Rimuginio e ruminazione. Come contrastarli ogni giorno

Rimuginio e ruminazione sono tendenze della mente che se non gestite al meglio possono portarci ad un certo livello di sofferenza.

Rimuginio e Ruminazione

La mente è lo strumento più importante che abbiamo. La mente definisce la nostra percezione, ci permette di comprendere ciò che ci circonda e di crearci una più o meno chiara rappresentazione di esso.

Riuscire a controllare la mente è quindi uno dei compiti più importanti che dobbiamo assolvere se vogliamo riuscire ad avere un controllo della nostra vita e una comprensione sempre più accurata della realtà.

Rimuginio e ruminazione ci impediscono di fare questo costringendo la mente a cicli ricorsivi in se stessa, continuamente alla ricerca di un senso, continuamente afflitta da pensieri che prendono vita da sé impedendoci di raggiungere pace e serenità.

Imparare così a controllare la mente e a definirne i pensieri è una delle conquiste più importanti che possiamo raggiungere nella vita. Per fare questo serve un allenamento, un impegno costante quotidiano. In questo video spiego alcune tecniche ed esercizi che possono esserti utili per imparare a gestire sempre meglio rimuginio e ruminazione.

Le radici di rimuginio e ruminazione mentale

Rimuginio e ruminazione nascono essenzialmente da una problematica legata all’ansia. L’ansia nasce dall’errata convinzione di non avere tutte le risorse necessarie per affrontare e risolvere un problema. L’ansia è così strettamente legata all’assenza di autostima. Rimuginio e ruminazione sono spesso alimentati dall’errata convinzione che continuando a pensare ad alcune situazioni, ad alcuni fatti del passato (ruminazione) o possibilità del futuro (rimuginio), si possa in qualche modo trarne profitto. In realtà il continuo ripensare alle stesse cose porta semplicemente la mente ad affaticarsi.

Flussi di sangue, rimugino e ruminazione

Ogni volta che pensiamo, che sviluppiamo pensieri su un argomento, una situazione o un problema, di fatto utilizziamo il nostro cervello. Per funzionare il nostro cervello richiede energia, sangue, ossigeno, nutrimenti che vengono così consumati copiosamente. Ovviamente più i pensieri divengono fini a se stessi e incapaci di affrontare, davvero, le questioni della vita, più il consumo di tutta questa energia risulterà inutile.

Continuare a pensare alle stesse cose vuol dire, di fatto, sprecare tempo, energia, risorse. La mente, affaticata, si trova così spesso nella condizione di non riuscire più ad affrontare con lucidità le situazioni della vita.

Oltre a questo, il continuo pensare ricorsivamente alle stesse cose porta la struttura della mente, l’hardware, le reti neurali che permettono il pensiero, a strutturarsi per poter facilitare sempre più naturalmente l’emergenza di quegli stessi pensieri.

Per l’ormai famoso teorema di Hebb, “gruppi di neuroni che vengono attivati insieme tenderanno a riattivarsi insieme”, ogni volta che ripercorriamo I soliti pensieri attiviamo zone del cervello che tenderanno poi a riattivarsi con sempre maggiore facilità. E così, più permetto a rimuginino e rimunizaione di avere la meglio, più il mio stesso sistema nervoso tenderà a ripercorrere i soliti sentieri.

Da dove origina il rimuginio mentale 

Come detto il nostro cervello si allena giorno dopo giorno a funzionare sulla base delle nostre esperienze. Lunghi periodi di stress, affaticamento, situazioni particolarmente difficili che ci costringono a ipervigilanza ed eccesso di pensieri, inevitabilmente portano il nostro sistema nervoso a funzionare in questo modo. Se ad esempio fin da bambino sono stato esposto a situazioni particolarmente difficili dove mi sono sentito vulnerabile, in “pericolo”, o semplicemente costantemente sotto esame, naturalmente posso poi da adulto avere la tendenza a rimuginare, a continuare a pensare a cose che tutto sommato è inutile pensare.

Questo è uno dei motivi che possono portare ad un eccesso di pensieri. Altri sono ad esempio eventi traumatici non risolti che ci inducono in uno stato prolungato di allerta. La morte inaspettata di una persona cara, la fine di un rapporto in cui abbiamo investito molto, la perdita di un lavoro ecc..

Rimuginio, ruminazione e controllo

Allo stesso modo di come accade nei disturbi d’ansia, come ad esempio nelle fobie, rimuginio e ruminazione sono così strettamente legati al bisogno di controllo. In definitiva la persona ritiene che continuando a pensare ai problemi, a quanto è accaduto o potrebbe accadere, potrà in qualche modo esorcizzare il peggio, controllare gli eventi futuri. Gestire meglio il passato.

Questa credenza è solo in parte vera. Lo è nella misura in cui riesco ad utilizzare il mio pensiero attivamente per valutare le diverse possibilità, analizzare i dati, progettare o pianificare il futuro.

Se tuttavia il pensiero ritorna continuamente su se stesso, riattivando temi del passato irrisolvibili o figurandosi scenari futuri, spesso improbabili, lentamente conduce all’affaticamento, ad una forma di “iperpensiero” spesso riscontrato in alcune forme depressive. Non a caso rimuginio e ruminazione si associa spesso ai casi di depressione maggiore e spesso viene letto come segno precursore di un repentino abbassamento dell’umore.

Per assurdo, come spesso accade nei disturbi d’ansia, un’azione svolta per aumentare il controllo ci costringe in realtà a perderlo.

L’obiettivo in una psicoterapia diventa così quello di riportare un controllo reale sul pensiero, di rendersi conto delle motivazioni o credenze più profonde che lo sostengono, degli apprendimenti passati non più utili.

La Mindfulness come pratica principale contro il rimuginino.

Proprio per questo motivo la Mindfulness è così utile. La Mindfulness è una pratica di consapevolezza che prevede la continua attivazione di circuiti neuronali deputati all’attenzione, alla concentrazione, alla presenza consapevole. Una tale pratica, se costante, si contrappone direttamente al rimuginio. La pratica della Mindfulness è l’antagonista diretto di rimuginio e ruminazione. Se dedico ogni giorno 20/30 minuti a distogliere la mente dai suoi pensieri ricorsivi reindirizzandola sulla presenza consapevole, sul respiro, sul presente, inevitabilmente la mente apprenderà, per quanto detto, a rimanere li, ferma, stabile, consapevole.

L’obiettivo non è certo quello di non pensare ma bensì quello di poter scegliere di farlo. Di poter decidere di pensare anziché “essere pensati” dagli automatismi della mente stessa.