Ipnosi, che cos’è e come funziona.
L’ipnosi è una pratica molto antica, che, nel corso degli secoli, è stata utilizzata in diversi ambiti. Oggi l’ipnosi è molto conosciuta per l’ipnosi da spettacolo. Capita di vedere in televisione, o a volte nei film, induzioni ipnotiche finalizzate a dimostrare il potere della mente o a coinvolgere gli spettatori con un fenomeno molto suggestivo. In realtà l’ipnosi è una pratica con un potenziale davvero elevato soprattutto in ambito clinico.
La condizione ipnotica può essere vista come uno stato di concentrazione focalizzata che avviene grazie ad un profondo rilassamento. In questo stato la memoria è accresciuta, e le tendenze logico-critiche della mente sono diminuite. In uno stato di ipnosi è possibile così attingere a tutta una serie di risorse immaginative grazie alle quali far vivere al nostro sistema esperienze molto importanti.
Grazie all’induzione ipnotica è così possibile andare in uno stato di “coscienza modificato” in cui sperimentare sensazioni in grado di modificare i nostri vissuti e le nostre percezioni più profonde. In realtà esistono diversi stati di trance ipnotica, tanti quanti le persone. Ciascuno di noi ha un modo diverso di andare in ipnosi e di vivere quest’intensa esperienza.
Storia dell’ipnosi
La storia dell’ipnosi è molto antica con radici che affondano in diversi continenti.
Indiani d’America e ipnosi
Fra gli indiani d’America, come anche in molti altri popoli ad esempio dell’Amazzonia o dell’Australia, l’ipnosi veniva spesso usata da sciamani e uomini di medicina, che potevano indurre la trance con ritmici suoni di tamburi e canti, capaci di portare ad uno stato di coscienza sempre più profondo. Una volta in trance potevano intervenire per una guarigione, guidare in un percorso di iniziazione o in un rituale specifico.
I celti e l’ipnosi
Anche nel mondo celtico i druidi imparavano ad andare in una trance ipnotica grazie alla quale ricevere visioni e immagini da utilizzare per aiutare e sostenere il proprio popolo, oltre che per la loro evoluzione spirituale.
L’ipnosi in India
In India sono diverse le testimonianze e gli scritti che descrivano dettagliatamente il processo di autoipnosi da seguire per poter accedere ad uno stato di contemplazione più profondo, fino a raggiungere livelli di coscienza sempre più elevati, verso una dimensione mistica e spirituale.
L’ipnosi in Egitto
L’ipnosi veniva usata anche in Egitto, dai sacerdoti in numerosi templi egizi, sempre per scopi curativi o divinatori. Anche nella civiltà Greca e Romana l’ipnosi era ben conosciuta e sono diversi i riferimenti a questa pratica.
L’ipnosi nell’antica Grecia
Nell’antica Grecia, ad esempio, esistevano centri di guarigione dove i seguaci di Esculapio utilizzavano l’ipnosi con successo, per curare malattie come paresi, cecità o patologie cutanee. Qui venivano utilizzate terapie di gruppo: le persone, tutte riunite, sentivano arrivare le voci dei sacerdoti amplificate da rudimentali megafoni, pensando fossero quelle degli dei e rimanevano così maggiormente suggestionate dalle induzioni atte a farli guarire dai loro malanni.
E’ proprio dall’antica Grecia che deriva il termine “ipnosi”, da hypnos che significa sonno.
Mesmer e l’ipnosi
Più recentemente, nel 18° secolo, dobbiamo l’interesse per l’ipnosi al medico tedesco Franz Anton Mesmer, che sosteneva di poter indurre la trance grazie al suo magnetismo e che, in effetti, guarì diverse persone in Germania ed Austria. Grazie ai risultati del suo lavoro divenne famoso, arrivando ad avere un successo così elevato da dover realizzare sempre più sessioni di gruppo anziché individuali, in cui una buona percentuale di persone ritrovavano la salute.
In realtà tutti i rituali utilizzati da Mesmer, realizzati utilizzando anche grandi magneti, avevano più che altro un effetto suggestivo che, da sé, riusciva a produrre non pochi risultati.
L’ipnosi in età moderna
Più avanti, nel corso della storia, in molti si sono interessati all’ipnosi, compreso Freud che nei primi anni utilizzò molti dei principi appresi utilizzando quest’antica pratica.
Ma, in ambito clinico, chi va prima di tutto ricordato è sicuramente Milton Erickson, che ha posto l’ipnosi come strumento cardine del suo modello terapeutico, riuscendo ad elevare questa pratica a livello scientifico, facendola diventare uno strumento terapeutico davvero efficace per lavorare su molti dei problemi di oggi.
Induzione ipnotica
L’induzione ipnotica è un processo estremamente semplice, ne esistono di diversi tipi, utilizzati in diversi ambiti. In ambito clinico medico vengono per lo più utilizzate induzioni abbastanza rapide e profonde, necessarie per poter intervenire in contesti a volte anche di emergenza, in sala operatoria, in pronto soccorso, o anche semplicemente dal dentista.
Le induzioni rapide permettono di andare in uno stato di trance ipnotica in pochi minuti e questo è il motivo per cui vengono preferite in contesti in cui il tempo è poco. In ambito clinico psicoterapeutico in genere vengono utilizzate induzioni più lente, che hanno l’elevato vantaggio di essere esse stesse parte del processo terapeutico.
Un’induzione tipicamente utilizzata, derivata proprio dal pionieristico lavoro di Milton Erickson è un induzione che utilizza prevalentemente, se non esclusivamente, la parola e, grazie ad essa, conduce il paziente in uno stato di rilassamento sempre più profondo, aiutandolo ad abbandonare progressivamente sempre più critica e giudizio, per lasciare spazio ad un piacevole stato di profondo rilassamento e a immagini metaforiche grazie alle quali poter esperire sensazioni profonde ed arricchenti.
Esistono altri tipi di induzione ipnotica ultra veloci che tuttavia generalmente vengono utilizzati solo in ambito da spettacolo e che consentono in pochi istanti di raggiungere uno stato di trance ipnotica. In generale l’induzione ipnotica è lo strumento che permette di andare in uno stato alterato di coscienza da cui è possibile comunicare più facilmente con l’inconscio.
Meccanismi neurofisiologici coinvolti nel processo ipnotico
Sono diversi gli studi che ancora oggi cercano di comprendere il funzionamento del nostro cervello in stato di ipnosi. Prima di tutto va detto che ciascuno di noi reagisce diversamente alle induzioni ipnotiche, e che quindi la nostra attivazione neurofisiologica sarà differente.
In generale si è visto come il processo ipnotico sia strettamente connesso con le capacità attentive delle persone. Durante lo stato di ipnosi la nostra capacità attentiva aumenta, permettendoci di essere maggiormente focalizzati e questo risulta connesso con una diversa interazione fra la zona corticale e sub corticale. Anche fra i due emisferi sembra manifestarsi un incremento della connettività neuronale attraverso il corpo calloso, con una conseguente sensazione di benessere percepito.
L’ipnosi modifica il funzionamento neuronale deputato alla consapevolezza interna, a monitorare ciò che accade dentro di noi, e quello rivolto a monitorare ciò che accade nell’ambiente circostante. Si è visto, ad esempio, che la modulazione della percezione del dolore in stato d’ipnosi è connessa al coinvolgimento di aree corticali e subcorticali come il cingolato anteriore, la corteccia prefrontale, i gangli della base e il talamo.
Un aspetto molto importante del funzionamento cerebrale in stato d’ipnosi, è che il nostro cervello tende ad attivarsi in risposta alle esperienze visualizzate, allo stesso modo di come si attiva in stato di veglia vivendo situazioni analoghe. Ciò permette di poter “vivere”, in stato d’ipnosi, esperienze trasformative che possono avere un impatto analogo sul nostro cervello di quanto ne avrebbero se vissute in prima persona.
Altri studi stanno oggi dimostrando quanto il funzionamento neuronale in stato di ipnosi sia molto simile a quello raggiunto grazie a tecniche meditative come la Mindfulness.
Sono tutti ipnotizzabili?
Questa è una domanda molto importante, che spesso viene rivolta durante i corsi o master di ipnosi.
In realtà la risposta dipende molto dalla finalità dell’ipnosi e dalla tipologia di induzione utilizzata.
In ambito clinico psicoterapeutico secondo un modello dell’ipnosi Ericksoniana tutti sono ipnotizzabili. La metodologia utilizzata, come già scritto, è già di per sé parte del trattamento. In questo caso non è necessario raggiungere un livello di ipnosi profondo tanto quello necessario per un intervento chirurgico.
In generale per misurare la capacità di un soggetto di raggiungere un livello più o meno profondo di ipnosi ci si rifà a delle scale di misurazione standardizzate, come la scala Stanford di suscettibilità ipnotica, che prevede diversi livelli di profondità, dalla chiusura degli occhi, alla completa amnesia di quanto avvenuto durante l’ipnosi.
Nella mia esperienza vi è davvero molta differenza fra le persone, tuttavia, in generale, anche chi fa molta fatica a lasciarsi andare dopo qualche seduta riesce sempre più a rilassarsi, ottenendo in genere già solo da questo parecchio beneficio.
Perché utilizzare l’ipnosi in ambito clinico psicoterapeutico
In ambito clinico psicoterapeutico l’ipnosi ha un effetto davvero notevole per poter lavorare su diversi disturbi. Grazie all’induzione ipnotica si ha un accesso diretto all’inconscio, ed è così possibile dialogare con esso, sia allo scopo di rievocare ed affrontare eventi del passato, sia per trarre da esso nuove risorse ed energie.
Secondo il modello di Milton Erickson, l’inconscio è soprattutto la sede delle nostre più grandi risorse. E’ da esso che possiamo trarre tutto il potenziale per cambiare la nostra vita, facendola divenire sempre più simile a ciò che sentiamo e desideriamo.
Non sempre basta comprendere quali sono i limiti che ci impediscono di vivere con soddisfazione la nostra vita. La comprensione è sempre il primo passo, ma successivamente è necessaria una trasformazione che ci permetta di vivere differentemente. Il nostro inconscio è il depositario di tutte le esperienze che ci hanno fatto divenire ciò che siamo. Possiamo comprendere che cosa facciamo di sbagliato, ma per smettere di farlo è necessario che il nostro inconscio apprenda a non ripetere più i soliti schemi, ed inizi a percorrerne di nuovi.
L’ipnosi è per questo molto utile. Grazie ad essa possiamo fare nuovi apprendimenti, sperimentare nuove esperienze, in grado di modificare in profondità il nostro sistema di credo e più in generale la nostra vita.
In questo video approfondisco questo tema.
Le applicazioni dell’ipnosi in psicoterapia
Nella mia pratica clinica sono molte le applicazioni dell’ipnosi. Queste vanno dal rinforzo dell’io al superamento di eventi o traumi del passato, come anche nella cura di ansia e depressione o nella gestione del dolore. In particolare l’ipnosi clinica è molto utile per intervenire su fobie e attacchi di panico, ma anche nei disturbi del sonno, nei disturbi alimentari e nelle dipendenze.
I principali ambiti di applicazione che maggiormente mi hanno interessato e che utilizzo sono:
- L’ipnosi regressiva, grazie alla quale è possibile rievocare fatti del passato anche remoto, riuscendo così ad attenuarne l’influenza nella nostra vita.
- L’ipnosi metaforica, che si avvale di metafore per trasmettere all’inconscio messaggi evolutivi utilizzando il suo stesso linguaggio simbolico.
- La terapia immaginativa che si avvale di un leggero stato di ipnosi per suscitare un “sogno guidato” in cui il soggetto sperimenta esperienze in grado di elevare progressivamente sempre più il proprio livello di benessere.
- L’ipnosi ideomotoria grazie alla quale è possibile dialogare facilmente con l’inconscio riuscendo a ricavare risposte utili per affrontare traumi o difficoltà.
- L’ipnosi per la preparazione al parto.