Tutti amiamo stare nella nostra comfort zone, eppure non sempre rimanerci ci è di aiuto. Dov’è che ti senti a tuo agio senza provare ansia o particolare preoccupazione? Quella è la tua comfort zone. Come dice il termine, la comfort zone è il luogo in cui ci sentiamo al sicuro, comodi e sereni. Ma perché alle volte rimanere nella nostra comfort zone potrebbe essere un limite? E perché facciamo così fatica ad uscirne?
La zona di comfort è comoda, eppure, in alcuni casi, potrebbe diventare una gabbia da cui possiamo fare anche molta fatica ad uscire.
Da dove nasce la comfort zone
Ma facciamo un passo indietro. Per aiutarti a capire perché è utile saper uscire dalla propria comfort zone, è necessario che ti spieghi come essa nasce, e si struttura nella nostra vita. Vedi, noi esseri umani siamo principalmente motivati dalla ricerca del piacere e dall’ evitamento del dolore. Il problema, rispetto alla comfort zone, è che non sempre siamo consapevoli del dolore che stiamo provando. Inoltre, non siamo sempre capaci di prevedere come certi comportamenti o attitudini ci potranno portare a soffrire nel futuro.

Con comfort zone possiamo intendere tutte quelle abitudini, relazioni, situazioni, luoghi, in cui ci siamo abituati a stare. La parola chiave qui è abitudine. Noi esseri umani ci abituiamo. Lo facciamo di continuo: nelle relazioni affettive, nell’alimentazione, nei luoghi che frequentiamo, nelle posture fisiche che assumiamo. Noi esseri umani tendiamo a acquisire, fin da piccoli, dei “modus operandi” che poi conserviamo. Iniziamo a mettere in discussione ciò che in noi e consueto, solo quando inizia provocarci del dolore, quando inizia a farci star male.
Capita così di coltivare per tutta la vita delle abitudini che non ci causano mai un dolore così intenso. Abitudini che non ci fanno così male, ma nemmeno così bene, che ci lasciano in una forma di stasi placida, nella quale stiamo comodi. La comodità viene dalla conoscenza, dal fatto che in quella zona di comfort non abbiamo bisogno di porci troppe questioni, troppo domande. Conosciamo ciò che incontreremo, sappiamo come ci troveremo, sappiamo come staremo in quell’ambito specifico. Questo ci rassicura, ci dona una certa dose di serenità e tranquillità, riduce il nostro stress. Questo aspetto può essere inteso come positivo parlando di zona di comfort.
Perché la zona di comfort può limitarci
Il problema, come dicevo, è che non sempre siamo consapevoli di quanto certe abitudini, nel tempo, ci possono di fatto limitare. Facciamo un esempio: potrei trovarmi a vivere una relazione affettiva nella quale mi trovo tutto sommato mio agio, tuttavia in essa potrebbero verificarsi di continuo una serie di situazioni che regolarmente mi fanno soffrire. Quella relazione potrebbe essere diventata ormai per me una zona di comfort, alla quale associo luoghi, abitudini, modi di fare. Rimanere in essa, così com’è, potrebbe rappresentare però un limite importante. Perché, nel tempo, quelle increspature, quelle difficoltà, quelle sofferenze mai affrontate, accumulandosi, potrebbero portare la relazione a rompersi improvvisamente, lasciandomi in difficoltà, spaesato, sofferente.
Uscire dalla propria zona di comfort, in questo caso, potrebbe voler dire prendere in mano la relazione, parlare con l’altra persona, cercare di andare più in profondità rispetto a quelle increspature, a quei conflitti che regolarmente ricorrono. Un tale atteggiamento positivo e propositivo, sebbene difficile o non naturale, potrebbe garantire non solo l’evoluzione positiva della relazione, ma di entrambe le persone.
Prova a espandere questo esempio alle tante diverse situazioni che possiamo trovarci a vivere nella vita. Al lavoro, in famiglia, negli studi, nello sport, nell’ alimentazione, nelle abitudini quotidiane: in tutte queste situazioni potremmo ritrovarci a vivere sempre le stesse esperienze, accumulando tensioni, tossine, dolori, che, nel tempo, possono metterci molto in difficoltà.
Un altro elemento che fa riflettere sulla pericolosità di rimanere nella propria comfort zone è il cambiamento che non dipende da noi. La vita è mutamento, tutto e trasformazione. Cambia la società, cambia la tecnologia, cambia la modalità di comunicare e di comprendere.
Sai usare il computer?
Prova a pensare ad esempio ad una persona anziana che si trova oggi ad affrontare le nuove tecnologie, la digitalizzazione, l’apprendimento degli strumenti informatici. Per molti anziani oggi questo è un problema sempre più pressante. Oggi, non saper usare banalmente la spid (identità digitale), è un impedimento per accedere al sistema sanitario, ai servizi del Comune, e, in generale, alla vita sociale. Per una persona che non ha mai usato un computer, anche solo acquistare un biglietto online per una mostra può essere un problema.
Per molte persone, che non sono cresciute con gli strumenti tecnologici, iniziare ad usare questi stessi strumenti ha rappresentato un’uscita dalla propria comfort zone. Alcuni hanno vissuto questo passaggio in modo naturale, come una sfida o una nuova scoperta, per altri è stata una scelta difficile da prendere, una fonte di sofferenza. Chi è stato tuttavia in grado di uscire dalla propria comfort zone, e sviluppare competenze in questo ambito tecnologico, si è preservato da una sofferenza molto più grande. Oggi per questa ragione molte persone vivono un senso di solitudine, di inadeguatezza, di distacco dal mondo.
Perché facciamo fatica ad uscire dalla comfort zone
Questo è solo uno dei tanti esempi che potrebbero essere fatti. La comfort zone è un atteggiamento mentale. E quando si parla di mente si parla di realtà, perché la mente è il filtro che utilizziamo per osservare quanto ci circonda, per percepire e interpretare il mondo, e noi stessi in esso. I nostri processi mentali influenzano tantissimi ambiti della nostra vita. Lo stesso vale nel caso della zona di comfort. Come detto, noi esseri umani tendiamo ad abituarci, a riutilizzare le stesse soluzioni nei diversi ambiti di vita. Tendiamo ad economizzare risorse e a rivivere le situazioni che conosciamo.
Questa tendenza è giustificata anche da un correlato neuronale specifico, che ha sempre a che fare con la ricerca del piacere e l’evitamento del dolore. Il nostro sistema nervoso reagisce alla ripetizione di schemi consolidati, attivando la secrezione di neurotrasmettitori come dopamina e serotonina, responsabili delle sensazioni di piacere che possiamo provare.
Ripetere, in genere, ci fa star meglio. Certo, questo non vale nel caso in cui ciò che stiamo ripetendo ci causi del dolore immediato, forte, fisico, o psicologico. Ma, in generale, la maggior parte delle abitudini che tendiamo ad assimilare nell’arco della vita, se ripetute, ci procurano un certo piacere. Viceversa, fare qualcosa di nuovo attiva in noi paure, insicurezze, timori per ciò che non conosciamo.
Come possiamo uscire dalla comfort zone
In alcuni casi la paura può essere tale da renderci estremamente difficile uscire dalla nostra comfort zone. Per ogni persona può essere diverso, ed è difficile dare delle indicazioni che possano valere per tutti. In generale, trattandosi di un atteggiamento mentale, la questione è quella di lavorare sulla mente. Cercare di abituarla al nuovo, a vivere esperienze diverse, renderla più duttile e predisposta a cambiare i percorsi che è abituata a visitare.
Se è vero che la mente prova piacere a ripercorrere i soliti schemi, lo schema che dobbiamo riuscire a costruire in essa è quello di uscire dalla comfort zone stessa. Possiamo far diventare un’abitudine il ricercare quotidianamente qualcosa di nuovo, di diverso. Ogni giorno possiamo abituarci a esplorare nuovi contesti, situazioni, relazioni, alimenti, movimenti, eccetera. Semplicissime attività che potremmo svolgere ogni giorno, per cercare di abituarci ad uscire dalla nostra comfort zone potrebbero essere quelle di:
- Cambiare la strada che percorriamo tornando a casa.
- Cambiare ristorante dove andiamo a mangiare.
- Visitare luoghi che non conosciamo.
- Leggere libri che trattano argomenti di cui normalmente non ci interessiamo.
- Provare a conoscere persone nuove, magari anche molto distanti da quelli che sono i nostri canoni usuali.
Perché conviene uscire dalla comfort zone
Qualora ci trovassimo a vivere delle situazioni specifiche, che ci rendiamo conto ormai starci strette, ma alle quali siamo così tanto abituati, la questione potrebbe essere più difficile. Ad esempio, riprendendo il caso della relazione affettiva, potrebbe essere complicato mettere in discussione quanto normalmente accade, o anche solamente cercare di sviluppare una comunicazione più profonda rispetto alla relazione stessa. Tuttavia, affinché le cose cambino, un utile strumento è quello di lavorare sulla nostra motivazione.
Ciò che va compreso, parlando di zona di comfort, è che rimanerci può causarci molta più sofferenza di quanta ne potremmo provare a uscirne subito. Questo è difficile da capire per il nostro sistema nervoso. D’altro canto si tratta di provare un dolore immediato, rispetto a uno ipotetico. Ma il nostro intelletto può venirci in aiuto. Possiamo, ad esempio, domandarci quanto questa o quell’altra abitudine, nel lungo tempo, ci porteranno a stare meglio o peggio. Potremmo fare questo passando in rassegna tutti gli ambiti della nostra vita. Cosa succederà fra dieci anni se porto avanti questa o quell’altra postura, relazione, abitudine, alimentazione ecc..? In base alla risposta potrò forse trovare una più vigorosa motivazione per rompere gli argini della paura e scongiurare pericoli futuri ora più chiari e temibili.