Solitudine e insicurezza sono spesso associate nella nostra vita. Noi esseri umani siamo esseri relazionali. Nasciamo e cresciamo nelle relazioni. Le relazioni, frutto delle micro-interazioni di ogni giorno, vanno a costruire il tessuto stesso della nostra mente.
Relazioni sane naturalmente ci portano a sviluppare pensieri ed emozioni sane. Relazioni difficili, caratterizzate da incomprensioni e sofferenza, possono portarci a sviluppare pensieri ed emozioni sempre più complesse da gestire.

Quando le relazioni ci portano ad un senso di solitudine e “estraneità” possiamo sviluppare un senso di inadeguatezza che, nel tempo, può radicarsi sempre più. Solitudine e insicurezza crescono così parallelamente nella nostra vita alimentandosi a vicenda. Crescendo il senso di solitudine cresce in noi anche l’insicurezza, aumenta il senso di inadeguatezza, il nostro giudice interiore.
Quando insicurezza e solitudine crescono insieme
Noi esseri umani abbiamo bisogno del confronto con gli altri per identificare noi stessi. Fin da bambini siamo immersi nelle relazioni e all’interno di esse esprimiamo ciò che siamo. Sono le relazioni a plasmarci e sulla base della nostra reazione ad esse facciamo esperienza di noi stessi. Nel tempo, giorno dopo giorno, andiamo così a costruire la nostra identità.
Quando le persone che ci sono vicine sono in difficoltà spesso sperimentiamo dei vissuti di solitudine, di “asincronicità relazionale”. Anziché sentirci capiti e affini ci possiamo sentire lontani, incompresi, diversi.
Questo può accadere in diversi contesti e fasi di vita. In generale capita a tutti di trovarsi in una situazione in cui ci si può sentire “ai margini”. Tuttavia quando la norma diventa quella di sperimentare questi vissuti si può strutturare in noi un profondo senso di solitudine e insicurezza.
Ripetendo giorno dopo giorno questa esperienza rischiamo di costruire un’immagine di noi stessi fissa e più difficilmente modificabile.
Impotenza appresa, stili di attaccamento e solitudine
Se esperienze del genere intervengono soprattutto da bambini, in relazione con le persone di riferimento della vita, potremmo sviluppare una vera e propria impotenza appresa.
Non riuscendo ripetutamente ad entrare in relazione impariamo semplicemente di non essere in grado di farlo. Sviluppiamo una sorta di rinuncia alla relazione. Gli studi sull’attaccamento di Jon Bowlby hanno chiaramente definito questo aspetto. La naturale conseguenza di esperienze ripetute di solitudine relazionale è quella di sviluppare una forma di attaccamento insicuro evitante.
Per sopravvivere alla distanza impariamo ad essere distanti e questo diventa il nostro modo di essere. Nei casi più estremi potremmo sviluppare anche un più complesso e articolato disturbo evitante di personalità.
Insicurezza e solitudine si alimentano a vicenda
Crescendo solitudine e insicurezza non faranno altro che alimentarsi a vicenda. Sentendomi solo mi sentirò sempre più inadeguato e in difficoltà. Percependomi nel contempo incapace di entrare in relazione e quindi insicuro rispetto alla vita, saranno sempre meno i tentativi che metterò in atto per riuscire a costruirmi una vita di relazione appagante. Il risultato sarà che la mia insicurezza andrà a alimentare la mia solitudine.
Questo stesso meccanismo potrebbe instaurarsi anche in età adulta in seguito a un evento traumatico: un lutto, una separazione, un incidente.
Molto spesso quando siamo in difficoltà ci chiudiamo in noi stessi “tirando i remi in barca”. Questo è un meccanismo del tutto naturale e in buona misura funzionale per ritornare al nostro equilibrio. Il problema sorge nel momento in cui da una solitudine scelta e consapevole si passa verso un isolamento forzato in cui la gabbia deriva dalle nostre stesse paure e insicurezze.
Non di rado in seguito ad una separazione, ad esempio, tendiamo a rimanere soli e a perdere di fiducia nell’altro. Ci chiudiamo sempre più privandoci della possibilità di riprovarci. Se in questi casi non impariamo a lavorare su noi stessi rischiamo di entrare nel circolo vizioso di solitudine e insicurezza.
Lavorare sulla propria autostima per superare l’insicurezza
Una via da percorrere per riuscire ad uscire da questo circolo vizioso potrebbe essere quella di investire su noi stessi, sulla nostra fiducia in noi stessi.
Possiamo forse far fatica a stare con gli altri ma se solo riusciamo a stare meglio con noi stessi potremmo iniziare a percepirci sempre più adeguati e nel tempo a concederci di ritornare in relazione.
Un sogno, un progetto, un ideale sono tutte vie da percorrere per far crescere la nostra autostima. Portando avanti le nostre passioni o interessi naturalmente potremo diventarne esperti e cambiare la visione di noi stessi.
Talvolta potrebbe rivelarsi utile intraprendere anche un percorso di psicoterapia per riuscire a identificare e modificare la percezione di noi stessi e le tendenze apprese.
La psicoterapia lavora sulla relazione ed è nella relazione che possiamo sperimentare una diversa versione di noi stessi.
Quando la solitudine alimenta la fiducia e la sicurezza in noi stessi
Come accennato non sempre la solitudine porta all’insicurezza. Come ogni cosa tutto dipende dalle specifiche circostanze e dalla storia di ciascuno. In alcuni casi, ad esempio, riuscire a ritagliarsi degli spazi di solitudine e ascolto di sé può rivelarsi come la più importante scelta della vita.
Imparare a conoscersi e a stare bene con se stessi è molto importante. Come sempre il giusto sta nel mezzo. L’obiettivo di un lavoro su di sé dovrebbe essere quello di trovare un giusto equilibrio fra la capacità di stare bene da soli e di stare bene con gli altri. Solo raggiungendo questa fondamentale forma di intelligenza emotiva possiamo sperare di vivere in armonia la nostra vita.