Trovare il principe azzurro

E’ possibile trovare il principe azzurro? E soprattutto, ha ancora senso parlare di questo tema oggi?

In realtà quella di “principe azzurro” è un’idea culturalmente condivisa, che spesso ci viene inculcata fin da bambini. L’idea di poter trovare finalmente quella persona che ci salverà, cambiando radicalmente la nostra vita, è comune e spesso al centro delle fantasie di molte persone.

Trovare il principe azzurro

Tipicamente questo ruolo di salvatore veniva attribuito all’uomo, il principe che arrivava a salvare la povera ragazza caduta in disgrazia. Questo modello ci è stato trasmesso per generazioni intere. Nella fiaba Cenerentola, caduta in disgrazia, viene maltrattata dalle sorellastre e dalla matrigna, finché incontra il principe azzurro che la salva, riscattandola. Stesso destino è quello di Biancaneve, buona e bella, ma vittima dell’invidia della strega cattiva. Anche per lei sarà il principe a salvarla, spezzando l’incantesimo malvagio che l’aveva addormentata. Un’altra fiaba vecchia di secoli ripresa dalla Disney è stata quella della bella addormentata. Anche in questo caso sarà il principe Filippo a salvare dal sonno incantato la bella principessa.

Il cambiamento di visione rispetto al principe azzurro.

In queste fiabe prima, e poi nelle animazioni moderne, si è mantenuta questa visione della bella principessa che potrà essere salvata solo dal vero amore. Dall’uomo che arriverà a cambiarle la vita. Trovare il principe azzurro sarà lo scopo delle loro vite.

L’idea passata a generazioni intere di uomini e donne è che l’uomo fosse il cavaliere forte e coraggioso e la donna l’anima gentile vittima delle circostanze. Queste narrazioni possono facilmente essere fatte risalire ad autori come Chrétien de Troyes e a tutta la narrativa cavalleresca francese dell’epoca medievale.

Negli ultimi decenni questa visione, vecchia di secoli, ha iniziato a modificarsi, riprendendo temi danteschi della donna angelicata.

Vaiana, l’eroina di Oceania viene salvata da Maui, il semidio recalcitrante ad aiutarla. Ma sarà lei a svolgere un ruolo attivo e decisivo, salvando a sua volta l’animo del suo eroe. Anche in Rapunzel si assiste a qualcosa di analogo. Quello che diverrà un principe era in origine un semplice ladro che, per una sorta di “amor gentile”, lascia le malefatte per aiutare la giovane ragazza reclusa dalla strega.

Incontrare l’altro o l’immagine proiettata

L’effetto di queste narrative va considerato attentamente. L’idea trasmessa originariamente è che la salvezza arriverà dall’esterno. Che sarà qualcuno di diverso da noi a prendersi carico della nostra vita e cambiarla. E’ capitato così a generazioni intere, sofferenti, di aspettare a lungo l’arrivo della persona giusta. Di quell’anima buona che, desiderosa di aiutarci e carica di amore, divenisse in grado di fare la differenza nelle nostre vite.

Come molti hanno avuto modo di sperimentare questa prospettiva è in genere fonte di sofferenza. Sperando di essere “salvati” rimaniamo ad aspettare, perdendo di vista la nostra stessa vita e, soprattutto, il nostro potenziale trasformativo in essa.

Ciò che più comunemente accade è di incontrare delle persone che tendiamo, inizialmente, a identificare come “la persona giusta”. Ciò che facciamo è di proiettare su di esse quell’immagine di salvatore o salvatrice che a lungo abbiamo alimentato. Inizialmente la cosa funziona, in quella che spesso viene definita come la “fase dell’innamoramento”. Finita questa fase idilliaca iniziamo davvero a incontrare l’atro, scontrandoci con la semplice realtà delle cose.

Per molti la rottura di quest’incanto diviene fonte di grande afflizione.

Trovare il principe azzurro dentro noi stessi

Ciò che viceversa possiamo fare è iniziare a cambiare punto di vista, riconoscendo quanto sia grande il nostro potere personale nel determinare la nostra esistenza. Come accade in fiabe più recenti possiamo imparare a portare l’attenzione su noi stessi, riconoscere quelle parti di noi che ci danno forza e quelle che ci ostacolano, e intraprendere un percorso di crescita personale.

Questo è il cammino di Elsa, la regina dei ghiacci che, per prima, non ha più bisogno di un principe ma si eleva da sé, scoprendo la sua più vera e intima natura, abbracciando i potenti lati oscuri di se stessa, seguendo le voci della sua anima.

Ciascuno di noi ha un potenziale, ma non tutti si danno il tempo di farlo emergere pienamente. Ne parlava già Aristotele nell’antica Grecia. Dentro noi abbiamo una spinta evolutiva, un disegno da comprendere e realizzare. Farlo ci permette di raggiungere livelli di benessere e soddisfazione sempre maggiori. Non riuscirvi ci limita, facendoci percepire un non-senso nella vita.