La funzione trascendente è uno dei concetti a cui sono maggiormente legato. A mio avviso uno dei fondamenti della terapia e più in generale della vita.
Il termine è stato ideato per la prima volta dal grande psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung.
La funzione trascendente è il tramite fra conscio e inconscio. E’ quella funzione fondamentale che permette di trovare un buon equilibrio fra conscio e inconscio superando il dualismo degli opposti. Esercitata in terapia in parte dal terapeuta, è una funzione che mio avviso ognuno è chiamato a sviluppare nella vita.

L’inconscio e la riunificazione con il conscio
L’inconscio è stato nell’ultimo secolo un “luogo” in cui mettere tante e svariate cose. Per alcuni ombre, conflitti, dolori, per altri anche risorse, energie, potenzialità.
L’inconscio è ciò che sostiene la vita. Noi tutti siamo per lo più inconscio.
Freud che per primo definì questo concetto paragonò l’inconscio ad un grande iceber. O meglio alla parte nascosta di esso, quella per intenderci che sostiene quella emersa.
In questo post ne parlo un pò. “Inconscio. Solo chi osa merita di riuscire“.
La funzione trascendete essenzialmente è la funzione fondamentale che dobbiamo attuare per far emergere la parte inconscia e fare sintesi di essa con quella conscia superando la dicotomia stessa fra conscio e inconscio.
L’immaginazione attiva e la funzione trascendente
Uno degli strumenti più efficaci da usare in terapia per svolgere questa funzione fondamentale nella visione e nel lavoro incredibile di Jung è l’immaginazione attiva.
L’immaginazione attiva è una tipologia specifica di intervento in cui lasciando il libero corso alle immagini che sopraggiungono alla mente, focalizzandosi su alcuni temi, si attiva proprio questa funzione trascendente di integrazione fra conscio e inconscio.
La questione è creare un dialogo con l’inconscio per pemettere l’avvio di questa funzione trascendente, in cui conscio e inconscio, entrati in sempre più cosciente contatto, dovranno trascendere, superare la tensione fra di essi, fino ad arrivare a qualcosa di nuovo.
Nella visione di Jung tutto questo processo ha un fine fondamentale che è quello dell’integrazione del Sè. Dell’individuazione, del raggiungimento della totalità di noi stessi.
Come dialogare con l’inconscio
A volte ci immaginiamo l’inconscio come qualcosa di oscuro, in quanto inconscio inconoscibile, e in quanto inconoscibile temibile. E’ proprio questa separazione che percepiamo verso quanto accade sotto al livello della coscienza a chiamare in causa la funzione trascendente. Proprio per superare la separazione di fatto con noi stessi.
In realtà l’inconscio non è solo la sede di conflitti e difficoltà ma soprattutto quella di ogni più grande ricchezza. Uno dei primi a cogliere la grandezza dell’inconscio è stato di certo Milton Erickson.
Erickson dialogava con l’inconscio utilizzando l’ipnosi, uno strumento estremamente utile per aprire un profondo dialogo con l’inconscio e trarre da esso profonde ispirazioni.
L’immaginazione attiva e l’ipnosi Ericksoniana differiscono tecnicamente per tutta una serie di fattori ma alla base entrambe condividono questa funzione fondamentale di permettere un dialogo con l’inconscio.
Entrambe usano il linguaggio dell’inconscio che è fatto di simboli, immagini, colori, della stessa sostanza dei sogni.
Riuscire a dialogare con l’inconscio, apprendere sia la capacità di leggerlo e farlo così divenire conscio e allo stesso tempo di guidarlo come più faceva Erickson, scoprendo l’infinito potenziale in esso celato, è a mio avviso una della avventure più avvincenti della coscienza umana.
Funzione trascendente e quotidianità
Questa fondamentale funzione trascendente grazie alla quale possiamo integrare nella coscienza pezzi di noi stessi sempre più ampi è ciò che dovrebbe impegnare massimamente la nostra vita. Come diceva Jung “Chi non conosce l’inconscio lo chiama destino”. E allora, per chi vuole cambiare il proprio destino e riuscire a conoscere l’inconscio e integrarlo nella coscienza, trasformandolo, la funzione trascendente dovrebbe divenire una priorità nella vita.
E nella quotidianità sono molte a mio avviso le cose che possiamo fare per conoscere e dialogare meglio con l’inconscio.
Banalmente, prima di tutto osservarci, cercare di capire il perché di ciò che ci accade, dentro e fuori di noi. Se arriva un’immagine alla mia mente e questa ritorna più e più volte, un motivo evidentemente dev’esserci. Conoscerlo e indagare su di esso significa conoscere meglio me stesso, andare più in profondità nella comprensione di ciò che mi riguarda.
Come amava tanto fare Socrate, in fine dei conti tutti dovremmo essere impegnati costantemente a seguire quel monito del dio Apollo scritto sull’Oracolo di Delfi “O uomo conosci te stesso”, la via che forse più di tutte ha senso percorrere.