Come gestisci la tua emotività?
L’emotività, se mal gestita, ci mette in difficoltà, ci rende difficile gestire le relazioni e in generale le nostre attività di tutti i giorni.
Ma perché alcune persone hanno un’emotività più incontrollata di altre? E perché altre sembrano avere un’emotività appiattita che non lascia trasparire nulla di ciò che provano?

L’emotività non è cosa da poco. I centri delle emozioni sono in grado di generare nel nostro cervello innumerevoli reazioni capaci di condizionare di molto la qualità della nostra vita. Basti pensare che la causa principale di morte al mondo è rappresentata dalle malattie cardiache e che, a loro volta, queste sono strettamente legate alla nostra emotività.
Le persone che ad esempio presentano una tendenza alla fretta, all’impazienza, all’eccessiva competitività e a provare in genere ostilità verso l’ambiente sociale, lavorativo e familiare, sono quelle maggiormente a rischio di ammalarsi di malattie del cuore.
L’emotività è quindi un aspetto della nostra vita che ciascuno di noi deve imparare a gestire meglio se vuole stare bene.
Vediamo come.
Prima di tutto possiamo suddividere le persone in tre categorie principali. Cerca di capire in quale rientri tu:
La prima categoria è quella delle persone che gestiscono la propria emotività con sicurezza.
Le persone sicure sono persone che fin dalla nascita hanno sviluppato una fiducia in sé stesse profonda, che hanno interiorizzato dei modelli di relazione sani grazie alla relazioni primarie con i propri genitori.
Sono persone che di fronte ad una situazione dall’alto impatto emotivo riescono a mantenere il contatto con le proprie emozioni, a gestirle senza farsi travolgere da esse. Con serenità riescono così a gestire la propria emotività e quella altrui.
Le persone sicure sono persone che difficilmente si arrabbiano, ma che allo stesso tempo riescono ad essere partecipi, presenti, in grado di ascoltare e provare anche profonde emozioni.
Se conosci una persona del genere tienitela stretta. Nei momenti di difficoltà sono quelle che maggiormente possono aiutarti.
La seconda categoria di persone sono quelle che chiameremo: insicure evitanti.
Chi rientra in questa categoria è una persona che non riesce ad entrare in contatto con la propria emotività. Le emozioni non vengono percepite, forse giusto la rabbia ogni tanto..
Chi ha uno stile di attaccamento insicuro evitante (questa terminologia è stata ideata per la prima volta da John Bowlby, il padre degli studi sull’attaccamento), come detto, non riesce a sintonizzarsi sulle proprie emozioni e difficilmente anche su quelle altrui.
Di fronte ad una situazione difficile le persone che gestiscono così la propria emotività in genere vanno avanti come se nulla fosse, non riuscendo proprio a vedere che cosa accade dentro di sé, per poi magari crollare all’improvviso.
Una gestione di questo tipo della propria emotività comporta tutta una serie di difficoltà.
Se non siamo in grado di entrare in contatto con le nostre emozioni difficilmente riusciremo ad ascoltare quelli che sono i nostri reali bisogni. Da bambini le persone che hanno sviluppato uno stile di gestione delle proprie emozioni di questo tipo raramente sono stati bambini “visti” nei loro essenziali bisogni e da adulti sono persone che non riescono a vederli per sé stessi.
La terza categoria è quella di persone che hanno una gestione della propria emotività: insicura preoccupata.
Sono persone che di fronte ad una situazione difficile vanno in confusione, si agitano e non riescono a gestire in alcun modo le proprie emozioni. Di fatto vengono sopraffatte dalla propria emotività non riuscendo a mantenere quel minimo di controllo necessario per riuscire a far fronte alle situazioni che si trovano ad affrontare.
A livello neuronale queste persone sono come invase da un continuo tsunami. L’emotività ha un effetto dirompente che gli impedisce di mantenere un pensiero lucido rispetto a quanto accade.
Nelle situazioni stressanti i flussi sanguigni confluiscono nelle regioni più profonde del cervello impedendo a queste persone di utilizzare appieno le regioni corticali superiori, così fondamentali per l’integrazione delle informazioni.
Vi è in realtà una quarta categoria di persone in cui le difficoltà sono talmente grandi da rendere l’emotività assolutamente ingestibile, con grosse difficoltà sul piano individuale e sociale. Queste persone presentano spesso patologie che vanno affrontate con interventi mirati. Ma occupiamoci dei primi tre casi.
Prima di tutto è importante capire qual’è il nostro modo di gestire l’emotività, successivamente ciò che possiamo fare è intervenire sulle nostre modalità.
Lasciamo stare il caso in cui rientriamo nella prima categoria. Se abbiamo uno stile sicuro non avremo bisogno di altro aiuto, in genere saranno le persone a venire da noi per chiederci sostegno e aiuto, cosa che faremo in genere volentieri senza trovarci troppo in difficoltà.
Se invece rientriamo nella seconda categoria dovremo imparare sempre più a riconoscere le nostre emozioni, sforzandoci di entrare in contatto con esse, cercando quanto più possibile di ascoltare il nostro corpo, di fare attenzione a come esso reagisce alle diverse situazioni che la vita ci offre.
La ricerca ha infatti dimostrato che chi si trova ad avere uno stile evitante insicuro, solo in superficie sembra del tutto estraneo a quanto accade. A livello di consapevolezza di sé è così, tuttavia monitorando le reazioni fisiologiche di queste persone di fronte ad una situazione emotivamente stressante, il battito cardiaco come la pressione arteriosa o la conduzione elettro-galvanica subiscono subito delle modificazioni. Il problema di chi ha uno stile di attaccamento come questo nel gestire la propria emotività è che in genere non si rende affatto conto di cosa gli stia succedendo.
Quindi la prima cosa: ascoltare il proprio corpo, fare attenzione ai rossori, seguire gli indizi lasciati dalle nostre emozioni. In questi casi si tratta di sviluppare una vera e propria alfabetizzazione emotiva.
Se rientrate nella terza categoria invece la cosa migliore che posso consigliarvi, e che in realtà consiglio anche se rientrate nella prima, è quella di iniziare a praticare una tecnica meditativa come la Mindfulness. La Mindfulness ci aiuta sempre più a regolare i nostri stati interni e a costruire così delle solide basi in grado di reggere allo tsunami dell’emotività.
Per chi si trova ad avere un’emotività così impetuosa da essere continuamente vittima di stati interni incontrollati che si susseguono a raffica, praticare una tecnica meditativa potrà davvero rappresentare una svolta nella vita.
In ogni caso, qualsiasi sia il tuo modo di gestire l’emotività, ricorda che le emozioni sono importantissime perché influenzano con estrema facilità i nostri pensieri. Quindi imparare a riconoscerle e a diventare sempre più bravi nel gestirle è davvero una delle competenze migliori che possiamo sviluppare per noi stessi e per gli altri.
Spero che sia tutto chiaro. Se hai ancora dei dubbi prova a guardare anche questo video in cui parlo dei diversi stili di attaccamento. Oppure scrivimi anche qui sotto, sarò felice di risponderti.