Fobie, origine e trattamento

Fobie

Che cosa sono le Fobie

Le fobie sono una particolare manifestazione ansiosa caratterizzata da intense paure immotivate e incontrollate che spesso incidono notevolmente sulla nostra vita.

Le fobie ci impediscono di compiere gli atti della vita normale. Come muri invalicabili si frappongono fra noi e il raggiungimento anche dei più semplici obiettivi.

Dare un esame, parlare in pubblico, stare all’aperto o al chiuso, ritrovarsi in prossimità di un animale generico o specifico sono solo alcune delle tante situazioni in cui possiamo sentire forte l’insorgere di una fobia.

Effetti delle fobie sulle nostre vite

L’effetto principale generato da una fobia è quello dell’evitamento di situazioni e contesti che potrebbero generare l’intensa sensazione di vulnerabilità ed estremo pericolo suscitata dalla fobia stessa.

Ciò che succede è che in presenza di una fobia specifica si tenda ad evitare tutte le situazioni in cui potremmo trovarci nuovamente in contatto con le nostre paure. Quest’attitudine ha un effetto particolarmente deleterio sulla nostra vita quotidiana, portandoci alle volte ad evitare le più semplici attività. Andare a scuola, al lavoro, stare in relazione con gli altri, scendere al supermercato per fare la spesa possono diventare tutte situazioni percepite come pericolose. In questi casi la paura di essere di nuovo sopraffatti dalla fobia diventa tale da farci stare sempre in uno stato di allerta e da impedirci di svolgere le normali attività quotidiane.

Fobie e ansia anticipatoria

Connessa alla fobia si sviluppa così una specifica forma d’ansia, denominata ansia anticipatoria.

A volte la preoccupazione di ritrovarci di nuovo nella situazione temuta diviene più dannosa della situazione stessa. La paura che si genera in questi casi può essere devastante, portandoci a chiuderci e a limitare sempre più i contatti con l’esterno.

In questi casi si parla di ansia anticipatoria. Nonostante non si stia verificando l’evento temuto, la preoccupazione che esso possa comunque capitare è così forte da portarci in uno stato di allerta estremo. Quest’allerta nella maggior parte dei casi è sufficiente a farci stare molto male.

Le diverse fobie

Esistono come detto diverse fobie, in realtà per ciascuna persona possono presentarsi fobie specifiche difficilmente catalogabili e generalizzabili. Ciascuno di noi è diverso e il modo in cui prende forma questa particolare manifestazione ansiosa può variare da persona a persona. Tuttavia nella maggior parte dei casi possono essere identificati dei “filoni” principali.

Agorafobia

Etimologicamente “paura della piazza” è la sensazione di paura o grave disagio che si prova in ambienti non familiari o comunque in ampi spazi all’aperto senza motivo. In questi casi la persona teme di non riuscire a controllare e sente un forte stimolo a cercare una via di fuga immediata verso un luogo da lei reputato più sicuro.

L’agorafobia è sicuramente una delle fobie più invalidanti in quanto ci costringe ad evitare moltissimi luoghi o situazioni anche aggregativi o della vita quotidiana, spingendoci in un isolamento spesso causa di sofferenze progressivamente più grandi.

L’agorafobia ci costringe a limitare di molto le uscite sul territorio. Negozi, supermarket, mezzi pubblici, diventano tutti luoghi pericolosi e temuti.

In questi casi anche solo la preoccupazione di poter stare male diventa talmente intensa da impedirci di svolgere molte delle nostre normali attività.

L’agorafobia viene in genere diagnosticata in assenza di storia di attacchi di panico.

Fobie specifiche

La fobia specifica è una paura immotivata, del tutto irrazionale e pervasiva, che si manifesta in presenza di specifici oggetti o situazioni. La fobia specifica, un tempo chiamata “semplice”, si riferisce quindi ad un campo delimitato. Potrebbe trattarsi ad esempio della paura dei ragni, “Aracnofobia” o del buio “Achluofobia” come anche quella dei tuoni “Ceraunofobia” o della più comune paura di volare.

La specifica “forma” che assumerà la fobia è strettamente legata al mondo interno e alla storia personale di ciascuna persona.

Nel DSMV, il manuale diagnostico più utilizzato per classificare le diverse patologie psichiatriche, le fobie specifiche vengono organizzate in queste categorie:

  • Tipo animali
  • Ambiente di tipo naturale
  • Sangue-iniezione-lesioni
  • Tipo situazionale
  • Altro tipo (come ad esempio la paura di soffocare e vomitare o per i bambini la paura dei rumori forti e dei personaggi in costume)

Ma come scritto le fobie possono assumere forme particolarmente diverse a seconda della persona.

Anche la fobia specifica può essere particolarmente invalidante, ad esempio impedendoci di fare viaggi in aereo nel caso dell’aviofobia, o di avvicinarci all’acqua in quello dell’hydrofobia.

Spesso anche la fobia specifica è accompagnata da ansia anticipatoria.

In Italia, circa il 5,7% della popolazione soffre di fobie specifiche.

Fobia sociale

La fobia sociale è un’altra tipologia specifica di fobia caratterizzata da paure profonde e immotivate in relazione alla possibilità di trovarci in contesti sociali. La paura del contatto con persone estranee diventa talmente intensa da limitare di molto anche i più semplici atti quotidiani come chiedere un’indicazione stradale, fermarsi in un bar, andare ad una festa, ecc..

Sul piano relazionale una fobia sociale può avere ripercussioni notevoli, spingendo la persona in un isolamento che generalmente comporta molta sofferenza.

Perché oggi le fobie sono così in aumento?

L’uomo di oggi ha raggiunto notevoli traguardi, è stato in grado di conquistare lo spazio, costruire palazzi, scavare gallerie fino alle profonde viscere della terra, eppure nonostante tutto il grande successo non è ancora minimamente in grado di dominare sé stesso.

Siamo cresciuti all’esterno ma internamente l’uomo si trova ancora a livelli preistorici. Impaurito dai semplici eventi della vita si trova a dover combattere contro ombre e fiere capaci di distruggere la sua vita in un attimo.

Noi uomini non ci conosciamo, non veniamo abituati fin da piccoli a fare attenzione a che cos’accade dentro di noi, a quali sono le nostre motivazioni, alle forze che ci spingono in una direzione o nell’altra, alle tendenze più o meno acquisite che ci portano a percepire la realtà stessa in un modo predeterminato.

Di fronte a tanta ignoranza rispetto all’unica materia davvero importante che andrebbe insegnata a scuola l’uomo si trova attanagliato da ansie e fobie, spesso incatenato anche alle pesanti catene della depressione.

La fobia diventa la naturale conseguenza di tanta ignoranza. Se non conosco me stesso non posso neanche prevedere che cosa potrà accadermi davvero nelle diverse situazioni della vita. La vita stessa diventerà un coacervo di situazioni che si alternano fra loro senza un senso predefinito. Sarò come in balia di un mare tempestoso senza avere la minima idea di come si possa pilotare una nave, la mia nave.

L’origine delle fobie

Sulle fobie sono stati scritti diversi testi, alcuni molto interessanti, altri meno.

In generale le diverse teorie psicologiche nel corso del tempo si sono rincorse cercando di delineare le cause principali dell’insorgenza delle fobie, sviluppando un quadro sempre più completo di questo complesso fenomeno

L’origine delle fobie nella visione psicoanalitica

In ambito psicoanalitico la sindrome fobica viene associata alla rimozione di contenuti inconsci che si manifestano con tutta la loro forza in talune specifiche situazioni. Di fronte ad un trauma troppo intenso per essere assimilato dalla coscienza, la nostra psiche andrebbe a spostare l’energia provocata dall’evento su una situazione o un oggetto specifico, rendendolo quindi temuto.

Il problema interno verrebbe quindi negato e l’angoscia da esso prodotta trasferito su un oggetto esterno. Potrebbe così capitare di subire un trauma da bambino come ad esempio la morte improvvisa di una persona cara e, dimenticato l’accaduto, iniziare ad avvertire una profonda paura in una situazione della vita di tutti i giorni su cui senza rendercene la nostra psiche avrebbe spostato il dolore provato e mai rielaborato.

Secondo questa prospettiva la terapia psicoanalitica si basa sul riuscire a riportare alla coscienza il rimosso, aiutando la persona a riprendere contatto con quei dolori o conflitti che hanno generato tanta sofferenza. Più che l’oggetto stesso della fobia diviene quindi importante lavorare sulle cause più profonde che hanno generato tale disturbo.

L’origine delle fobie nel comportamentismo

Nel comportamentismo le fobie vengono in genere spiegate come l’associazione che viene a crearsi fra i diversi stimoli. Se sono ad esempio al luna park (stimolo 1) e ad un certo punto c’è un esplosione di un capannone vicino a dove mi trovo (stimolo 2), semplicemente il mio sistema manterrà associati questi due stimoli.

Ogni volta che mi troverò ad andare in un posto che mi ricorda il luna park questo stimolo riattiverà l’altro, facendomi rivivere l’angoscia provata.

Inoltre lo stimolo “luna park” potrebbe venir genralizzato portandomi ad esempio a sviluppare una fobia per i luoghi aperti in generale.

Questa teoria ha trovato un discreto sostegno dalle neuroscienze che hanno spiegato quanto l’amigdala sia implicata in questo processo, compresa la tendenza alla generalizzazione. L’amigdala, deputata al riconoscimento degli stimoli paurosi andrebbe a riattivarsi automaticamente anche di fronte a stimoli differenti ma simili.

La cura nella prospettiva comportamentista si configura come una progressiva desensibilizzazione dello stimolo. Questo processo può avvenire sia con compiti specifici e sia utilizzando stimoli immaginativi.

L’origine delle fobie nel cognitivismo

In ambito cognitivo invece le fobie vengono in genere associate alle idee che andiamo a costruire intorno a diverse situazioni. Credenze disfunzionali o vere e proprie false credenze vanno a diventare dei filtri con cui andiamo a leggere la realtà. Le credenze che abbiamo in generale o nello specifico diventano gli occhiali con cui leggiamo la realtà. Se gli occhiali sono scuri anche ciò che vedremo assumerà lo stesso colore. Non saranno quindi tanto le situazioni in sé ad essere pericolose ma la costruzione cognitiva che andremo a costruire intorno ad esse.

Tali distorsioni deriverebbero sempre nella visione cognitiva dai diversi modelli educativi interiorizzati fin dall’infanzia.

Se ad esempio un genitore continuasse a comportarsi nei riguardi del figlio come se stesse per accadere qualcosa di tremendo da cui proteggersi, inevitabilmente il figlio crescerebbe percependo uno stato di continua allerta, arrivando a non distinguere più la situazione reale da quella descritta dal genitore di riferimento.

L’origine delle fobie secondo la teoria dell’attaccamento

All’interno della teoria dell’attaccamento le fobie vengono viste come il risultato di un lungo processo che si sviluppa nella relazione fra bambino e caregiver. La relazione di attaccamento (leggi qui per comprendere meglio che cos’è lo stile di attaccamento) porterebbe a sviluppare una particolare configurazione di attaccamento, più o meno suscettibile di poter sviluppare fobie. In particolare uno stile di attaccamento ansioso-resistente viene oggi associato a tale disturbo.

Cresciuto con genitori “ansiosi”, non in grado di gestire le proprie stesse emozioni, il bambino preoccupato crescerebbe con un inferiore capacità di autoregolazione emotiva che necessariamente lo porterebbe poi a trovarsi in situazioni dal suo punto di vista del tutto incontrollabili.

In questa prospettiva la terapia per le fobie si basa sulla costruzione di nuovi stili di attaccamento che permettano alla persona di andare sempre più verso un attaccamento sicuro.

Un modello integrato per le fobie

Queste sono alcune fra le teorie oggi maggiormente utilizzate in psicologia per spiegare le fobie, in realtà sono molti altri gli approcci che si sono interessati a quest’importante fenomeno.

Nella mia esperienza clinica e nel mio modello di riferimento integrato, diviene evidente quanto ciascuna teoria qui riportata non faccia altro che andare a costruire una visione più ricca e complessa di questa manifestazione ansiosa.

Le fobie hanno a che fare con molti dei fenomeni qui descritti. In generale come nella teoria, anche nella cura è necessario poter utilizzare diversi strumenti pensati e studiati per le diverse persone. Ciascuno è diverso, ciascuno rappresenta un universo a se stante che va compreso e amato.

In una psicoterapia questa diventa la priorità ed è a mio avviso impensabile cercare di calare dall’alto su chiunque qualsiasi modello.

Il modello di terapia che utilizzo è un modello integrato che considera tutti i diversi aspetti in gioco senza escludere anche le istanze transpersonali della persona, il senso più generale della sua vita.

Un approccio integrato permette di utilizzare diversi strumenti che tengono conto dell’unicità della persona, i suoi punti di forza e di debolezza.

Come Psicologo Milano Loreto mi trovi in via Luigi Settembrini n.1