Il disturbo dissociativo dell’identità (precedentemente noto come disturbo di personalità multipla) è una condizione psicologica complessa, probabilmente causata da molti fattori. Tra questi i più importanti sono in genere gravi traumi vissuti durante la prima infanzia: abuso fisico, sessuale o emotivo di solito estremo e ripetitivo.

Cos’è il disturbo dissociativo dell’identità?
Spesso può capitare di sperimentare una lieve dissociazione: sogni ad occhi aperti, l’immersione in una specifica attività, una relazione particolarmente intensa. Tuttavia, il disturbo dissociativo dell’identità è una forma grave di dissociazione, un processo mentale che produce una mancanza di connessione nei pensieri, nei ricordi, nei sentimenti, nelle azioni o nel senso di identità di una persona.
Si ritiene che il disturbo dissociativo dell’identità derivi da una combinazione di fattori che possono includere traumi. L’aspetto dissociativo potrebbe essere una forma di protezione o coping: la persona si dissocia letteralmente da una situazione o esperienza troppo violenta, traumatica o dolorosa per poter essere intergrata nella coscienza.
Che cosa accade realmente nel disturbo dissociativo dell’identità
Ci si potrebbe chiedere se il disturbo dissociativo dell’identità sia reale. Alcuni credono si tratti di una deriva di altri problemi psichiatrici, come del disturbo borderline di personalità, o anche il prodotto di profonde difficoltà nel far fronte alla vita quotidiana.
Disturbo dissociativo dell’identità e neuroscienze
Le tecniche di neuroimaging sono state utilizzate per distinguere tra gli individui con disturbo dissociativo dell’identità e individui sani, sulla base della loro struttura cerebrale.
In uno studio pubblicato nel British Journal of Psychiatry sono state eseguite scansioni cerebrali con risonanza magnetica (MRI) su 75 donne, 32 con diagnosi confermate di disturbo dissociativo dell’identità e 43 controlli sani. I due gruppi sono stati accuratamente abbinati per diversi dati demografici tra cui età, anni di istruzione e condizione generale.
Utilizzando tecniche di apprendimento automatico e tecniche di neuroimaging per riconoscere i modelli nelle scansioni cerebrali, i ricercatori sono stati in grado di distinguere tra i due gruppi con un’accuratezza complessiva del 73%, significativamente superiore al livello di accuratezza tipicamente previsto.
Questa ricerca, condotta dalla dottoressa Simone Reinders, utilizzando il più grande campione di individui con disturbo dissociativo dell’identità (DID) in uno studio di imaging cerebrale, è la prima a dimostrare che gli individui con questa condizione possono essere distinti dagli individui sani sulla base della loro struttura cerebrale.
Che cosa effettivamente accade a livello neuronale nel DID
In realtà la ricerca sui cambiamenti strutturali del cervello in pazienti con disturbo dissociativo dell’identità ha prodotto risultati non uniformi. Uno studio ha riportato diminuzioni volumetriche nell‘amigdala e nell’ippocampo (Vermetten et al., 2006), mentre un altro ha prodotto risultati negativi (Weniger, Lange, Sachsse e Irle, 2008). La non omogeneità di questi risultati può essere in parte compresa alla luce dei nuovi dati di ricerca, che suggeriscono l’impatto dello stress sulle strutture coinvolte nella lavorazione mnemonica (come l’ippocampo e l’amigdala) ha una risposta differenziata, che è modulata dall’esistenza di alcune finestre di vulnerabilità dello sviluppo (Lupien et al., 2009).
Diversi ricercatori hanno studiato i pazienti con disturbo dissociativo dell’identità attraverso la risonanza magnetica funzionale. Saxe, Vasile, Hill, Bloomingdale e van der Kolk (1992) hanno mostrato grazie alla tomografia computerizzata a emissione singola (SPECT) che a cambiamenti nello stato di personalità del paziente con DID erano associate significative fluttuazioni del flusso sanguigno nel lobo temporale destro. Sar, Unal, Kiziltan, Kundakci e Ozturk (2001) e Sar, Unal e Ozturk (2007) hanno studiato la perfusione cerebrale in un numero considerevole di pazienti (15 in uno studio, 21 in l’altro) con DID. Il flusso ematico cerebrale è risultato essere diminuito nell’emisfero sinistro e la corteccia orbitofrontale destra dei pazienti con DID risulta aumentata nella regione laterale temporale sinistra (dominante) (Sar et al., 2001) o bilateralmente nella corteccia occipitale (Sar et al., 2007).
Altri due interessanti studi sono stati eseguiti da Simone Reinders (Reinders et al., 2003, 2006). Insieme ai suoi colleghi ha studiato pazienti con DID. Usando la risonanza magnetica, ha trovato diverse attivazioni cerebrali quando i pazienti erano mentalmente in distinti stati di auto-consapevolezza. Come in molti altri studi, la corteccia prefrontale mediale era correlata a questi diversi stati.
Il percorso verso il trattamento
Nonostante lo sviluppo di studi di neuroimaging sempre più sofisticati, il disturbo dissociativo dell’identità è ancora uno dei più controversi disturbi della salute mentale, con una lunga storia diagnosi errate. Molti pazienti con questa condizione condividono una storia di anni di diagnosi errate, trattamento farmacologico inefficiente e diverse ospedalizzazioni.
Quali sono i sintomi del disturbo dissociativo dell’identità?
Più specifico di un “semplice” disturbo dissociativo e differente dal disturbo di depersonalizzazione e derealizzaione, il disturbo dell’identità dissociativa è caratterizzato dalla presenza di due o più identità distinte o diversi stati di personalità che influenzano il comportamento della persona. Nel disturbo dissociativo dell’identità si riscontra una certa difficoltà a ricordare le informazioni personali più importanti delle diverse personalità, con vuoti di memoria non riferibili a semplici dimenticanze.
Gli “alter ego” o le diverse identità hanno ciascuna la propria età, sesso o razza, posture, gesti e un modo distinto di parlare. A volte gli alter ego sono persone immaginarie, a volte animali. Poiché ogni personalità si rivela e controlla il comportamento e i pensieri degli individui, si chiama “commutazione“. La commutazione può richiedere da secondi a minuti, a giorni. Sotto ipnosi le diverse “alterazioni” o identità della persona possono essere molto sensibili alle richieste del terapeuta.
Insieme alla dissociazione e alle personalità multiple o divise, le persone con disturbi dissociativi possono sperimentare una serie di altri problemi psichiatrici, fra cui depressione, sbalzi d’umore, tendenze suicide, disturbi del sonno, ansia, attacchi di panico, fobie, abuso di alcool e droghe, compulsioni e rituali, sintomi simil-psicotici (incluse allucinazioni uditive e visive), disturbi alimentari.
Sintomi “minori” del disturbo dissociativo dell’identità
Altri sintomi di disturbo dissociativo dell’identità possono includere mal di testa, amnesia, perdita di tempo, trance e “esperienze fuori dal corpo”. Alcune persone con disturbi dissociativi hanno una tendenza verso l’auto-persecuzione, l’auto-sabotaggio e persino la violenza (sia autoinflitta che diretta verso l’esterno). Ad esempio, qualcuno con disturbo dissociativo dell’identità potrebbe trovarsi a fare cose che normalmente non farebbero, come guidare spericolatamente o rubare denaro al proprio datore di lavoro o a un amico, spesso sentendo di essere costretti a farlo. Alcuni descrivono la sensazione di essere un passeggero nel proprio corpo piuttosto che l’autista. In altre parole, credono veramente di non avere scelta.
Qual è la differenza tra Disturbo dissociativo dell’identità e schizofrenia?
La schizofrenia e il disturbo dissociativo dell’identità sono spesso confusi, ma sono in realtà patologie molto diverse.
La schizofrenia è una malattia mentale che coinvolge la psicosi cronica (o ricorrente), caratterizzata principalmente dall’ascoltare o vedere cose che non sono reali (allucinazioni) e pensare o credere che non hanno nessuna base di realtà (deliri). Contrariamente ai malintesi popolari, le persone con schizofrenia non hanno personalità multiple. I deliri sono il sintomo psicotico più comune nella schizofrenia; le allucinazioni sono nella maggior parte dei casi uditive.
Il suicidio è un rischio sia per la schizofrenia che per il disturbo dissociativo dell’identità, sebbene i pazienti con personalità multiple abbiano una storia di tentativi di suicidio più spesso di altri pazienti psichiatrici.
L’influenza della dissociazione sulla vita quotidiana
Ci sono diversi modi principali in cui i processi psicologici del disturbo dissociativo dell’identità cambiano il modo in cui una persona sperimenta la vita:
- Depersonalizzazione. Un senso di distacco dal proprio corpo spesso definito come un’esperienza “fuori dal corpo”.
- Derealizzazione. Questa è la sensazione che il mondo non sia reale o che appaia nebbioso o lontano.
- Amnesia. Difficoltà nel ricordare informazioni personali significative che sono così estese da non poter essere attribuite a ordinarie dimenticanze. Possono presentarsi micro-amnesie in cui la discussione non viene ricordata o il contenuto di una conversazione significativa viene dimenticato da un secondo all’altro.
- Confusione o alterazione dell’identità. Entrambe comportano un senso di confusione su chi sia una persona. Un esempio di confusione dell’identità è quando una persona ha difficoltà a definire le cose che le interessano nella vita, i suoi punti di vista politici o religiosi o sociali, il proprio orientamento sessuale o le proprie ambizioni professionali. Oltre a queste apparenti alterazioni, la persona può sperimentare distorsioni nel tempo, nel luogo e nella situazione.
Quali ruoli svolgono le diverse personalità?
Le diverse personalità possono svolgere diversi ruoli nell’aiutare l’individuo a far fronte ai dilemmi della vita. Ad esempio, c’è una media di due o quattro personalità presenti quando il paziente viene inizialmente diagnosticato. Nel corso del trattamento possono essere riconosciute in media fino a 13-15 diverse personalità. Anche se rari, ci sono stati casi di disturbo dissociativo dell’identità con più di 100 personalità.
Quali sono le cause del disturbo dissociativo dell’identità?
Anche se le cause vere e proprie del disturbo dell’identità dissociativa sono ancora vaghe, la ricerca mostra come il disturbo sia probabilmente una risposta psicologica agli stress interpersonali e ambientali. In particolare durante gli anni della prima infanzia abbandono o abuso emotivo possono interferire profondamente con lo sviluppo della personalità. Circa il 99% delle persone che sviluppano disturbi dissociativi è risultato aver avuto storie personali caratterizzate da oppressione e violenza o comunque un forte senso di pericolosità nella vita in uno stadio sensibile dello sviluppo infantile (di solito prima dei 9 anni).
La dissociazione può manifestarsi anche in seguito a “semplice” negligenza persistente o abuso emotivo, senza abuso fisico o sessuale manifesto. I risultati mostrano che nelle famiglie in cui i genitori sono spaventosi e imprevedibili, i bambini possono sviluppare disturbi dissociativi.
Come viene diagnosticato il DID?
Fare diagnosi di disturbo dissociativo dell’identità richiede tempo. Si stima che le persone con disturbi dissociativi abbiano trascorso sette anni nel sistema di salute mentale prima di una diagnosi accurata. Questo è comune, perché l’elenco dei sintomi che spingono una persona con un disturbo dissociativo a cercare un trattamento è molto simile a quello di molte altre diagnosi psichiatriche. Infatti, molte persone che hanno disturbi dissociativi hanno anche diagnosi coesistenti di disturbi borderline di personalità, depressione e ansia.
I criteri del DSM-5 per diagnosticare il disturbo dissociativo dell’identità
- Sono presenti due o più identità distinte o stati di personalità, ciascuno con il proprio modello relativamente persistente di percezione, relazione e riflessione sull’ambiente e il sé.
- L’amnesia deve verificarsi, definita come lacune nel richiamo di eventi quotidiani, importanti informazioni personali e / o eventi traumatici.
- La persona deve essere afflitta dal disturbo o avere problemi di funzionamento in una o più aree di vita importanti a causa del disturbo.
- Il disturbo non fa parte delle normali pratiche culturali o religiose.
- I sintomi non possono essere dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (come blackout o comportamento caotico durante l’intossicazione da alcol) o a una condizione medica generale (come convulsioni parziali complesse).
La terapia per la cura del disturbo
Anche se non esiste una “cura” definita per il disturbo dell’identità dissociativa, il trattamento a lungo termine può essere utile se il paziente mantiene una buona alleanza terapeutica. Trattamenti efficaci sono in genere trattamenti di psicoterapia, ipnoterapia e terapie complementari come l’arte terapia. Vista l’incidenza del disturbo, che si stima essere intorno all’1%, non esistono trattamenti terapeutici consolidati per il disturbo dissociativo dell’identità. In genere gli approcci psicoterapeutici costituiscono, in ogni caso, il punto cardine della terapia.
Una delle componenti più importanti del lavoro terapeutico ha a che fare con il lavoro sul trauma.
Il trattamento di disturbi concomitanti, come depressione o disturbi da uso di sostanze, è fondamentale per il miglioramento generale. In tali casi può rivelarsi utile anche un trattamento farmacologico.