Che cos’è il biocentrismo di Robert Lanza
Il Biocentrismo è una teoria ideata dallo scienziato Robert Lanza secondo cui la coscienza umana sarebbe la chiave per la comprensione della realtà che ci circonda. Non sarebbe possibile comprendere la realtà senza considerare l’alto valore della coscienza. Nel biocentrismo di Robert Lanza la coscienza assume il ruolo fondamentale di fornire le regole necessarie a comprendere il mondo, a percepirlo e interpretarlo.
Fornendo diversi spunti derivati dalla più attuale ricerca scientifica Roberta Lanza spiega come la coscienza esisterebbe sotto forma di energia nel nostro cervello con una frequenza e intensità specifica. Morendo, semplicemente questa energia si trasformerebbe andando altrove.
Chi è Robert Lanza
Robert Lanza è considerato uno dei più importanti scienziati al mondo. Autore di più di trenta libri e di centinaia di ricerche scientifiche è stato riconosciuto dal Time come una delle persone più influenti del pianeta.
A capo dell’Astellas Global Regenerative Medicine, direttore scientifico dell’Astellas Institute for Regenerative Medicine e professore aggiunto alla Wake Forest University School of Medicine è attualmente impeganto nello studio delle cellule staminali e nella medicina rigenerativa.
In questi campi viene oggi considerato il riferimento principale. Grazie al suo studio sulla rigenerazione cellulare ha avuto anche il merito di effettuare le prime clonazioni di animali e di sviluppare tecnologie sempre più all’avanguardia per la cura di malattie gravi.
L’idea di base del biocentrismo
Nel Biocentrismo l’idea di base è che la nostra coscienza sia davvero il centro dell’Universo. In questo senso la visione di Robert Lanza non si discosta molto da quella millenaria di alcune filosofie orientali.
La coscienza è il centro, il riferimento, ciò che ci permette di leggere la realtà e di trovare un senso ad essa. E’ la nostra coscienza a dirci che cosa esista e cosa no.
Spazio e tempo sarebbero anch’essi strumenti utilizzati dalla nostra stessa coscienza per creare il mondo così come lo percepiamo. Semplicemente strumenti. Come tartarughe che trasportano il loro guscio, scrive Robert Lanza, ci portiamo dietro lo spazio e il tempo e con essi interpretiamo e diamo vita alla realtà.
Nel Biocentrismo non è la materia a generare la coscienza ma bensì sarebbe proprio la coscienza a generare la materia per come la percepiamo noi.
Biocentrismo e reincarnazione
Una naturale evoluzione di questa teoria è quella di considerare la morte come un semplice passaggio della coscienza su un altro livello. In uno spazio tempo diverso da quello che usualmente conosciamo, al di là di essi.
Questa teoria è estremamente coerente con le tante esperienze di premorte oggi documentate in centinaia di libri e articoli (vedi ad esempio Raymond Moody, “La vita oltre la vita“), o anche con i ricordi di persone che in ipnosi regressiva ricordano lo stato di mezzo fra una vita e l’altra.
Oggi la scienza non più fare a meno di considerare queste esperienze come eventi significativi della vita delle persone, manifestazioni certamente soggettive ma anche genuine che sarebbe necessario studiare e comprendere per arrivare ad una visione dell’essere Umano e della sua reale natura sempre più chiara e veritiera.
Biocentrismo e conoscenza Vedica
Secondo i Veda, I testi sacri più antichi del pianeta, l’uomo è considerato il centro della realtà, il fulcro di essa. Nell’uomo esisterebbero tutti i poteri proprio per il fatto che esso è il centro stesso di tutto, Dio stesso. Essendo la realtà sua stessa emanazione l’uomo sarebbe in grado anche di modificarla e plasmarla a suo piacimento. Questa è ad esempio l’esperienza che molti hanno avuto a contatto con grandi santi, esploratori della coscienza che grazie al loro lavoro interiore sono stati anche in grado di andare oltre le leggi apparenti di spazio e tempo.
L’uomo è Dio, sua diretta emanazione, il problema di base è che non ne è consapevole, assolutamente avvinto dall’illusione di essere altro da sé. Identificato con il corpo e con la sua limitata visione terrena l’uomo non può ambire ad arrivare alle più alte vette della coscienza.
Se questa conoscenza in altre culture è già solida e praticata, in occidente i tempi sono ancora lunghi e necessitano di pazienza. In ogni caso alcuni studi possono già aiutare ad intuire i possibili sviluppi futuri.
Mindfulness e coscienza
In particolare uno degli ambiti di ricerca della coscienza oggi più sviluppati anche a livello accademico è quello che ha a che fare con la Mindfulness, un’antica pratica meditativa ripresa in occidente ormai più di quarant’anni fa da Jon Kabat Zin. La Mindfulness, che altro non è che una pratica di consapevolezza in grado di acuire al capacità di divenire consapevoli della propria coscienza, si sta rivelando essere una delle tecniche più efficaci contro ansia, stress, depressione, difficoltà in generale. La ricerca conferma quanto la Mindfulness aumenti attenzione, memoria, concentrazione, benessere in generale.
Viene allora naturale pensare che come affermano i Veda e come oggi le più avvincenti teorie come il Biocentrismo di Robert Lanza sembrano proporre, ritornando a sé stessi, alla propria reale identità l’uomo potrà diventare un viaggiatore della coscienza. Sempre più in grado di conoscere la realtà per quello che realmente essa è. Se praticare la Mindfulness ci permette di stare così bene varrebbe la pena chiedersi se lo stato mentale raggiunto non sia effettivamente quello più consono alla nostra natura umana.
Se come oggi la ricerca dimostra stiamo meglio quando siamo in contatto con noi stessi, con la nostra realtà interiore, forse semplicemente questa può essere la via per divenire ciò che realmente siamo chiamati ad essere.
Biocentrismo, conoscenza di Sè e della realtà
Dando credito a questa teoria che semplicemente conferma molte delle conoscenze già sviluppate in ambito della coscienza di sé, diventa sempre più chiaro quanto l’uomo dovrebbe ogni giorno cercare di conoscersi meglio. Di divenire consapevole di quale sia il suo sistema di credo, di quanto esso influenzi la realtà in cui è immerso. Se il biocentrismo è vero, se è vero che la nostra coscienza ci fornisce le regole per leggere il mondo, allora imparare a conoscere queste regole può diventare al chiave della vera conoscenza, di una conoscenza non limitata nel tempo, di una conoscenza antica, “perenne”.
Lavorare su di sé come proponevano gli Stoici nell’antica Grecia potrebbe diventare la via per sperimentare un contatto diretto con la realtà, non più influenzato dalle nostre visioni parziali.
Se è vero che siamo noi il centro dell’Universo, diventa inutile continuare a cercare all’esterno ciò che ci può far star bene.
Biocentrismo e Universo
L’uomo è un esploratore nato e questa esplorazione è funzionale al mantenimento della specie, tuttavia la sua capacità di espansione non procede di pari passo con la sua crescita umana e morale.
Conquistiamo nuovi territori ma ciò che lasciamo dietro di noi non ci rende onore.
Se è vero che in noi esistono le regole stesse che hanno creato la nostra realtà, che senso ha continuare ad esplorare all’esterno? Non varrebbe più la pena cercare di trovare dentro di noi la conoscenza ultima della realtà?
Fra pochi anni l’uomo andrà su Marte e poi vorrà spingersi ancora oltre e così via, alla ricerca di qualcosa di nuovo, di nuovi orizzonti da esplorare. Tutto questo è estremamente eccitante e coinvolgente ma forse meno utile di ciò che l’uomo potrebbe raggiungere imparando davvero ad esplorare sé stesso, a conoscere ciò che realmente accade dentro di sé. Dominando la propria mente e comprendendone il funzionamento l’uomo potrebbe forse essere in grado di compiere esplorazioni molto più avvincenti e profonde, di acquisire conoscenze molto più utili e soprattutto di vivere in pace e in armonia con la realtà intorno a sé.
Biocentrismo e realtà esterna.
Uno dei concetti più interessanti che l’antico oriente ci ha tramandato è che la realtà è solo un riflesso e una risonanza di ciò che abbiamo dentro di noi. Non è un caso che oggi il pianeta sia così afflitto da guerre e sofferenza, attanagliato da fame e povertà. Interiormente l’uomo è inquieto e quest’inquietudine si riversa nel mondo intorno a noi.
Che senso può avere allora colonizzare tutto l’Universo se prima non riusciamo a dominare i nostri istinti più profondi. Robert Lanza con la sua teoria risveglia un’antica conoscenza, supportandola con la ricerca scientifica attuale, questo potrebbe essere un buono stimolo per cercare di impegnarsi ancora di più nell’autoesplorazione di sé.
Come diceva la santa Ildegarda di Bingen, in noi sono contenute le leve dell’Universo. Microcosmo e Macrocosmo convergono in un Unità che se compresa permette all’uomo di allinearsi alla volontà divina a riscoprire la sua innata divinità.
Per approfondire puoi leggere il libro di Robert Lanza “Biocentrismo”