Vivere la propria sessualità

Vivere la propria sessualità.

Alla sessualità sono associate energie molto intense e profonde, se così non fosse la nostra specie non avrebbe avuto molte possibilità di sopravvivere. Il piacere provato fa della sessualità uno dei motori principali nel definire le scelte della nostra vita.

Per molti secoli in occidente la sessualità delle persone è stata repressa all’interno di un sistema culturale rigido e strutturato. Per la maggior parte della popolazione la sessualità poteva essere vissuta solo all’interno di una cornice di riferimento fissa, a prescindere di come le persone stessero in quella stessa cornice. Molti matrimoni infelici prevedevano l’atto sessuale nonostante la totale assenza di piacere provato. Era normale poter vivere notevoli frustrazioni che spesso venivano placate ricercando al di fuori della relazione “istituzionale” il proprio appagamento.

Il trend di allora era che fosse normale vivere nella falsità o nell’incongruenza. Invece di investire sul proprio rapporto di coppia cercando di farlo crescere anche nella sessualità stessa, si sceglieva di svincolare mantenendo una bella facciata.

Per alcuni oggi è ancora così, ma spesso più per insicurezza che per morale. Sempre più invece decidono di recidere le relazioni intraprese perché incapaci di farle funzionare, ritrovandosi poi continuamente di fronte agli stessi problemi con persone diverse.

Negli ultimi anni si è assistito ad un radicale cambiamento culturale. La sessualità sembra essere diventata per molti qualcosa da vivere sempre e comunque, da ricercare a prescindere da tutto. I legami fragili del nostro tempo sembrano non reggere al forte impulso degli istinti, causando spesso ferite difficili da sanare.

Le coppie si separano, i figli rimangono soli e divisi, continuamente si rimescolano le carte senza che siano chiare le priorità.

Da una profonda e spesso ingiusta assenza di libertà siamo passati ad un altrettanto ingiusta assenza di confini.

Ma il confine fa crescere. E ciò che permette di mantenere la rotta, di far sviluppare ciò che si sceglie di nutrire senza perdersi in mille direzioni.
Siamo talmente bombardati da un numero infinito di stimoli, da perdere di vista le nostre effettive necessità. Sempre più precocemente viviamo esperienze intense che generano in noi tutta una serie di conseguenze fisiche ed emotive per le quali non siamo in alcun modo preparati.

La sessualità andrebbe vissuta come un atto sacro di unione con l’altro. Uno strumento e non solo un fine. Come la possibilità di incontrare veramente l’altro e di vivere con lui un momento di profonda unione e piacere. Ma per fare questo è necessaria una scelta, un confine, e i confini oggi non vanno di moda.

Come scrive Stephan Doliwa, “tanti contatti portano a poco contatto”. Se abbiamo tante relazioni difficilmente riusciremo a mantenere un reale e profondo contatto con noi stessi. E solo chi è in contatto con sé stesso può davvero incontrare l’altro.

E incontrare l’altro vuol dire scontrarsi, capirsi, cambiare la propria prospettiva, crescere insieme, forti della “scelta” di stare insieme. Non accettando e subendo ciò che dell’altro ci fa soffrire, ma imparando a venirsi incontro, a diventare un nuovo organismo vivente in grado di generare un potere sempre più grande.

Conoscere sé stessi è sempre il primo passo. Solo così sarà possibile incontrare un altro con cui vivere davvero pienamente la propria sessualità.