Superare il senso di inadeguatezza

Superare il senso di inadeguatezza è uno degli obiettivi fondamentali che possiamo avere nella vita. Il senso di inadeguatezza è una sensazione che spesso ci attanaglia, facendoci credere di non andare bene, di essere fuori luogo o incapaci.

superare il senso di inadeguatezza

Il senso di inadeguatezza può essere pervasivo e permanente, oppure passeggero e circoscritto ad una specifica area. Da questo dipende anche l’effetto che avrà su di noi e la facilità, o meno, con cui riusciremo a liberarcene.

Superare il senso di inadeguatezza significa liberarsi dall’ansia che proviamo ogni volta che ci accingiamo ad impegnarci nella vita. Si tratta di andare oltre a quella falsa immagine di noi stessi, secondo cui semplicemente non andiamo bene o non saremo in grado.

Il senso di inadeguatezza è spesso insidioso, capace di suscitare in noi emozioni e pensieri negativi, che, se lasciati proliferare, possono portarci ad un alto livello di sofferenza. In alcuni casi, più gravi, il senso di inadeguatezza può divenire parte di un disturbo più strutturato come il disturbo evitante di personalità, con tutto ciò che ne consegue.

Da dove nasce la percezione di inadeguatezza

Per superare il senso di inadeguatezza nella vita, è, prima di tutto, necessario comprendere da dove esso origini. Come detto, il senso di inadeguatezza può essere radicato, permanente e pervasivo, oppure circoscritto nel tempo e nelle specifiche situazioni. Questo dipende dall’origine di questa sensazione di non andare bene.

Superare il senso di inadeguatezza affrontando la specifica situazione

Capita a tutti nella vita di trovarsi in difficoltà in una specifica situazione. In questi casi, potremmo trovarci in imbarazzo con gli altri, o percepire un senso di incapacità e, appunto, di inadeguatezza: in una situazione inedita, con un diverso gruppo di amici, all’inizio di un nuovo ciclo scolastico, oppure anche in una situazione complessa e inaspettata come un lutto o un incidente. In tutti questi casi, e in tanti altri della vita, potremmo percepirci come inadeguati. Questo è del tutto normale. Il senso di inadeguatezza nasce semplicemente dal fatto che non sappiamo ancora come gestire la situazione che stiamo incontrando, in quanto nuova.

In queste situazioni è del tutto normale sperimentare sensazioni d’ansia. L’ansia è utile per spingerci ad affrontare al meglio la situazione. L’ansia, in piccole dosi, ci spinge a migliorarci e a portare maggiormente l’attenzione a ciò che accade. Grazie ad essa possiamo semplicemente dedicarci, al meglio, a ciò che stiamo affrontando e, concentrandoci, sviluppare quegli apprendimenti necessari per superare la situazione.

Normalmente questo “incontrare difficoltà e superarle” è proprio ciò che ci fa crescere. Superando il senso di inadeguatezza per quella specifica situazione, cresce in noi la sensazione di potercela fare, e di riuscire ad affrontare, più in generale, le situazioni difficili della vita.

Quando il senso di inadeguatezza diviene permanente e pervasivo

Il problema è quando l’ansia prende il sopravvento e quel senso di inadeguatezza diviene maggiormente permanente o addirittura pervasivo, espandendosi ad altre aree della nostra vita.

In questi casi potremmo consolidare un senso di insicurezza, che, nel tempo, potrebbe causarci non poche difficoltà.

Questo può accadere anche in età adulta, a causa di un evento o di una situazione particolarmente stressante o, addirittura, traumatica. In questi casi l’impatto della situazione può essere tale da mandarci in confusione, da spingerci a mettere in discussione, più o meno consapevolmente, le nostre competenze e abilità di base. Potrebbe trattarsi anche di un periodo prolungato di stress, o in cui ci siamo sentiti a disagio in una specifica situazione, arrivando poi a stare peggio anche in altri ambiti della vita.

Chiaramente tale meccanismo avrà un impatto, maggiore o minore, in base alla storia di ciascuno e, soprattutto, in base alla fase di vita in cui mi troverò.

Spesso un senso di inadeguatezza radicato e permanente nasce da esperienze primarie difficili, in cui, da bambini, possiamo aver sperimentato sensazioni di inadeguatezza e disagio. Questo può essere dipeso da relazioni difficili con le persone importanti della nostra vita. Relazioni asincrone, dove non ci siamo sentiti visti o amati.

Attaccamento umano e senso di inadeguatezza

John Bowlby è stato fra i terapeuti e ricercatori che maggiormente hanno chiarito come, fin da bambini, le relazioni primarie di attaccamento possano influenzarci, portandoci a interiorizzare modelli di funzionamento più o meno disfunzionali.

Grazie ai suoi studi Bowlby è stato in grado di classificare con molta accuratezza diversi esiti di sviluppo, che dipendono, primariamente, dalle relazioni con i nostri caregiver. Le quattro tipologie di attaccamento che possiamo sviluppare sono: sicuro, insicuro evitante, insicuro preoccupato e disorganizzato.

A parte l’attaccamento sicuro, caratteristico di una persona che a interiorizzato una “base sicura” su cui fondare la propria vita, gli altri sono maggiormente suscettibili di poter provare un senso di inadeguatezza. Soprattutto l’attaccamento insicuro evitante è quello che forse può maggiormente relegarci in quei vissuti di solitudine, e scarsa fiducia, che contraddistinguono questo stato.

Esperienze ripetute di isolamento, di asincronia nello sguardo delle persone preposte alla nostra cura, trascuratezza, poca attenzione, possono portare a strutturare in noi un modello di attaccamento insicuro, e, questo, un senso più o meno radicato di inadeguatezza.

Superare il senso di inadeguatezza in terapia

La ricerca di Bowlby si è estesa anche all’ambito più ampio della psicoterapia, mostrando come un lavoro su di se stessi possa contribuire, notevolmente, a modificare i nostri modelli operativi interni. Nell’incontro con l’altro possiamo cambiare il nostro punto di vista su noi stessi, e anche quegli automatismi che ci riportano sempre ai soliti vissuti.

In un percorso di terapia la relazione è ciò che maggiormente ci aiuta a cambiare. Facendo l’esperienza di adeguatezza di una relazione sufficientemente sana, possiamo sperimentare diversi esiti situazionali, andando a strutturare in noi stessi un senso di maggior fiducia in noi stessi.

In terapia, oltre alla relazione, sono molti gli strumenti che possono essere usati per cambiare i nostri modelli. Ciò non toglie che ciascuno possa fare molto anche da solo per cambiare. La sola scelta di voler superare il senso di inadeguatezza può condurci molto lontano.

Affrontare il senso di inadeguatezza giorno per giorno

Prima di tutto va compreso quanto il senso di inadeguatezza, soprattutto se pervasivo (che prende tutti gli ambiti) e permanente (sempre presente), con ogni buona probabilità “non sia altro” che una distorsione percettiva della nostra mente. Non è verosimile pensare che vi possa essere un’inadeguatezza totale, in tutti gli ambiti e così stabile nel tempo.

Con tutta probabilità, come tutti, avremo degli settori in cui saremo maggiormente capaci e altri meno. Questo dipenderà dalle nostre esperienze pregresse, dagli apprendimenti fatti. Se penso che la mia inadeguatezza sia così totalizzante da coinvolgere tutti gli aspetti della mia vita, molto probabilmente mi sono lasciato andare al pessimismo, a quell’idea inverosimile e negativa che tutto andrà peggio e che le cose non potranno mai migliorare.

Negli ultimi anni stiamo studiando sempre più il pessimismo in psicologia, scoprendo come la tendenza al pessimismo abbia effetti misurabili sulle persone. I pessimisti sperimentano stati di insicurezza e difficoltà maggiori degli ottimismi, vivono meno a lungo e in generale presentano livelli di benessere inferiori.

I pessimismi tendono a coltivare le tre “P”, permanente, pervasivo e personale. Permanente e pervasivo li abbiamo già visti. Personale significa che il pessimista è convinto di essere proprio lui il problema.

Uscire dal pessimismo

In realtà, come abbiamo visto, quel senso di inadeguatezza nasce spesso da esperienze pregresse di difficoltà. Scarsa attenzione genitoriale (come anche un’eccesso di essa), possono portare a far sperimentare al bambino, e poi all’adulto, sensazioni di inadeguatezza più strutturate.

Uno dei primi passi è quindi riconoscere che le difficoltà che stiamo sperimentando e le convinzioni negative rispetto a noi stessi, sono il frutto di esperienze pregresse, dove, a causa dell’età, potevamo fare poco o nulla per cambiare le situazioni.

Questa riflessione dovrebbe portarci a comprendere che a nulla vale condannarci e continuare ad alimentare il nostro giudice interiore. Cercare di provare un pò di autocompassione potrebbe essere un buon modo per debellare la convinzione che il problema sia solo nostro, e che abbia a che fare con la nostra più intima natura. In realtà, si tratta semplicemente di apprendimenti che abbiamo fatto. Apprendimenti su cui possiamo lavorare.

Dovremmo poi cercare di uscire anche dalle altre due “p”. La nostra inadeguatezza non può essere così pervasiva. Per uscire da questa convinzione potremmo anche solo allenarci a ricordare, ogni giorno, tutti gli ambiti in cui riusciamo, imparando a dare ad essi maggiore importanza. Troppo spesso ci focalizziamo solo sui nostri insuccessi, dimenticando tutto ciò che riusciamo a portare avanti con efficacia nella vita.

Questa è una classica tendenza della mente, che tuttavia tende a distorcere la nostra percezione, portandoci a sviluppare una visione di noi stessi poco veritiera.

Anche rispetto alla permanenza dell’inadeguatezza, sono molte le cose che possiamo fare per convincerci che non sia così.

Perseveranza e inadeguatezza

In questo post ho spiegato come le più attuali ricerche stiano dimostrando il grande potere della perseveranza nel combattere stati interni come ansia e depressione.

D’altro canto, prova a pensarci. L’idea di essere inadeguati in generale, e che questa tendenza sia permanente, dipende solo da quanto ci impegneremo in una certa via.

Noi esseri umani abbiamo, in media, grandi capacità di adattamento e apprendimento. Se ci focalizziamo su un obiettivo, e siamo abbastanza perseveranti da portarlo avanti del tempo, inevitabilmente diverremo sempre più competenti nel realizzarlo. Questo è un postulato che vale per tutti.

Per superare il senso di inadeguatezza possiamo così anche solo scegliere di seguire un traino, un obiettivo da realizzare nella vita. Potrebbe essere un’attività professionale, un interesse, o una particolare attività. Qualsiasi sia il nostro obiettivo, il fatto di riuscire in esso ci porterà, inevitabilmente, a rivalutare e a iniziare a percepirci diversamente, come maggiormente abili e capaci. Più di tutto, avremo appreso di poter imparare, avremo sviluppato una maggior percezione di autoefficacia, crescendo in autostima e resilienza.

Portando poi avanti nuovi obiettivi, sempre più complessi, cambieremo nel tempo l’immagine di noi stessi, sentendoci sempre più capaci e di valore. Infine potremo raggiungere una visione più equanime e realistica della realtà e di noi stessi in essa.