La ferita narcisistica, come affrontarla

La ferita narcisistica è ciò che determina la nascita di un Narciso.

Nel mito Narciso si era innamorato della propria immagine riflessa nell’acqua. Attratto da essa si avvicinò fino a cadere. Questo è forse il rischio che ciascuno di noi corre se afflitto da una, più o meno profonda, ferita narcisistica.

Per narcisista si intende una persona con un eccesso di attenzione verso se stessa, molto suscettibile alle lodi ricevute dagli altri, nei casi più estremi del tutto insensibile ai bisogni altrui.

In psicopatologia si definisce il disturbo narcisistico di personalità come una una condizione in cui sussistono tutta una serie di elementi specifici.

La ferita narcisistica

Il disturbo narcisistico di personalità

In psicopatologia si usa un manuale diagnostico, denominato DSM5, che descrive i criteri per diagnosticare un disturbo narcisistico di personalità.

I criteri sono questi:

  1. Ha un’immagine grandiosa di sé.
  2. Coltiva intense fantasie di successo, potere, fascino e bellezza illimitati, amore ideale.
  3. Crede di essere speciale e unico e di poter essere capito solo da persone speciali come lui.
  4. Richiede un’eccessiva costante ammirazione da parte degli altri.
  5. Si sente costantemente a credito. Come se avesse il diritto che gli altri si occupino di lui.
  6. Usa i rapporti interpersonali per i propri fini sfruttando gli altri.
  7. Non prova empatia.
  8. È spesso invidioso degli altri e crede che gli altri lo invidino.
  9. Tende ad essere presuntuoso e arrogante.

In realtà il narcisista è una persona che, spesso inconsapevolmente, nasconde una profonda disistima. La sua sofferenza nasce dalla cosiddetta ferita narcisistica.

La nascita di un narciso

Da bambini tutti ci aspettiamo di ricevere amore. Fin dai primi istanti della vita siamo immersi nell’amore. Nella pancia della mamma sperimentiamo il soddisfacimento di tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Abbiamo la giusta temperatura, la giusta quantità di cibo, siamo fusi con la mamma e questo ci dona un senso di pace e quiete profonda. Nascendo spesso le cose cambiano.

Soprattutto in quelle situazioni maggiormente problematiche di trascuratezza emotiva e difficoltà relazionali, in cui prendono vita dinamiche disfunzionali, i bambini possono sperimentare molta sofferenza. Non sempre i genitori hanno la maturità, l’equilibrio, la presenza mentale, o semplicemente il tempo, per seguire adeguatamente i propri figli. In questi casi il bambino vive un’esperienza particolarmente dolorosa. Aspettandosi amore e vicinanza, sperimenta distanza emotiva e sofferenza.

Questa esperienza, reiterata nel tempo, viene associata alla ferita narcisistica. Il bambino non riesce a trarre il giusto soddisfacimento dalle relazioni di attaccamento, spostando altrove l’oggetto del proprio amore.

Una fase della crescita o una patologia

Secondo una visione più classica questa fase narcisistica sarebbe necessaria per lo sviluppo del bambino, ma come tutte le fasi è destinata a passare. Da uno spiccato egocentrismo iniziale, il bambino deve passare alla preziosa fase della socializzazione. Grazie a essa il bambino apprende le regole del vivere comune, e sviluppa le fondamentali qualità relazionali che gli permetteranno di interagire nella vita diventando una persona integrata nella società.

Il rimanere legati alla fase narcisistica porta chiaramente dei problemi. Se la centratura su me stesso è tale da impedirmi di vedere gli altri, né tantomeno i loro bisogni, difficilmente potrò avere relazioni stabili e durature.

In realtà la fase di egocentrismo attribuita ai bambini è molto discussa in psicologia. Le più recenti ricerche dell’enfant research hanno mostrato come i bambini siano degli esseri socievoli fin dai primi istanti di vita e di come siano particolarmente responsivi nei riguardi della madre.

Il problema nasce quando i genitori, a causa della propria storia personale o delle situazioni contingenti della vita, non sono in grado di rispondere pienamente ai bisogni del bambino. Spesso senza riuscire a vederli chiaramente.

La ferita narcisistica e uno stile educativo scorretto

Secondo alcune più recenti ricerche parrebbe che uno dei fattori in grado di “dar vita a un narciso” abbia a che fare con lo stile educativo dei genitori, e, in particolare, con il loro rimandare al figlio un’immagine grandiosa di sé.

Vi sarebbe un mix di più fattori. Da un lato l’asincronia relazionale, la scarsità di affetto reale e dall’altro questa componente di sopravvalutazione. E’ come se il bambino si sentisse speciale, a credito, di maggior valore rispetto agli altri e questo a priori, senza sentire un reale fondamento per ciò che viene a lui rimandato.

Il bambino riceve un’immagine più alta, continue lodi e attenzioni per ciò che fa, per il suo aspetto o quant’altro. E’ come se imparasse a scambiare quelle lodi con l’affetto stesso e da grande continuasse a ricercare quello stesso atteggiamento dagli altri.

Si innamora così dell’immagine di sé che gli viene rimandata, sentendo però, nel profondo, di essere altro.

Come da bambini, anche da adulti la relazione rimarrà molto in superficie, con l’attesa di ricevere più di quanto si dà.

Ferita narcisistica e mancanza d’amore

Come diceva Balint, uno dei più importanti psicoanalisti del secolo scorso, noi esseri umani ci aspettiamo fin da bambini di ricevere un completo amore incondizionato, e quando questo non avviene passiamo tutta la vita alla ricerca di quell’amore.

La vera autostima, che poco ha a che fare con il narcisismo, nasce da una reale esperienza affettiva, dove sento di valere per l’altro e di meritare amore non per ciò che faccio o posseggo, ma solo per il fatto stesso di esistere. Quando quest’amore viene mediato da altro e non è quindi incondizionato, si crea una ferita profonda, un senso di insicurezza.

Nel caso del narcisismo l’amore parrebbe condizionato all’aderenza a quell’immagine, che viene rimandata dai genitori stessi. Ricevo amore quando aderisco a quell’immagine grandiosa imparando ad agire di conseguenza.

La colpa e la profonda insicurezza del narcisista

In realtà il narcisista sente che qualcosa stona dentro di sé. Anche se riesce a ricevere dei rimandi positivi, una volta cresciuto continua a percepire un profondo e incolmabile senso di vuoto.

Il narcisista non può trovare soddisfazione reale perché non conosce i suoi reali bisogni. Ciò che gli è stato rimandato fin da bambino è asincrono rispetto a se stesso. Inoltre, nei casi in cui venga preservato un certo livello di consapevolezza, il narcisista sente di essere un bluff e questo lo mette molto in allarme.

In alcuni casi potrebbe sperimentare anche un certo senso di colpa che nasce dal fatto che una parte di sé rimane consapevole del suo sfruttare l’altro. Nel profondo pò preservare un’immagine molto negativa di se stesso, controbilanciata da quella grandiosa che manifesta.

Capire la ferita del narcisista

Capire la ferita narcisistica non è così semplice. Prima di tutto è necessario comprendere come tutti possiamo essere afflitti da questo male. Secondo diversi autori la ferita narcisistica riguarda tutti gli esseri umani. Tutti, prima o poi, nel corso del nostro sviluppo possiamo aver vissuto una condizione di scarsa empatia e contatto. Chiaramente, a seconda della gravità di tale privazione, potremo sviluppare una più profonda ferita narcisistica.

Tale ferita potrà naturalmente spingerci a focalizzarci maggiormente su noi stessi come una forma di autoprotezione. Nel caso del disturbo narcisistico di personalità, tuttavia, la ferità diviene così profonda da spingere la persona a ripiegarsi completamente su se stessa, sviluppando un sé grandioso che permette di non sentire il profondo e angosciante vuoto affettivo.

Il narcisista impara così a bastare a se stesso, innamorandosi di se stesso, dedicandosi solo ai propri bisogni. Secondo Kohut, uno degli autori che maggiormente si è occupato di narcisismo, il narcisista ha bisogno di rimanere focalizzato su se stesso per non vivere una frammentazione del proprio io in realtà troppo fragile. Nel profondo la ferita narcisistica continua a sanguinare con vissuti di abbandono e solitudine.

Guarire dalla ferita narcisistica

Come sempre accade in psicoterapia, e più in generale nella vita, la questione di come poter guarire da una ferita relazionale ha a che fare con l’amore.

Con quanto la persona riesca ad accedere ad una relazione d’amore vero e genuino, non basata su un’immagine fittizia di se stessa, ma reale. Relazioni del genere possono avere luogo con persone che abbiano sviluppato una più salda vera autostima, oppure nell’ambito di una psicoterapia.

Di certo però il cammino è irto di ostacoli e non scontato. Già solo prendere coscienza della propria difficoltà è un passaggio che per un narcisista è estremamente difficile da compiere. Accettare l’idea di avere un problema significa mettere in discussione quell’immagine di sé che tiene insieme “tutta l’impalcatura”.

In psicoterapia il lavoro consisterà nel rinforzare l’io reale della persona, aiutandola, progressivamente sempre più, a vedere quelle zone d’ombra di se stessa. Aiutandola a fronteggiare la colpa e guidandola verso la costruzione di relazioni reali, dove riuscire a sperimentare affetti genuini.

La ferita narcisistica in coppia

Anche quest’aspetto può essere estremamente difficile. Di certo, una ferita narcisistica che sfoci in un più strutturato disturbo di personalità narcisistico può rappresentare un grande ostacolo nella costruzione di una vita di coppia sana. A causa delle specificità del narcisismo, la possibilità di riuscire a costruire una relazione positiva, che permetta una reale crescita di entrambe le parti potrebbe essere un risultato lontano da raggiungere.

All’inizio della relazione il narcisista potrebbe portare il meglio di sé, inducendo l’altro a provare sentimenti anche molto intensi. Finita però questa fase iniziale di grande attrazione e amore, il lato oscuro del narcisista tipicamente appare, con svalutazioni e rigidità progressivamente sempre più pressanti.

Vivere una relazione di coppia con una persona con una radicata e dolente ferita narcisistica può rivelarsi molto frustrante e fonte di grande sofferenza. Si potrebbero vivere condizioni psicologiche di confusione, scarsa chiarezza mentale, cali motivazionali, diminuzione dell’autostima. Sopratutto chi dovesse soffrire di forme di dipendenza affettiva, potrebbe trovarsi ancora più in difficoltà. La paura dell’abbandono potrebbe essere tale da costringere la persona a rimanere in una relazione tossica, capace di minare profondamente le più basilari certezze rispetto a se stessi.

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