Gestire la solitudine

Gestire la solitudine è uno dei grandi temi della vita. Tutti, prima o poi, possiamo sentirci soli e non sapere come affrontare la solitudine.

La solitudine viene spesso associata a stati o emozioni negativi come tristezza, insicurezza o paura. In altri casi viene considerata come un passaggio fondamentale nella vita delle persone.

L’eremita, come anche il guerriero, o il giovane iniziatico, si trovano spesso a dover affrontare nel loro cammino la solitudine. Imparando a gestire la solitudine ci rinforziamo e approfondiamo sempre più la conoscenza di noi stessi.

Gestire la solitudine

Solitudine reale o percepita

Per prima cosa vale la pena fare una distinzione fra due tipologie di solitudine che possiamo vivere nella nostra vita. Una è la solitudine fisica, in cui possiamo trovarci oggettivamente soli a causa degli eventi della vita. Questa solitudine potrebbe essere occasionale o permanente.

Potremmo, ad esempio, aver intrapreso un viaggio importante in solitaria, o un trasferimento, e trovarci per un certo periodo di tempo senza compagnia. Oppure, a causa di scelte o eventi importanti della vita, potremmo essere nella condizione di rimanere soli per lungo tempo, anni interi.

Un’altra tipologia di solitudine è quella psichica, percepita. Potremmo trovarci in mezzo a decine di persone ma sentirci ugualmente soli. Questo genere di solitudine ha, in genere, un maggiore impatto negativo.

Come gestire la solitudine fisica

Rispetto a questa tipologia di solitudine una prima domanda importante da porci per imparare a gestire la solitudine è se vogliamo, o meno, stare da soli. Alle volte potremmo anche sentire il bisogno di stare da soli e, in questi casi, la solitudine potrebbe essere un momento davvero importante della nostra vita per scoprire parti di noi stessi ancora inesplorate.

Possiamo essere fisicamente soli ma non sentirci affatto soli. Questo avviene nel momento in cui impariamo a stare bene con noi stessi. Il grande dono della solitudine è in effetti quello di poter avere più attenzione verso ciò che accade dentro di noi.

Pensieri, emozioni, sensazioni, la solitudine, per chi sa ascoltare, può essere davvero un’occasione unica per imparare ad essere presenti a noi stessi.

Il silenzio, l’ascolto, la contemplazione o la vera e propria meditazione, possono essere strumenti ineguagliabili per imparare ad entrare in contatto con noi stessi, per spostare l’attenzione dall’esterno all’interno, per avviare quel processo di conoscenza di sé che, da solo, può condurci ad una più piena e armonica soddisfazione nella vita.

In realtà chi vive la solitudine fisica con questo spirito diviene immune dalla solitudine psichica, perché si rende conto di essere sempre in compagnia di se stesso e di non essere mai effettivamente solo.

Stando sempre meglio con se stessi potrà essere più semplice stare meglio anche con gli altri.

Quando la solitudine fisica è forzata

Una distinzione va fatta quando possiamo trovarci in una condizione di solitudine forzata. In questi casi dipenderà molto da noi decidere come vivere questa condizione. Potremmo cogliere l’aspetto positivo della situazione o soffrire a causa di questa forzatura. Noi esseri umani abbiamo una naturale propensione alla relazione e alla condivisione e quindi una tale condizione potrebbe metterci in forte difficoltà.

In questa situazione potrebbe tornare utile la bella frase di Reinhold Niebuhr:

“Oh Signore, dammi il coraggio di cambiare ciò che posso cambiare, la serenità di accettare ciò che non posso cambiare, ma soprattutto la saggezza di distinguere fra i due.”

Se la condizione di solitudine è forzata e irrevocabile ciò che potremo fare è imparare ad accettare il percorso che la vita ci porta a vivere, sviluppando magari una più profonda interiorità. Viceversa, se abbiamo il potere di cambiare delle cose dovremo interrogarci del perché rimaniamo fisicamente soli e imparare a lavorare su quegli aspetti di noi stessi che interiormente ci limitano. Potremmo, ad esempio, dover sviluppare una maggiore fiducia in noi stessi o migliori competenze relazionali.

In questo video della serie “Pratica la mente” ho raccolto diversi suggerimenti che forse potrebbero esserti utili.

Gestire la solitudine della mente

Diversa questione è invece quando ci sentiamo soli dentro. Potremmo essere circondati da decine di persone, o da nessuno, e percepire comunque quel senso di distacco e solitudine.

In questi casi il lavoro da compiere sarà ancora più complesso. Quella sensazione di tristezza, alle volte associata alla solitudine, potrebbe metterci in difficoltà costringendoci a soffrire. Distaccati da tutto, in primo luogo da noi stessi.

Spesso questo senso di solitudine ha origini antiche, in vicende del passato, nella nostra famiglia di origine o in seguito a lutti e traumi mai rielaborati. Capita nella vita di vivere situazioni dolorose, conflitti in famiglia, bulli a scuola, incidenti, difficoltà relazionali, la morte di persone care.

Questi eventi, se non rielaborati, se vissuti senza il giusto supporto relazionale, possono portarci, a seconda delle diverse fasi della vita e delle specificità della persona, a chiuderci o, peggio, a distaccarci da noi stessi.

In alcuni casi potremmo essere preda di cognizioni negative su noi stessi, sentirci in colpa, inadeguati, incapaci di affrontare le situazioni della vita. Convincerci che non ne valga la pena o, addirittura, sentirci senza speranza.

Rielaborare la nostra storia è un passaggio evolutivo fondamentale per superare quel senso di solitudine interiore che possiamo sperimentare, per sviluppare un’intelligenza emotiva sempre più fine in grado di supportarci nei diversi momenti della vita.

Come le relazioni della nostra vita ci strutturano

Noi siamo esseri relazionali che nascono e si sviluppano all’interno di relazioni significative. Uno dei temi principali affrontati in psicoterapia ha proprio a che fare con la storia della nostra famiglia di origine.

Spesso è la nostra storia di relazione che struttura in noi l’idea di “essere soli”, di non riuscire ad essere in contatto più profondo con gli altri.

Rielaborare la nostra storia significa ripercorrerla, riuscendo a liberarci dalle catene emotive che ci legano al passato, da quei vissuti rispetto a noi stessi e agli altri che vanno poi a guidarci ancora oggi nella vita.

In questo percorso Online di Crescita personale ho approfondito meglio questi temi.

In realtà noi esseri umani siamo in grado di sperimentare profondi stati di connessione e armonia, il più è imparare a lavorare su noi stessi per liberarci dalle catene del passato.

Mindfulness e solitudine

Una delle pratiche che più aiutano in questo è di certo la Mindfulness. Diverse sudi hanno mostrato come la Mindfulness sia in grado di farci sperimentare sempre più stati di connessione profonda. A livello neuronale è stato visto come questa pratica vada a disattivare le aree che ci portano a percepirci come un io separato dal resto, facendoci sperimentare sensazioni di profonda unione.

La Mindfulness deve le sue origine allo Yoga e a quella visione dell’uomo come un essere connesso con il tutto. Pratiche di questo genere facilitano il percorso di rielaborazione della propria storia personale, aiutandoci a liberarci, nel corpo e nella mente, di quelle disarmonie e disconnessioni da noi stessi, facilitando la riconnessione con noi stessi e con gli altri.