Che cos’è la neuroplasticità.
La neuroplasticità è un meccanismo oggi sempre più studiato nell’ambito delle neuroscienze fondamentale per la nostra vita.
Grazie alla neuroplasticità il nostro cervello continuamente si modifica, adattandosi all’esperienza, permettendoci di fare tutte quelle cose incredibili che noi uomini siamo in grado di fare.
Il miracolo del cervello
Spesso ripeto quanto il nostro cervello sia di fatto un miracolo. Grazie al pensiero, all’esperienza, a quanto viviamo quotidianamente continuamente generiamo e modifichiamo materia. Il pensiero crea. Si, continuamente.
La neuroplasticità è la capacità del nostro sistema nervoso di modificarsi costantemente, rinforzando connessioni, creandone di nuove, generando nuovi percorsi.
Prova ad osservare il tuo computer o device, strumenti tecnologici incredibili che mai avremmo immaginato potessero esitere solo fino a qualche anno fa. Tuttavia ancora oggi tutti i nostri strumenti elettronici hanno un grande limite, quello di poter essere aggiornati solo nel software. Il nostro cervello è una biotecnologia avanzatissima, in grado di aggiornare continuamente non solo il software, i pensieri o programmi, ma anche l’hardware.
Ogni pensiero, parola, azione, sensazione ha un effetto sul nostro sistema mente corpo, generando dei cambiamenti che a livello del sistema nervoso e più in particolare del cervello sono oggi sempre più studiati e documentati.
La storia della neuroplasticità
Il primo ad utilizzare questo termine è stato Jerzy Konorski nel 1948 descrivendo i cambiamenti nella struttura neuronale.
All’inizio si pensava in realtà che il nostro cervello non cambiasse molto una volta superata l’età infantile. Diventati adulti, ci si aspettava che esso subisse semplicemente un lento declino fino all’ età anziana e infine alla morte.
Oggi sappiamo che tutto ciò non è vero, in particolare grazie a strumenti come la risonanza magnetica funzionale o la Pet (tomografia ad emissione di positroni) possiamo osservare un cervello vivo, in funzione e scoprirne l’evoluzione. Prima dello sviluppo di queste tecnologie era possibile osservare solo i cervelli dei defunti. Su di essi si svolgevano ampi studi che tuttavia non potevano dare grandi informazioni “evolutive” del sistema nervoso.
I primi studi sulla neuroplasticità
I primi studi che hanno invece evidenziato il meccanismo della neuroplasticità sono stati quelli sul trauma. Si osservò che in seguito ad eventi traumatici il nostro sistema nervoso era in grado di riorganizzarsi, riattivando le funzioni perse grazie ad un meccanismo noto come colonizzazione neuronale.
Persone che in seguito a lesioni di parti specifiche del cervello perdevano delle funzioni come muovere un arto o parlare correttamente, grazie ad un lavoro, per lo più rieducativo, erano in grado di riacquisire le capacità perse riattivando diversamente il proprio sistema nervoso.
Le zone danneggiate venivano come rimpiazzate da quelle limitrofe che permettevano così di riattivare le funzioni perse.
Il cervello di tassisti e violinisti
Altri studi successivi sono stati effettuati sui tassisti di Londra e sui violinisti. In entrambi i casi la funzione specifica del tenere a mente la mappa della città o di muovere in modo differente le mani nel caso del violinista avevano un correlato neurone specifico. La zona deputata alla mappatura spaziale era maggiormente estesa rispetto alla media nel caso dei tassisti, lo stesso vale per il movimento fine motorio della mano sinistra dei violinisti.
Oggi sono ormai migliaia le ricerche che dimostrano come l’attività di ogni giorno modifica il nostro cervello facendo si che si adatti al meglio per svolgere la specifica attività.
In questo video approfondisco questi temi.
Il meccanismo neuronale alla base della neuroplasticità
Ogni attività che svolgiamo con continuità semplicemente modifica il nostro cervello. Secondo l’ormai storica regola di Hebb
«se un neurone A è abbastanza vicino ad un neurone B da contribuire ripetutamente e in maniera duratura alla sua eccitazione, allora ha luogo in entrambi i neuroni un processo di crescita o di cambiamento metabolico tale per cui l’efficacia di A nell’eccitare B viene accresciuta»”
La questione è che più attiviamo alcune zone svolgendo specifiche attività e più inviamo proprio a quelle zone energia, sangue, sostanze nutritive, ossigeno. Più attiviamo così specifiche zone e più esse vengono nutrite semplicemente “crescendo”.
La differenza fra neuroplasticità e neurogenenesi
Una questione interessante riguarda la differenza fra neuroplasticità e neurogenesi.
Come detto la neuroplasticità riguarda per lo più la capacità del cervello di adattarsi e modificarsi in base alle diverse situazioni della vita. La neurogenesi è invece quel processo grazie al quale il cervello continua a generare nuove cellule nervose, nuovi neuroni. Contrariamente a quanto si pensava tempo addietro oggi sappiamo infatti che in particolari aree come nell’ippocampo la generazione di nuove cellule continua per tutto l’arco di vita.
Tale processo è fondamentale per la memoria.
Come allenare il cervello e sfruttare la neuroplasticità
La questione diventa allora come poter allenare il nostro cervello.
In realtà noi alleniamo continuamente il nostro cervello ogni giorno facendo ciò che facciamo. Il punto è che nella maggior parte dei casi non abbiamo idea di quanto e come certe attività influenzino il nostro sistema nervoso.
Ad esempio qual’è l’effetto del guardare la televisione o del guidare l’auto?
Alcuni possibili esercizi e attività
Diversi studi hanno ad esempio dimostrato quanto un attività meditativa come la Mindfulness abbia degli effetti molto interessanti sul cervello fra cui la riduzione dell’amigdala, una piccola area del nostro cervello fondamentale nella regolazione della paura. Semplicemente le persone che meditano con costanza sono meno reattive e tendono appunto ad essere meno afflitte da stati paurosi. Inoltre la meditazione aumenta l’attenzione, la memoria, la concentrazione permettendo un funzionamento migliore a livello globale.
Se vogliamo aumentare specificatamente la memoria molto semplicemente potremo svolgere attività che ci permetto di usarla più intensamente come ad esempio le parole crociate che facilitano l’attivazione della memoria semantica. Oppure semplicemente ricordare episodi del nostro passato ed attivare così la memoria episodica autobiografica.
Altre attività possono ad esempio essere quella di scrivere o mangiare con la mano non dominante e quindi forzarci ad attivare nuove aree del cervello. O camminare e muoverci nello spazio chiudendo gli occhi ed allenandoci così ad una maggiore attenzione e presenza a quanto accade.
Ancora possiamo allenare la vista, semplicemente prendendo un oggetto e allenandoci a notarne tutti i dettagli e quando pensiamo di averli visti tutti possiamo lasciarlo stare qualche minuto per poi riprenderlo in mano e accorgerci di molto altro. In questo modo alleniamo il nostro apparato visivo ad essere sempre più analitico nell’osservazione.
Un’altra attività che nel complesso ha dimostrato di attivare molto il nostro sistema nervoso portandoci ad un vero e proprio allenamento per la mente è quella di apprendere una nuova lingua. In questo caso le zone coinvolte sono ancora maggiori portandoci a benessere su diversi fronti.