Disturbo di depersonalizzazione e derealizzazione

Il disturbo di depersonalizzazione e derealizzazione è un disturbo invalidante in grado di far sperimentare molta sofferenza alla persona che si trova a viverlo.

Essenzialmente la depersonalizzazione consiste nell’incapacità transitoria o permanente di sentirsi in contatto con se stessi. Chi soffre uno stato di depersonalizzazione fa fatica a sentire il proprio corpo, la propria mente e le proprie emozioni.

Disturbo di depersonalizzazione e derealizzazione
Disturbo di depersonalizzazione e derealizzazione

La derealizzazione consiste invece nel non sentirsi più collegati alla realtà. La percezione in un disturbo di derealizzazione è quella di essere staccati, dissociati da quanto ci accade. Come se stessimo vivendo in un film che vediamo dall’esterno, incapaci di entrarvi.

Disturbo di depersonalizzazione e derealizzazione e disturbi dissociativi

Il disturbo di depersonalizzazione e derealizzazione è un disturbo dissociativo che coinvolge memoria, identità, emozioni, percezione, comportamento e senso del sé. È un disturbo pervasivo che, nei casi più gravi, può metterci molto in difficoltà.

I disturbi dissociativi, sono disturbi in cui la nostra coscienza si stacca, si separa. Da se stessa, come nel disturbo dissociativo dell’identità, dal corpo o dalla realtà. Possiamo avere una tendenza alla dissociazione, ma si parla di disturbo quando i sintomi sono così intensi da portarci ad uno stato di sofferenza permanente o di inabilità, rispetto alle usuali funzioni della vita. Quando questo senso di separazione ci porta a difficoltà importanti nella vita personale, affettiva o professionale, si può iniziare a identificare un disturbo specifico.

Anche il fattore tempo ha una componente importante. In seguito a specifiche situazioni possiamo avere la percezione di essere lontani dalla realtà. Questa sensazione può tuttavia protrarsi per un breve periodo, qualche giorno o settimana e poi sparire da sola. Quando invece la permanenza del sintomo è costante ci si trova in una condizione patologica che può essere meglio affrontata con l’ausilio di un intervento specifico.

Che cos’è il disturbo di depersonalizzazione

Il disturbo di depersonalizzazione è quindi una condizione in cui abbiamo la netta percezione di non essere in contatto con noi stessi.

Nel disturbo di depersonalizzazione non ci sentiamo padroni del nostro corpo, né, tanto meno, della nostra mente o delle nostre emozioni. Nei casi più gravi potremmo avere la percezione di essere come degli automi, non in grado di decidere nemmeno delle nostre azioni.

Alcuni pazienti riferiscono di percepirsi come degli “zombi” che si muovono di vita propria. Come osservatori impotenti del proprio corpo, che continua a vivere a prescindere dalla volontà.

Chiaramente il disturbo di depersonalizzazione porta a dei vissuti di grande sofferenza. E’ come sentirsi imprigionati in uno spazio “non spazio”, in cui si può solo osservare ciò che accade, senza riuscire a sperimentare un’emozione o una sensazione più profonda.

Che cos’è il disturbo di derealizzazione

I sintomi più specifici del disturbo di derealizzazione hanno più a che fare con la realtà. Si conserva maggiormente la capacità di percepire se stessi ma viene a mancare quella di percepire l’ambiente circostante, la realtà intorno a noi.

Anche nel caso della derealizzazione possiamo percepire uno stato di grande sofferenza e questo per il fatto che ci sentiamo estranei al contesto, alle relazioni, alle situazioni.

Nel disturbo di derealizzazione possiamo sentirci come in un sogno dal quale non riusciamo a svegliarci. Molte persone riferiscono di sentirsi proprio così. Come avvolte dalla nebbia, oppure come se un vetro spesso le separasse dalla realtà, impedendo loro di comunicare, di entrare in contatto, di essere in contatto.

Anche la percezione del mondo può essere deformata. Senza colori, odori, sfumature. La realtà può essere percepita diversamente da come di fatto è. Potremmo far fatica a percepire la vita che ovunque si manifesta oppure percepire anche gli oggetti diversi da come sono. Più sottili o più chiari. Anche il tempo può subire una dispercezione allungandosi o restringendosi.

Disturbo o tendenza

Come detto, perché si possa parlare di disturbo, è necessario che vi siano alcuni indicatori come durata dei sintomi e, soprattutto, intensità degli stessi. Inoltre, prima di poter diagnosticare un disturbo di depersonalizzazione o derealizzazione, è necessario aver escluso altre possibili patologie più di carattere organico.

Tuttavia, le percezioni dissociative sono in realtà abbastanza comuni nell’arco della vita.

Soprattutto in alcuni momenti di crisi o di maggiore stress, possiamo sentirci distaccati da noi stessi o da ciò che sta succedendo intorno a noi.

Questo è un processo naturale. È come se il nostro sistema andasse in standby per proteggersi da un corto circuito.

Ad esempio, possiamo trovarci in una situazione di emergenza a causa di un evento naturale imprevisto ed essere costretti a modificare drasticamente, ma per un breve periodo, le nostre abitudini. In questi casi possiamo sperimentare una sensazione inusuale di distacco dalla realtà. Tale distacco è tuttavia funzionale a non vivere con troppa intensità la situazione contingente.

In casi come questo, una volta risolta la situazione, il nostro sistema tenderà a ritornare al suo funzionamento originario permettendoci di ritornare alle nostre abituali attitudini. Chiaramente il discorso cambia in base alla persistenza del fenomeno.

Le cause del disturbo di depersonalizzazione e derealizzazione

Le cause, ad oggi identificate, nello sviluppo di un disturbo di depersonalizzazione o derealizzazione, si ricercano in eventi traumatici o di prolungato stress che possono aver compromesso il regolare funzionamento della persona.

Abusi, violenze, eventi naturali catastrofici, come anche uno stress eccessivamente intenso o prolungato, possono portare alla manifestazione di sintomi di depersonalizzazione o derealizzazione. Questi eventi, così lontani dall’ordinario, portano la persona ad uno stato dissociativo.

In realtà si stima che nell’arco della vita una discreta fetta della popolazione abbia avuto episodi di depersonalizzazione o derealizzazione. Tale stima si alza notevolmente in relazione a traumi o condizioni di stress prolungate. Normalmente, al passare di queste condizioni contingenti, passa anche la sensazione di dissociazione.

Perché si strutturi un disturbo sono in genere necessari una serie di fattori ancora non ben identificati. Di certo l’età della persona e l’intensità degli eventi possono concorrere nella strutturazione, o meno, di un disturbo conclamato.

Possibili interventi di cura

Fra le tipologie di interventi che hanno prodotto discreti risultati, nel caso di disturbi di depersonalizzazione e di derealizzazione, vi è sicuramente la psicoterapia.

Il lavoro in terapia si articola su diversi livelli. A livello cognitivo, nella gestione dei pensieri ossessivi che spesso accompagnano il disturbo, ponendo la persona in uno stato di costante allarme. Un intervento importante è quello volto a desensibilizzare il ricordo di eventi traumatici, o particolarmente stressanti, spesso alla base del disturbo, grazie a tecniche specifiche come l’EMDR.

Anche un intervento comportamentale volto a riprendere il possesso del proprio corpo e delle proprie sensazioni può avere degli effetti positivi.

A livello più dinamico è invece utile andare a comprendere meglio le cause che possono aver portato allo strutturarsi del disturbo, così da poter rielaborare e superare il passato.

Il lavoro, più in generale, consiste, oltre che a superare situazioni stressanti o debilitanti contingenti, ad approfondire il contatto con se stessi, riprendendo sempre più presenza nel corpo e nella mente. In questo possono essere d’aiuto, sempre all’interno del rapporto terapeutico, l’utilizzo di strumenti come la Mindfulness, finalizzati proprio all’aumento dell’ascolto di sé.

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