vita.
Confrontandoci con gli altri potremmo ritenere di non essere stati bravi come loro a raggiungere gli stessi obiettivi, concludendo di essere da meno. In realtà, ad una più attenta analisi, potremmo meglio comprendere quanto le circostanze di vita che abbiamo affrontato, e le condizioni particolari in cui ci siamo trovati, abbiano portato inevitabilmente a esiti diversi.
Ciascuno di noi è un essere unico e irripetibile, che nelle diverse situazioni della vita reagisce in modi diversi, sviluppando diverse tendenze della mente. Condannarci per questo, senza riuscire a vedere il disegno globale di ciò che stato, è un errore di superficialità.
Un esempio potrebbe essere la persona che si condanna per ritrovarsi continuamente in relazioni tossiche, senza riuscire a rendersi conto e che la sua abitudine a stare in esse è stata appresa molto tempo prima. Magari da bambina o bambino, magari proprio in quelle relazioni primarie che avrebbero dovuto alimentarla anziché intossicarla. Invece di accettare la propria storia, e impegnarsi serenamente in un processo trasformativo che tenga conto dei tempi di cambiamento dell’essere umano, quella persona potrebbe semplicemente condannarsi, abbassando la propria autostima, pensando di non essere capace, di non essere in grado, di non meritarsi, in definitiva, nulla più. Infine, alimentando sempre più una visione negativa a spirale di se stessa.
Autocompassione e autostima
La realtà è che cambiare è difficile, soprattutto laddove si siano verificati eventi relazionali traumatici che possono averci bloccato e limitato.
Noi esseri umani nasciamo e cresciamo all’interno delle relazioni, le relazioni ci fanno divenire ciò che siamo, esse vanno a costruire il tessuto della nostra mente. Capita che l’essere stati maltrattati, poco amati o trascurati da bambini ci porti a comportarci allo stesso modo con noi stessi.
Ciò che dovremmo imparare a fare é semplicemente riconoscere la fragilità che abbiamo avuto in quanto bambini, ed accogliere quella stessa fragilità. Abbracciare il bambino che siamo stati, dandogli forza e coraggio, permettendogli così di crescere. Di liberarsi dai lacci del passato ed integrarsi così completamente nella nostra personalità adulta. Questo processo si concretizza in una forma di auto-compassione sempre più profonda verso noi stessi, che diviene terreno fertile per far crescere un’autostima sempre più solida. Basata sulla reale conoscenza di sé, della propria storia, della storia dei propri genitori e dall’osservazione reale di ciò che semplicemente accade.
Un’osservazione non giudicante, consapevole, attenta. Di chi non vuole giudicare e condannare, ma semplicemente esplorare e conoscere. E, semmai, trasformare laddove ne ravveda la necessità. Un atteggiamento come questo è molto importante da sviluppare nella propria vita per far crescere davvero la conoscenza di sé.
Mindfulness e conoscenza di sé
Come accennato, per poter sviluppare una reale conoscenza di se stessi è necessario intraprendere dei percorsi di consapevolezza, che ci permettono di risvegliare in noi quell’osservatore non giudicante, amorevole, compassionevole, capace di affrontare le onde impetuose del passato e le angosce del futuro.
Di certo una delle pratiche oggi più riconosciute dalla ricerca scientifica per riuscire a sviluppare un tale atteggiamento è la Mindfulness. La Mindfulness viene considerata come una delle pratiche di consapevolezza per eccellenza. Praticando la Mindfulness la nostra mente si calma, la visione si espande, la capacità di osservare i nostri processi interni aumenta. La Mindfulness incrementa la concentrazione, l’attenzione e la memoria, migliora il funzionamento del nostro sistema immunitario, regolarizza il sistema ormonale. Grazie ad essa riduciamo le infiammazioni croniche, migliorando, in generale, il nostro stato di salute. Ma il più grande dono che la pratica di consapevolezza ci può donare e quello di conoscere meglio noi stessi, di sviluppare sempre più questa fondamentale conoscenza di sé.
L’abitudine della Mindufulness
Nella pratica di consapevolezza si propone, in genere, di dedicare ogni giorno venti minuti all’ascolto consapevole di se stessi, alla presenza consapevole sul proprio respiro, sull’aria che entra e che esce. Accorgendosi di ogni volta in cui perdiamo l’attenzione e riuscendo così a ritornare al nostro respiro.
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Questa abitudine, consolidandosi, ci permette sempre più di accorgerci di ogni volta in cui veniamo sviati dalla mente. Allenandoci alla consapevolezza i nostri processi interni cambiano, cambia il nostro cervello, cambiano le nostre connessioni neuronali, cambiano i flussi di sangue che irrorano le diverse aree. Zone come la corteccia orbitofrontale aumentano la propria attività, rendendoci quindi sempre più facile sviluppare quest’auto osservazione e questa presenza consapevole su noi stessi. Facendo sì che la conoscenza di sé diventi sempre più abbordabile e possibile.
Conoscenza di sé e psicoterapia
Un’altra attività che può dare un grande contributo alla conoscenza di sé é di certo la psicoterapia. La psicoterapia, soprattutto con un orientamento relazionale, ha il grande pregio di permettere, all’interno della relazione, di far crescere la consapevolezza di sé e dei propri processi interni. Scopo della psicoterapia è proprio quello di implementare queste funzioni di auto-osservazione e auto-regolazione, permettendo sempre più alla persona di colonizzare quelle zone di sé che le impediscono di vivere appieno la propria vita.
All’interno della relazione, osservandosi grazie agli occhi dell’altro, é possibile conoscere sempre più se stessi, comprendere quali siano i meccanismi che ci portano a ripetere sempre i soliti schemi. In un percorso di psicoterapia, grazie anche al confronto con una persona esperta, adeguatamente formata, sarà maggiormente facile comprendere quanto le esperienze pregresse possano averci plasmato, impedendoci di vivere come vorremmo.
Anche in questo caso la conoscenza di sé che andremo ad acquisire nel lavoro terapeutico ci permetterà di accrescere la nostra autostima. Riconoscendo come molte delle mancanze che ci imputiamo siano il frutto di una storia che non va giudicata, ma semplicemente compresa e utilizzata come punto di partenza per il cambiamento.
Lavorare costantemente su se stessi
Lavorare su se stessi è un’attitudine interiore, un modo di intendere e approcciare la vita. Se comprendo questo, se comprendo l’importanza di conoscermi, di migliorarmi, di approfondire sempre più il rapporto con me stesso, consoliderò in me la consapevolezza di poter cambiare, di poter trasformare la mia vita.
Tale consapevolezza, accresciuta nel tempo, mi permetterà, sempre più, di intervenire per modificare quegli aspetti che potrò percepire come spigolosi, problematici. Potrò fare questo senza giudizio, ma con amore verso me stesso, con serenità e, appunto, con fiducia nel processo di cambiamento. Naturalmente, un approccio come questo mi permetterà inoltre di accrescere sempre più la stima di me stesso, percependomi come un agente attivo nella vita, in grado di modificarla, di prenderne possesso. Capace di lavorare su me stesso, senza dare per scontato di essere in un modo, anziché in un altro a priori. Questa è davvero una delle più grandi acquisizioni che possiamo raggiungere nella vita.