Uno dei casi più interessanti in ambito clinico è quello dei bambini che ricordano altre vite.
Capita che in uno stato di ipnosi regressiva gli adulti abbiano visioni e immagini, del tutto analoghe ai ricordi, in cui vedono vite intere. Il fatto che queste immagini siano o meno ricordi reali è una questione da tempo dibattuta per la quale in realtà non è ancora possibile dare una risposta definitiva.
Il caso dei bambini che ricordano altre vite è diverso. In questi casi i bambini “ricordano”spontaneamente, spesso con dovizia di particolari, una vita diversa da quella attuale che percepiscono come conseguente a quella ricordata.
Con non poche difficoltà il bambino si percepisce come una persona che ha già vissuto un’altra vita e che ora si ritrova appunto nel corpo di un bambino. Anche in questo caso i dubbi che non si tratti di ricordi reali ma di altro permangono.
Tuttavia molti casi documentati fanno pensare che l’ipotesi della sopravvivenza della coscienza al corpo potrebbe almeno essere coerente e spiegare molti dei fatti riscontrati.
I primi casi di bambini che ricordano altre vite
I primi casi osservati e documentati di bambini che ricordano altre vite sono quelli descritti dal medico americano Ian Stevenson. Direttore del Division of Perceptual Studies della Virginia University, il dr. Stevenson ha indagato a lungo questo fenomeno raccogliendo le storie, in tutto il mondo, di più di 2500 bambini che hanno riferito di esperienze simili.
Dove possibile il dr. Stevenson ha anche ricercato la presunta persona descritta dal bambino, percepita come “se stesso” in un’altra vita, in molti casi ritrovandone effettivamente la storia.
Il dr. Stevenson ha documentato questi casi scrivendo diversi libri e articoli sull’argomento. Oggi a continuare il lavoro dopo la sua morte è lo psichiatra americano dr. Jim Tucker. Continuando il meticoloso lavoro del dr. Stevenson, il dr. Tucker ha continuato a documentare questi casi.
I tratti salienti dei bambini che ricordano altre vite
In genere i bambini che “ricordano” altre vite iniziano ad avere questi “ricordi”, immagini o consapevolezze intorno ai tre, quattro anni. Dopo i sei anni di norma queste immagini iniziano a diminuire fino a scomparire.
La questione clinica rilevante ha a che fare con i vissuti di questi bambini che, percependosi come effettivamente già vissuti altrove, vivono questa situazione con spesso molta difficoltà.
Nelle varie interviste condotte i ricercatori hanno riscontrato vissuti di disagio, separazione, alle volte disperazione per la percezione di aver già vissuto alle volte una vita intera altrove.
Molti bambini ricordano i familiari della presunta vita precedente, alle volte con dettagli impressionanti, in molti casi come detto confermati da ricerche successive. Questi bambini presentano così vissuti di abbandono e separazione, spesso percependosi fuori posto o semplicemente lontani dai propri amati.
Spesso vivono anche un senso di inadeguatezza, accentuato dal fatto che raramente i genitori li prendono sul serio.
Di fatto, che sia vero o meno, il loro vissuto è quello di essere effettivamente già vissuti.
Fra i tratti ricorrenti di questi bambini il dr. Stevenson ha riscontrato che una buona maggioranza riportava di essere morta nella vita precedente in condizioni traumatiche. Questo aspetto singolare si ritrova in molte storie.
I casi recenti dei bambini che ricordano vite precedenti
Il caso di Cameron
Uno dei casi più recenti e interessante è stato di certo il caso di Cameron Macaulay. Nel 2003, all’età di tre anni Cameron iniziò a raccontare alla madre della sua vita a Barra, un’isola a circa trecento km da dove vivevano a Glasgow in Scozia.
All’inizio la madre fu ovviamente perplessa, ritenendo questi racconti frutto di semplice immaginazione.
Tuttavia Cameron insisteva, presentando appunto i tipici vissuti di malessere, coerenti con la condizione da lui stesso affermata. Ovvero di avere una famiglia a Barra che probabilmente lo stava cercando.
Dopo aver sentito diversi specialisti la madre venne a sapere del gruppo di ricerca del dr. Tucker e così, dopo averlo contattato, decisero insieme di andare a Barra per valutare la veridicità dei ricordi di Cameron e, soprattutto, per aiutarlo a mettersi pace rispetto al suo “presunto” passato.
La visita a Barra è stata registrata e documentata, trasmessa da diverse emittenti televisive che hanno potuto constatare quanto la descrizione accurata di Cameron sulla casa in cui viveva, la sua posizione, la vista dalle finestre, fosse esatta. Oltre a questo venne confermato il nome della famiglia ricordata come Robertson e altri dettagli fra cui la presenza di un cane nero e bianco. Grazie a ricerche successive fu anche possibile ritrovare un membro ancora in vita della famiglia Robertson che confermò molti dettagli.
Ciò che più conta è che dopo la visita a Barra Cameron iniziò a rasserenarsi. Il solo fatto di aver dimostrato che i suoi racconti erano “veri” lo rese più tranquillo. Forse l’aver constatato che ormai la sua famiglia era un’altra lo aiutò gradualmente a dimenticarsi e a lasciar andare il passato.
Il caso di Ryan
Un altro caso recente ed estremamente interessante, documentato nel suo libro “Return to Life” del dr. Tucker, è quello di Ryan Hammons.
Ryan soffriva di incubi da molto tempo quando a dieci anni iniziò ad insistere sempre più con i propri genitori dicendo loro di essere stato un attore di Hollywood e raccontando la sua storia.
Anche in questo caso i vissuti del bambino erano di sofferenza, separazione, un senso di smarrimento per non aver chiaro cosa effettivamente accadesse. Di certo Ryan raccontava dettagli sulla sua “vita passata” che nessuno avrebbe potuto conoscere.
La madre di Ryan dopo diverso tempo decise di mettersi in moto, iniziando a leggere libri sull’argomento. Le sue ricerche la condussero ad incontrare il dr. Tucker. Anche in questo caso, seguendo il rigido protocollo di Stevenson, Tucker raccolse tutte le informazioni e iniziò poi le ricerche. I dettagli raccontati di Ryan furono in buona misura confermati. Alcuni che inizialmente sembravano non combaciare mostrarono risvolti ancor più interessanti, in quanto i racconti di Ryan si rivelarono più accurati delle persone che effettivamente lo “conoscevano nell’altra vita”.
La vera storia di Marty Martyn
Ryan diceva di essere stato l’attore Marty Martyn. Tucker riuscì a trovare la sorella ancora in vita dell’attore. Fra i tanti dettagli Ryan raccontò di aver avuto due sorelle. La figlia disse invece che in realtà ne aveva avuta solo una. Approfondendo però le ricerche Tucker dimostrò che non era così. La figlia non aveva mai saputo di avere un’altra zia.
Altro dato svelato era quello relativo alla morte. Ryan diceva di essere “morto” a 61 anni eppure dal certificato di nascita risultava che Marty fosse nato nel 1905 e morto a 59 anni nel 1964. In realtà, anche per questa iniziale apparente incongruenza, emerse da un censimento locale che Marty era nato nel 1903. Il “ricordo” di Ryan di essere morto a 61 anni risultò corretto insieme ai tanti altri che aveva dato.
Le difficoltà dei genitori dei bambini che ricordano altre vite
Al di là della questione riguardante la veridicità o meno dei ricordi il punto sono però soprattuto i vissuti dei bambini e anche dei loro genitori.
Questi giocano un ruolo centrale nell’aiutare loro figlio a vivere con serenità situazioni analoghe. Sia che si tratti realmente di vite passate o di fantasie della mente, la questione è di aiutare il bambino a superare questi vissuti, riuscendo così a proiettarsi nella sua vita attuale.
L’errore più comune che i genitori possono fare è quello di minimizzare, oppure di arrabbiarsi per i racconti ricorrenti, in generale far sentire proprio figlio non accolto e inadeguato.
Accettare invece la storia, accoglierla come possibile e comunque far sentire al figlio che quanto raccontato può comunque essere accettato è in generale molto utile per aiutare il bambino a non sentirsi fuori luogo e a non vivere male questa percezione di sé, vera o falsa che sia.
In fin dei conti ancora oggi sappiamo davvero poche cose sulla coscienza e su come essa possa effettivamente esistere.
Interessanti a riguardo sono le ricerche del dott. Lanza e la sua teoria denominata biocentrismo.