L’amore in psicoterapia è forse la questione centrale. La psicoterapia è un percorso verso se stessi. Un processo dinamico interattivo grazie al quale discriminare, comprendere e sviluppare le diverse parti di sé, all’interno di una relazione empatica e partecipata. Dove l’esperienza primaria è quella di essere ascoltati, accolti, capiti, tenuti a mente dall’altro, semplicemente amati.

L’amore, massima espressione di una matura intelligenza emotiva, è l’elemento fondamentale di questo processo. Amore che si manifesta nelle sue tante e diverse declinazioni.
L’amore del paziente verso se stesso, che decide ad un certo punto della vita di prendere seriamente in carico la propria esistenza, superando così la vergogna, il senso di inadeguatezza, la paura di essere giudicati o semplicemente non capiti. Del terapeuta verso il proprio lavoro, che sceglie di seguire un lungo percorso formativo per svolgere una professione di relazione in cui mettersi al servizio dell’altro. In cui scontrarsi ogni giorno con i propri limiti umani per cercare di migliorarsi e assolvere al suo delicato e importante compito.
L’amore che si palesa nelle infinite microinterazioni che si svolgono nella relazione terapeutica, nel setting terapeutico stesso. Negli infiniti cicli di “incontro, rottura e riappacificazione”. L’amore permea tutto il percorso ed è la forza fondamentale del processo di guarigione.
Le relazioni sono ciò che ci permette di crescere felici o di ammalarci, ciò che costruisce il tessuto della nostra mente. Noi siamo esseri relazionali e l’amore che sperimentiamo o meno nelle relazioni è ciò che ci permette maggiormente di stare bene o male.
L’amore nella crescita della persona
Oggi sappiamo quanto l’amore, in generale, possa essere considerato la base per una crescita sana dell’uomo. Uno dei grandi riferimenti in ambito psicoterapeutico che ha portato l’attenzione su questo tema è stato John Bowlby, il padre degli studi sull’attaccamento umano.
Grazie al suo lavoro sappiamo quanto una relazione accudente, in cui l’amore si palesi in una presenza consapevole e rispettosa del genitore, possa incidere profondamente sullo sviluppo del bambino. Definendo le traiettorie di crescita che esso avrà nel corso della vita.
Nel suo libro “Child care and the growth of love” Bowlby indica chiaramente quanto la relazione di attaccamento fra madre e bambino permetta ad esso di interiorizzare sempre più una “base sicura” da poter poi usare nella vita per esplorare il mondo con serenità.
Incontrando l’amore nella relazione cresce la nostra capacità di amare, di essere presenti, di affrontare con serenità, lucidità e compassionevole presenza verso noi stessi e gli altri i tanti eventi della vita.
Prendersi cura di se stessi
Ovviamente tale relazione dipenderà primariamente dalla madre. Il bambino ha un’influenza importante ma il ruolo della madre è centrale. La relazione sarà il frutto dell’interazione fra i due ma la madre ha la possibilità, e in realtà il dovere, di fare la differenza. Ovviamente ciò sarà possibile se essa, per prima, avrà avuto la fortuna di assimilare modelli operativi impregnati “d’amore” o se avrà avuto la forza e la lungimiranza di intraprendere un percorso su se stessa per andare a modificare quelle parti di sé dolenti a causa di sofferenza e traumi del passato.
Allo stesso modo in psicoterapia si presenta la stessa questione. La psicoterapia è frutto dell’interazione diadica fra due persone. Persone che portano in terapia se stesse, la propria storia, la propria esperienza, la propria vita. Il terapeuta è chiaramente chiamato ad un ruolo centrale, è il riferimento, colui a cui si chiede aiuto. Il suo impegno e il suo impatto sulla relazione dovrà avere necessariamente un ruolo fondamentale.
L’amore in psicoterapia
Come Bowlby ha evidenziato nei suoi studi, genitori che hanno sviluppato un certo stile di attaccamento tenderanno poi a riproporlo nella relazione con i figli, i quali a loro volta replicheranno il modello.
Lo stesso vale in terapia. Ed è il motivo per cui la questione dell’amore è vitale sopratutto per il terapeuta. Per poter aiutare l’altro è necessario che il terapeuta abbia imparato ad amare se stesso, a prendersi cura di sé. È necessario che abbia intrapreso e percorso un cammino di crescita personale che, nelle sue diverse tappe, lo abbia portato a superare il legami del passato per arrivare ad essere una persona sufficientemente integra e integrata, in grado di mostrare la via di quello stesso amore per se stessi all’altro.
Un altro grande psicoterapeuta che si è interessato in profondità al tema dell’amore è stato di certo Erich Fromm. Nel suo bel libro “l’arte di amare” Fromm descrive l’amore nelle sue tante facce, spiegando come l’amore possa essere un intento, una vocazione, addirittura un atto di fede. L’arte di amare è come l’arte del pittore. Per realizzare il proprio capolavoro l’artista non potrà aspettare di trovare il soggetto perfetto, dovrà applicarsi giorno per giorno per sviluppare quella capacità che gli permetterà di farlo.
L’amore è così un apprendimento, un’esperienza, un intento che possiamo scegliere di sviluppare ogni giorno. È la scelta consapevole di prenderci cura di noi stessi e degli altri. È credere nell’amore stesso.
Nel suo bel libro “Why Love matters” Sue Gerhardt, una psicoanalista inglese descrive come azioni impregnate d’amore da parte dei genitori vadano letteralmente a trasformare il cervello dei bambini. Causando danni anche gravi là dove l’amore evidentemente non c’è.
L’evoluzione del potere d’amare
Chiaramente da bambini siamo completamente impotenti, o quasi, di fronte alle diverse situazioni che possiamo incontrare. Semplicemente viviamo sperimentando ciò che la vita ha da offrirci. Se non siamo fortunati possiamo anche essere esposti a situazioni di “scarso amore” che giorno dopo giorno innescano un meccanismo di “impotenza appresa“. Impariamo che non possiamo fare la differenza nella nostra vita per essere felici.
Crescendo questo cambia. Spesso il senso di impotenza appresa rimane e proprio questa difficoltà ci impedisce di vedere le infinite alternative che possiamo mettere in atto per tornare a noi stessi. Ma da adulti, in realtà, abbiamo molto più potere, semplicemente quello di poter scegliere le diverse situazioni della vita e, quando questo non è possibile, come poter reagire ad esse.
Compito della psicoterapia diviene allora proprio quello di aiutare la persona ad uscire dagli apprendimenti cognitivi, emotivi, sensoriali del passato, aiutandola a sperimentare nuovi percorsi, nuove possibilità. Nuove esperienze d’amore.