Amare sé stessi: se non lo fai tu chi lo farà?

Amare sé stessi

In questa semplice frase si racchiudono molte verità. Ciascuno di noi ama sulla base di quanto è stato amato. L’esperienze che viviamo, fin dai primissimi giorni di vita, e ancora prima nel grembo di nostra madre, incidono fortemente sulla nostra capacità di amare.

Ogni volta che qualcuno ti ama, naturalmente inizi ad amare anche tu.

Noi esseri umani apprendiamo per immedesimazione. Osservando e vivendo con gli altri apprendiamo a fare ciò che essi stessi vivono e fanno. La scoperta degli ormai famosi neuroni a specchio ha ben chiarito come funziona questo semplice meccanismo. Il nostro cervello non fa una grande distinzione fra ciò che noi viviamo e ciò che vediamo vivere agli altri. Se osservi una persona correre, il tuo cervello, in parte, si attiva così come se anche tu stessi correndo. Ogni volta che viviamo in relazione con qualcuno, interiorizziamo il suo modo di percepire il mondo e di rapportarsi con esso.

Se da bambini si viene amati e rispettati, sarà sempre più naturale e semplice amare sé stessi e gli altri.

Da bambini e in realtà per tutto il corso della vita, impariamo a vederci con gli occhi degli altri. E’ grazie all’attenzione che gli altri ripongono in noi che cresciamo.

Nessuno potrebbe sopravvivere senza almeno un po’ d’amore, attenzione, cura. Se ci pensi nulla potrebbe essere senza una seppur piccola dose d’amore.

Il problema è che, tuttavia, molti di noi crescono senza ricevere molta di quest’amorevole attenzione da parte delle persone che ci sono vicine e questo a causa di tanti fattori.
Il primo, il più semplice, è che i genitori stessi, a loro volta, sono stati figli. E figli che non vengono sufficientemente amati diventeranno genitori non in grado di amare. I genitori ci danno quello che possono e possono in relazione a quanto hanno ricevuto. Non ha alcun senso prendersela con loro se non ci hanno dato quanto avremmo voluto. Per primi loro, hanno evidentemente sofferto se non sono stati in grado di amare sé stessi realmente e quindi gli altri.

Gli studi sullo sviluppo dei bambini hanno dimostrato come sia possibile predire lo stile di attaccamento di questi, ancora prima che essi nascano, in base allo stile di attaccamento dei genitori e in particolare della madre.

Lo stile di attaccamento è un concetto abbastanza articolato. Mi limiterò qui a dire che ve ne sono di tre tipi principali: sicuro, insicuro evitante, insicuro ambivalente o preoccupato.

Essenzialmente lo stile di attaccamento determina quanto ci sentiremo sicuri di esplorare il mondo che ci circonda, fiduciosi di poter tornare alla nostra base sicura interiorizzata nella relazione con la madre oppure insicuri evitanti, tendenti all’isolamento o insicuri ambivalenti e quindi prevalentemente travolti dall’emozioni senza essere in grado di gestirle.

Le relazioni primarie in sostanza ci strutturano, dando un forte impulso a ciò che siamo.

E’ una condanna? No, fortunatamente no, è probabile, ma non predeterminato.
Mi spiego. In realtà tutte le relazioni che viviamo nella vita concorrono a farci diventare ciò che siamo, non solo quelle con i nostri genitori. Certamente queste hanno un impatto molto forte, ma ciascuno di noi può imparare ad amare sé stesso e a cambiare lo stato delle cose dentro di sé.

Nuove relazioni appaganti, emozioni positive, piccoli o grandi successi della vita, possono aiutare molto a sviluppare una maggiore capacità di amare sé stessi.
E chi ama sé stesso riesce ad amare anche più gli altri e così via, in un circolo virtuoso sempre più positivo. Cercare di amare sempre più gli altri, non a caso, è una delle cose migliori che si possono fare per imparare ad amare sé stessi sempre più.

Anche se abbiamo ereditato certi modelli di pensiero o attitudini mentali, nulla vieta che noi non si possa riuscire, grazie ad uno sforzo determinato e coerente, ad emergere dallo stato di consapevolezza in cui siamo cresciuti e sviluppare nuovi punti di vista, nuove prospettive.

Amare sé stessi è in realtà un arte. E se è vero che non siamo stati tanto amati, non sta scritto da nessuna parte che non possiamo essere noi i primi a farlo. Crescendo ciascuno di noi ha il diritto e, a mio avviso, il dovere di iniziare ad amare sé stesso.