Dipendenza affettiva, cause e intervento

La dipendenza affettiva è un particolare stato interno dove la persona cerca costantemente sicurezza nelle altre persone o in fattori esterni, senza affidarsi ai propri criteri e risorse interne.

Portata all’eccesso, la dipendenza affettiva può andare a costituire un vero e proprio disturbo dipendente di personalità. Il disturbo si evidenza quando la dipendenza diventa tale da inficiare profondamente il normale corso della vita.

Che cos’è la dipendenza affettiva e da dove nasce

La dipendenza affettiva può manifestarsi con l’insorgenza di diversi vissuti, fra cui:

  • Costante bisogno di stare vicino ad altre persone
  • Insicurezza costante per il futuro
  • Sensazione di non essere abbastanza bravo/a da stare con l’altra persona
  • La paura persistente di perdere l’amore
  • Sentimento costante di colpa se non si presta totale attenzione al proprio partner
  • Accettazione della sofferenza psicologica e fisica, per paura di perdere la relazione
  • Una costante e dominante sensazione di ansia
Dipendenza affettiva

Da dove nasce la dipendenza affettiva

Capire come si sviluppi questa particolare predisposizione interna non è sempre semplice. E’ tuttavia evidente come la dipendenza affettiva sia associata a una scarsa autostima e percezione di autoefficacia. Questa percezione viene in genere costruita nell’arco di una vita, divenendo un’immagine fissa di noi stessi.

Alcuni ritengono che la dipendenza affettiva si sviluppi fin dai primi anni di vita, a seconda di quanto il bambino venga effettivamente amato dalle persone che se ne prendono cura. Questa mancanza di cura e amore porta a vissuti di inadeguatezza e, in generale, a una bassa autostima. Il bambino, che si percepisce spesso inadeguato, sviluppa una minore autonomia e discrezionalità nell’assumersi la responsabilità delle inevitabili scelte della vita.

La dipendenza affettiva si sviluppa anche in relazione a quelle dinamiche fra genitore e bambino dove al bambino non viene permesso di esplorare liberamente e di fare le sue esperienze con sicurezza nel mondo. Se, ad esempio, troppo protetto, il bambino sviluppa una credenza rispetto a se stesso come incapace di far fronte da solo alle difficoltà.

Da adulto, il “dipendente affettivo” ricrea situazioni in cui svolge un ruolo sottomesso, cercando sempre di compiacere gli altri, al fine di mantenere il vincolo della relazione a tutti i costi, evitando così la terrificante prospettiva del rifiuto.

Le dinamiche nella costruzione di una dipendenza affettiva

Un’altra dinamica interna a volte riscontrata è quella della colpa. Provocare la colpa è una strategia spesso inconsapevolmente usata dai genitori, che indebolisce sempre più l’autostima del bambino, facendo si che si percepisca più sbagliato e inadeguato.

L’autostima del bambino, e la sua capacità di stare bene da solo, è costruita attraverso il riflesso della fiducia che i suoi genitori ripongono in lui. I genitori, come ben descritto da John Bowlby nella sua teoria dell’attaccamento umano, devono essere in grado di offrire al bambino una base sicura, che gli permetta di allontanarsi, fare le sue esperienze e tornare poi a ricevere sicurezza ed empatia.

Strategie diverse, che essenzialmente fanno sentire il bambino sbagliato e incapace, semplicemente ledono la percezione di valore intrinseco, che ogni uomo deve possedere per poter vivere serenamente la propria vita. Il bambino impara così un senso di impotenza appresa che, nel tempo, lo porta sempre più a soffrire.

In questo video approfondisco il tema della dipendenza affettiva.

Che cosa comporta il forte senso di dipendenza

In quanto esseri umani, tendiamo a riprodurre ciò che ci è familiare, ciò che abbiamo sperimentato fin dalla prima infanzia. I modelli comportamentali che viviamo nelle prime relazioni della nostra vita lasciano un’impronta profonda su ciascuno di noi. Portandoci, in alcuni casi, a far fatica nel percepire le cose così come sono.

Capita così, con una dipendenza affettiva, di scambiare l’amore con la dipendenza o, peggio, con vere e proprie relazioni tossiche. La bassa autostima porta in questi casi a sottomettersi, rinunciando alla propria dignità, pur di non rivivere quel senso di abbandono, vergogna o inadeguatezza provato fin da piccoli.

Spesso la dipendenza porta ad accettare disprezzo e abuso come qualcosa di normale. Si ha la tendenza a sentirsi attratti da persone che sembrano molto sicure di se stesse, con una personalità dominante, spesso anaffettive. Sfortunatamente, l’emotivamente dipendente non conosce l’amore genuino tra due persone che si rispettano e si scambiano affetto. Ha difficoltà a prendere in mano le redini della propria vita e spera di essere “trovato” un giorno da quella persona speciale che lo renderà felice, ponendo fine a solitudine e angoscia esistenziale. Tipicamente questo non accade, spingendo la persona a vivere anche stati depressivi.

Riconoscere la dipendenza nelle relazioni tossiche

Una delle questioni fondamentali per chi sperimenta questo stile di personalità è quello di riuscire a riconoscere le relazioni malsane che possono portarlo a soffrire.

Alcuni comportamenti sono chiari indicatori di relazioni tossiche e possono gradualmente trasformarsi in una pericolosa dipendenza. Il possesso, la manipolazione, la mancanza di rispetto, la gelosia, l’insicurezza e l’abuso sono tutti chiari indicatori.

Accettare queste situazioni può essere sintomatico della paura di non essere amati e accettati così come si è. Per questo motivo molte persone cadono in situazioni di dominio e sottomissione,  cercando di garantire un’apparente stabilità con affetto e attenzioni, vissute come ambivalenti. Arrivando poi facilmente a sviluppare una dipendenza.

Il segreto è costruire una relazione di coppia che si articoli su presupposti completamente diversi. Ma prima ancora una diversa relazione con se stessi.

Come uscire dalla dipendenza affettiva

La prima questione importante è quella di riuscire a lavorare sulla propria autostima. In questo corso online sull’autostima puoi trovare diverso materiale.

La questione è quella di comprendere quanto ciò che conta non sia tanto ciò che facciamo o diciamo ma ciò che siamo. Fin da bambini veniamo convinti che il nostro valore sia condizionato dai risultati e dai comportamenti. In parte questo può anche essere adeguato in termini educativi, ma non dovrebbe mai valicare quel senso di adeguatezza innato che ciascuno di noi dovrebbe sperimentare a priori.

Possiamo avere degli aspetti, come tutti, da migliorare ma non dovremmo mai permettere a nessuno di maltrattarci o, peggio, di abusare di noi.

Per lavorare sulla propria autostima si può cercare di usare diverse strategie. In alcuni casi può essere utile un percorso di sostengo psicologico o di psicoterapia. Saper amare e stimare noi stessi è la base fondamentale per poter amare e stimare l’altro. Il presupposto per iniziare la ricerca di un partner sano e amorevole.

Alcuni passaggi utili per superare la dipendenza affettiva

Alcuni passaggi utili per superare la dipendenza affettiva hanno soprattuto a che fare con noi stessi. Elenco qui di seguito alcuni punti a mio avviso importanti per lavorare su questo aspetto.

Essere presente a te stesso

Tutti abbiamo un innato bisogno di connetterci con gli altri. Per questo motivo è molto importante sviluppare buone amicizie e relazioni. Per vincere la dipendenza affettiva non ha senso isolarsi dal mondo, immaginare di poter essere pienamente autosufficienti e chiudersi in se stessi. Come ad esempio avviene nel disturbo evitante di personalità.

Proprio perché in relazioni poco ematiche e amorevoli si può aver sviluppato l’incapacità ad ascoltarsi, è importante imparare a badare a se stessi. La dipendenza spesso nasce dall’aver trascurato le proprie esigenze. Un primo passo è quindi quello di tornare a se stessi, ascoltarsi, riconoscere i propri reali bisogni e portarli nella relazione.

Non dare agli altri la responsabilità della tua felicità

Delegare agli altri il potere di decidere per noi è un grosso errore. Noi abbiamo la responsabilità della nostra vita. Riprenderci la responsabilità significa anche riprenderci il potere. Tu hai il potere di decidere chi, cosa e come.

Se ci adattiamo agli altri per essere felici, negando noi stessi, di fatto non stiamo più vivendo la nostra vita. Sii presente a te stesso. In fin dei conti questo si chiama “rispetto di sé”.

Impara ad esprimere te stesso

Forse hai imparato a metterti da parte lasciando che sia l’altro a dire la sua. Tale atteggiamento, nel tempo, può averti portato a chiuderti sempre di più. Inizia di nuovo ad esprimere te stesso, crea, usa l’arte, l’immaginazione, la creazione. Imparare ad esprimere te stesso ti aiuterà a percepire sempre più la tua stessa presenza e la tua influenza nel mondo.

Sviluppa una tua visione indipendente

Cerca di sviluppare una tua visione indipendente, che ti permetta di formarti uno tuo specifico punto di vista sulle cose. Allenati a pensare, a porti delle domande, a cercare di comprendere le cose con il tuo unico e singolare punto di vista.

Troppo spesso permettiamo alla visione altrui di avere la meglio e di decidere per noi. Così facendo ci uniformiamo al mondo esterno, senza sviluppare la nostra unica e particolare singolarità.

Non permettere più a nessuno di ledere la tua dignità

Questa è una questione che dovresti prendere molto sul serio. Ognuno di noi è un essere unico e speciale. Non dovremmo mai permettere agli altri di ledere la nostra dignità e il rispetto di noi stessi. Esamina le tue relazioni, e se hai la percezione di trovarti in questa situazione, prometti a te stesso che non lo accetterai più.

Sviluppa l’autocompassione

Sviluppa autocompassione. Impara a prenderti cura di te stesso. Come diceva il grande Erich Fromm, “l’uomo deve partorire se stesso”. Lascia la posizione del bambino ferito, che continuamente aspetta di poter essere aiutato dai propri genitori. Sii tu il genitore di te stesso. Assumiti la responsabilità della tua vita, puoi farlo, ne hai il potere e l’autorità. In particolare cerca di sviluppare il sentimento dell’autocompassione. La compassione di te stesso.

Non pensare che sia compito degli altri soddisfare i tuoi bisogni

Troppo spesso continuiamo a sperare che siano gli altri a soddisfare i nostri bisogni. In altri casi, addirittura, iniziamo a ritenere che sia una loro responsabilità farlo. In realtà questa modalità di ragionamento non aiuta molto, conducendoci spesso sulla via della frustrazione e della sofferenza. Prendi tu in mano la tua esistenza, liberati dal bisogno che siano gli altri a soddisfare i tuoi bisogni. Cerca di diventare quanto più puoi autonomo nella vita. Su tutti i livelli, economico, affettivo, relazionale. Il primo compito dovrebbe essere quello di stare bene e sentirci appagati grazie al nostro stesso impegno. Se stiamo bene con noi stessi, molto probabilmente riusciremo a trovare le persone con cui stare bene insieme.

Riconosci e liberati dei vecchi modelli di relazione acquisiti fin da bambino

Molto spesso acquisiamo fin da bambini modelli di pensiero e relazione per adattarci ai nostri genitori e ai loro modi di essere. Il problema è che questi modelli diventano per noi automatici e inconsapevoli. Impara a divenire testimone di te stesso. Riconosci i pattern relazionali che metti in atto nelle relazioni della tua vita. Nota le ricorsività, domandati quali di esse ti sono utili e quali no.

Anche se spesso non ce ne rendiamo conto, abbiamo sempre l’occasione e la possibilità di cambiare la nostra vita.

Impara a gestire l’impulsività

Spesso l’impulsività e le emozioni ci impediscono di mantenere una certa lucidità nell’osservare e gestire le situazioni che possiamo incontrare nella vita. Allenati a mantenere una visione chiara delle cose. Gestisci la tua emotività. In questo potrebbero esserti molto utili tecniche di meditazione guidate grazie alle quali divenire sempre più consapevole di di te stesso, di come stai e di cosa effettivamente accade dentro di te.

Costruire la propria in-dipendenza affettiva

Per riuscire a vincere la dipendenza affettiva la questione importante è divenire consapevoli che siamo noi l’unica persona che davvero potrà salvarci nella vita.

Spesso iniziamo ad amare l’altro prima ancora di incontrarlo. Proiettiamo nella persona che incontreremo tutte quelle qualità che vorremmo vedere presenti nella nostra stessa vita. Quando incontriamo poi qualcuno tendiamo a idealizzarlo, non vedendolo per ciò che è. Passando il tempo le differenze fra la nostra immagine ideale e la realtà iniziano a prevalere, ponendoci in una condizione di sofferenza e difficoltà.

Ciò che dovremmo comprendere è che l’altro che vorremmo incontrare siamo noi stessi. Le relazioni sono molto importanti, ma la prima relazione di cui dovremmo imparare a prenderci cura è quella con noi stessi.

Dovremmo imparare a “dipendere da dentro” e sviluppare quindi l’in-dipendenza. Solo riuscendo a prenderci cura di noi stessi davvero, possiamo sviluppare quella solidità e sicurezza che ci aiutano a superare la dipendenza verso l’esterno. La questione è di imparare a ricercare dentro ciò che, usualmente, cerchiamo dentro di noi.

La psicoterapia per uscire dalla dipendenza degli affetti

Nei casi più complicati, dove sentiamo il bisogni di un confronto per riuscire a superare la grande difficoltà affettiva, la psicoterapia può aiutare molto. La psicoterapia può creare una forma di dipendenza, ma essa è finalizzata propria a sviluppare quell’in-dipendenza che, da sola, può liberarci. Una buona psicoterapia non ha l’obbiettivo di tenere legate le persone, ma semmai quello di liberarle.

Grazie ad una fase iniziale di “dipendenza”, l’obiettivo sarà quello di aiutare la persona a costruire una base solida dentro di sé, una base sicura interiorizzata. Questa base diverrà il punto di partenza per nuove conquiste.

Il processo terapeutico ha a che fare con la trasformazione di quei modelli di attaccamento che possiamo aver assimilato e costruito nelle relazioni primarie della nostra vita. Il primo passo per avviare questa trasformazione è la consapevolezza.

La via della meditazione per superare la dipendenza affettiva

Per questo motivo pratiche come la meditazione Mindfulness possono aiutare molto nel percorso di in-dipendenza affettiva. Sia in terapia, ma anche a prescindere da essa, la pratica meditativa può aiutarci molto per accrescere la consapevolezza di quelle emozioni e credenze che ci spingono a rimanere dipendenti.

Meditando, nel tempo, potremo divenire sempre più consapevoli di quegli schemi di pensiero che costantemente ritornano, disattivandoli.

False credenze o vere e proprie “cognizioni negative” verso noi stessi potrebbero inconsapevolmente essere la zavorra che ci impedisce di prendere il volo nella vita. Credere ad esempio di “non essere in grado di farcela con le proprie forze”, o di “non essere abbastanza”, o di “non potercela fare senza l’aiuto di qualcuno”, sono solo alcune delle credenze debilitanti che potremmo aver assimilato fin da piccoli riducendoci in schiavitù.