Sam Parnia e il progetto AWARE

Il dr. Sam Parnia è un medico specializzato in rianimazione, divenuto famoso per il progetto AWARE. Uno studio estremamente interessante e innovativo che sta portando nuove visioni e conoscenze circa il tema della coscienza.

Sam Parnia - AWARE

Sam Parnia e la sfida della coscienza

La sfida del dr. Sam Parnia è quella che molti studiosi e ricercatori hanno cercato di affrontare e ogni giorno cercano di superare. Una sfida che in realtà è ancora inaccessibile ai più. Che cos’è la coscienza? E soprattutto, dove risiede? Ogni anno vengono spese ingenti somme di denaro in ricerca per comprendere dove sia collocata la coscienza e come essa sia in effetti costituita.

Queste domande sono importantissime, non solo per comprendere meglio chi sia l’uomo e come effettivamente funzioni. Ma anche per trovare nuovi modelli che aiutino nello sviluppo dell’ormai sempre più famosa intelligenza artificiale. Oltre a ciò, il comprendere come funzioni effettivamente la nostra coscienza significherebbe forse rispondere ad alcune annose domande che da sempre hanno diviso l’opinione pubblica. Domande come: “La coscienza muore con il corpo?”. “Esiste un aldilà?”.

Che cos’è la coscienza

In realtà spesso si fa fatica a dare anche solo una definizione di coscienza. Forse la più interessante è quella data da Stern secondo cui la coscienza sarebbe la consapevolezza di essere consapevoli.

Noi esseri umani abbiamo questa grande prerogativa, che ha a che fare con la nostra capacità di riconoscere noi stessi e di percepirci come esseri a sé stanti, consapevoli. Non potendo vivere l’esperienza di un’altra specie è difficile dire quanto la nostra consapevolezza di essere consapevoli si differenzi da quella, ad esempio, di un cane, di un gatto o di un delfino. Ciò che è certo è che l’uomo è in grado di riconoscere i propri processi interni e di essere consapevole di quanto accade dentro di lui.

La coscienza viene in genere definita come questa consapevolezza di sé.

Più comunemente si intende per coscienza la presenza nella quotidianità, l’essere svegli, vigili e ricordare quanto accade.

Qual’è il lavoro di Sam Parnia

Sam Parnia lavora nel dipartimento di terapia intensiva presso la scuola di medicina della Stony Brook University a New York.

In buona sostanza ciò che il suo staff è in grado di fare è semplicemente di “riportare le persone in vita“. Come scrive nel suo libro “Erasing Death: The Science That is Rewriting the Boundaries Between Life and Death“, grazie all’incredibile innovazione tecnologica e scientifica nell’ambito della rianimazione, è oggi possibile rianimare persone tecnicamente morte. Parliamo quindi di persone senza respiro, battito cardiaco e attivazione elettrica cerebrale, che, dopo diversi minuti e in alcuni casi eccezionali alcune ore, vengono riportate in uno stato vigile e ad un pieno funzionamento globale.

Nel testo Parnia cita, ad esempio, il caso limite in cui una donna giapponese è stata rianimata dopo tre ore dalla “morte”. Le tecnologie in questione sono svariate, fra cui l’abbassamento di temperatura, iniezioni di soluzioni saline e l’utilizzo di apparecchiature, simili a quelle usate per la dialisi, che semplicemente svolgono da remoto la funzione cardiaca e polmonare di riossigenazione del sangue.

Grazie a queste incredibili innovazioni, secondo il dr. Sam Parnia, sarà presto possibile far ritornare in vita le persone anche dopo molte ore dall’arresto cardiaco.

La morte come processo

Una delle prime importanti considerazioni rispetto a questa nuova branca della scienza è quella relativa a che cosa sia effettivamente la morte. Secondo Sam Parnia la morte non è solo un passaggio definito e definitivo, è più un processo. Come tutti i processi può essere interrotto grazie ad uno specifico intervento.

Con il passare degli anni saranno sempre più le nostre conoscenze circa il funzionamento del nostro organismo. Con l’evoluzione della tecnologica potremo forse arrivare a interrompere il processo fino anche a 24 ore dopo che il corpo è stato “disattivato”. Chiaramente ciascun caso va considerato nella sua specificità. In alcuni casi, come lo stesso autore spiega, non ha senso “riportare” la persona in vita se le condizioni generali dell’organismo non sono poi in grado di mantenere quella vita stessa. Ma in molti casi, come nei tanti ricorrenti casi di infarto,  questi nuovi protocolli salvano di fatto molte vite.

Lo stato dei pazienti rianimati

Diversi pazienti rianimati, utilizzando queste tecnologie, sono stati poi in grado di tornare ad una vita piena e completa, in grado di riprendere tutte le proprie funzioni.

Questi studi stanno in buona sostanza modificando molte delle nostre convinzioni rispetto al processo della morte ma, come anticipato, la parte più promettente sembra proprio riguardare gli studi sulla coscienza.

Il progetto AWARE

Lo studio Aware (AWAreness during REsuscitation) finanziato dalla Nour Foundation, nasce così proprio dal desiderio di comprendere meglio il funzionamento della coscienza e nel particolare studiare sempre più dettagliatamente che cosa accade ad essa quando la persona è “tecnicamente” morta.

La ricerca, condotta in collaborazione con diversi centri, prevalentemente in America e Europa, è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Resuscitation Journal nel dicembre del 2014.

Il campione studiato dal dr. Sam Parnia

Il gruppo di casi studiati è stato di 2060. Tutte persone che hanno avuto un arresto cardiaco. Di queste 330 sono sopravvissute.

A loro volta dei 330 sopravvissuti solo 140 sono hanno voluto o potuto essere intervistati ed entrare così nel gruppo di ricerca effettivo. Intervistati, i 140 pazienti sopravvissuti hanno riportato nel 39% dei casi di essere stati in qualche modo coscienti di quanto stesse loro accadendo durante l’arresto cardiaco. Di questo 39%, 9 pazienti hanno raccontato esperienze vicino alla morte, NDE, Near Death Experience.

Le esperienze di premorte o NDE sono in genere esperienze molto profonde e toccanti in cui le persone sperimentano un profondo senso di pace e serenità. Durante un’esperienza di NDE in molti riferiscono di incontrare i propri cari, di sperimentare sensazioni profonde, spesso ispirazione per un totale cambiamento nella propria vita, interiore e ed esteriore. Il primo medico ad occuparsi di esperienze NDE in modo più strutturato è stato di certo il dott. Raymond Moody.

Infine, nel campione dei sopravvissuti intervistati, due pazienti hanno raccontato dettagli di quanto stesse loro accadendo all’interno della sala chirurgica nonostante fossero ritenuti clinicamente morti.

Di questi uno solo è riuscito ad arrivare all’ultimo stadio di intervista convalidando tutti i dettagli.

Che cosa ci dice questo studio sulla coscienza

Questo studio preliminare non ci dice ancora molto ma di certo apre delle possibilità.

In primo luogo ci fa comprendere quanto la nostra tecnologia non sia ancora sufficiente a salvare le molte vite umane che ogni giorno si trovano ad avere a che fare con un arresto cardiaco. Secondariamente ci fa comprendere quanti di coloro che sopravvivono hanno la percezione di essere consci di quanto accade durante un arresto cardiaco, molti riportando anche esperienze vicino alla morte. Tipicamente esperienze che hanno un potente impatto sulla psiche.

Infine, il caso della persona che ricordava chiaramente la voce meccanica del defibrillatore e di altri dettagli accorsi durante il suo infarto apre nuove importanti domande circa il fatto che la coscienza possa essere presente anche quando il cuore è del tutto fermo e l’elettroencefalogramma piatto. Un caso del genere, documentato, apre la strada alla possibilità che le nostre conoscenze non siano sufficienti a spiegare il fenomeno della coscienza e che essa non possa forse essere semplicemente relegata al funzionamento del corpo, almeno per quanto siamo ad oggi in grado di osservare del suo funzionamento.

Nel 2020 uscirà il progetto AWARE II. Se gli studi preliminari saranno confermati da nuovi casi, potrebbe aprirsi sempre più l’ipotesi, già avanzata da altri famosi scienziati come Robert Lanza, che, semplicemente, la coscienza non sia esclusivamente legata al funzionamento del corpo.